L'intento del lavoro qui presentato è quello di “mettere in dialogo” due autori molto distanti, sia da un punto di vista storico, sia da un punto di vista terminologico. Nonostante queste evidenti differenze è possibile notare alcune affinità teoretiche tra i due e ancor prima tra il pensiero sistemico e la filosofia di Spinoza. Innanzitutto sia Luhmann che Spinoza propongono di riconsiderare il modo in cui è tradizionalmente concepita la natura dell'unità individuale, ovvero del soggetto. Nel caso di Luhmann si tratta dunque di affrontare il concetto di sistema autopoietico. Lungi dall'essere definibile in termini sostanziali, materiali o ontologici, un sistema autopoietico è piuttosto da intendere come un'attività dinamica o come un'unità operativa che si distingue all'interno dell'unica realtà esistente a causa di un suo impulso caratteristico. La realtà dell'unità individuale non è dunque né una realtà a sé, indipendente e autarchica, né una realtà perfettamente inserita nella totalità di cui fa parte. Questa condizione ha naturalmente un risvolto epistemologico decisivo. Un sistema infatti, per il solo fatto di esistere, comporta necessariamente l'esistenza di un ambiente specifico, conosciuto attraverso la distinzione operativa che lo fa essere tale. Prendendo in considerazione Spinoza si tratta invece di considerare la natura dell'esistenza modale. Anche in questo caso, che si consideri un corpo o una mente, è il conatus ciò che determina l'esistenza del modo, che dunque è definibile come un impulso interno all'attributo piuttosto che come una sostanza a sé. Il modo è una configurazione particolare della realtà che, allo stesso tempo, ne fa parte e se ne distingue. Come per Luhmann, questa concezione dell'unità individuale implica una teoria della conoscenza prospettivista e costruttivista, che esclude dunque la possibilità di conoscere una supposta realtà oggettiva, indipendente da chi la osserva. I primi due capitoli saranno dunque dedicati a mostrare quello che si potrebbe riassumere come un “pensiero della parte”, che si propone di definire il modo in cui ogni parte del mondo esiste e conosce. Nel primo capitolo verrà esposto il pensiero di Luhmann a proposito, mentre il secondo sarà dedicato al pensiero di Spinoza. Nel terzo capitolo si procederà delineando il panorama concettuale all'interno del quale sia Spinoza che Luhmann, nonostante le differenze, si pongono in modo critico. Dopo un breve riassunto che mira a individuare nella scoperta dell'infinità o della complessità del reale la caratteristica fondamentale e decisiva della modernità, si mostrerà come i due autori si pongano rispetto ai problemi derivati da questa scoperta. In questo modo sarà possibile inquadrare le precedenti affermazioni, sottolineando come l'intento comune dei due sia quello di descrivere la realtà rinunciando a qualsiasi forma di dualismo ontologico e a qualsiasi descrizione che comporti una gerarchizzazione delle parti. Inoltre si sottolineerà come entrambi rinuncino a definire in modo oggettivo e assoluto la totalità di cui ogni parte è una differenza interna, accettando però l'esistenza necessaria di questa totalità e dunque la paradossalità del reale. Si potrebbe dire che mentre i primi capitoli riguardano la natura dell'unità individuale, il terzo prende in esame la natura della totalità all'interno della quale ogni unità si costituisce. Infine, per concludere, verranno brevemente elencati alcuni possibili sviluppi del lavoro svolto.
Luhmann e Spinoza in dialogo. Realtà, conoscenza, etica.
PETRUZZELLI, DAVIDE
2019/2020
Abstract
L'intento del lavoro qui presentato è quello di “mettere in dialogo” due autori molto distanti, sia da un punto di vista storico, sia da un punto di vista terminologico. Nonostante queste evidenti differenze è possibile notare alcune affinità teoretiche tra i due e ancor prima tra il pensiero sistemico e la filosofia di Spinoza. Innanzitutto sia Luhmann che Spinoza propongono di riconsiderare il modo in cui è tradizionalmente concepita la natura dell'unità individuale, ovvero del soggetto. Nel caso di Luhmann si tratta dunque di affrontare il concetto di sistema autopoietico. Lungi dall'essere definibile in termini sostanziali, materiali o ontologici, un sistema autopoietico è piuttosto da intendere come un'attività dinamica o come un'unità operativa che si distingue all'interno dell'unica realtà esistente a causa di un suo impulso caratteristico. La realtà dell'unità individuale non è dunque né una realtà a sé, indipendente e autarchica, né una realtà perfettamente inserita nella totalità di cui fa parte. Questa condizione ha naturalmente un risvolto epistemologico decisivo. Un sistema infatti, per il solo fatto di esistere, comporta necessariamente l'esistenza di un ambiente specifico, conosciuto attraverso la distinzione operativa che lo fa essere tale. Prendendo in considerazione Spinoza si tratta invece di considerare la natura dell'esistenza modale. Anche in questo caso, che si consideri un corpo o una mente, è il conatus ciò che determina l'esistenza del modo, che dunque è definibile come un impulso interno all'attributo piuttosto che come una sostanza a sé. Il modo è una configurazione particolare della realtà che, allo stesso tempo, ne fa parte e se ne distingue. Come per Luhmann, questa concezione dell'unità individuale implica una teoria della conoscenza prospettivista e costruttivista, che esclude dunque la possibilità di conoscere una supposta realtà oggettiva, indipendente da chi la osserva. I primi due capitoli saranno dunque dedicati a mostrare quello che si potrebbe riassumere come un “pensiero della parte”, che si propone di definire il modo in cui ogni parte del mondo esiste e conosce. Nel primo capitolo verrà esposto il pensiero di Luhmann a proposito, mentre il secondo sarà dedicato al pensiero di Spinoza. Nel terzo capitolo si procederà delineando il panorama concettuale all'interno del quale sia Spinoza che Luhmann, nonostante le differenze, si pongono in modo critico. Dopo un breve riassunto che mira a individuare nella scoperta dell'infinità o della complessità del reale la caratteristica fondamentale e decisiva della modernità, si mostrerà come i due autori si pongano rispetto ai problemi derivati da questa scoperta. In questo modo sarà possibile inquadrare le precedenti affermazioni, sottolineando come l'intento comune dei due sia quello di descrivere la realtà rinunciando a qualsiasi forma di dualismo ontologico e a qualsiasi descrizione che comporti una gerarchizzazione delle parti. Inoltre si sottolineerà come entrambi rinuncino a definire in modo oggettivo e assoluto la totalità di cui ogni parte è una differenza interna, accettando però l'esistenza necessaria di questa totalità e dunque la paradossalità del reale. Si potrebbe dire che mentre i primi capitoli riguardano la natura dell'unità individuale, il terzo prende in esame la natura della totalità all'interno della quale ogni unità si costituisce. Infine, per concludere, verranno brevemente elencati alcuni possibili sviluppi del lavoro svolto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/29175