False myths have changed names and uses over the years, but the spread of false information is a problem that has existed since the time of Adam and Eve and that is bound to persist in modern times and in future. In the last few years, the issue of Fake News has attracted a lot of interest in society because, with the advancement of technology, everyone has become an easy target for those people who drop the so called bombshells in order to get more views or for personal purposes. This kind of messages is very useful to attract the attention of the most inexperienced and naivepeople. Therefore, young people fall very easily into the trap of the writer who also divulges misleading information in order to get more views and money. Those who read articles or watch videos in the Internet are not always aware of the publisher’s identity and of the sources of his/her statements; moreover, if the user is young, his/her biopsychic features and the social influence on his/her must be considered. In order to analyze the spread of some of the most popular false myths, I made a survey to 204 young people between the ages of 18 and 25 asking them to say whether the statement mentioned in the question was true or false. My research showed that several false myths are widespread. Therefore, it was necessary to demonstrate that they are not based on scientific theories, but on the contrary they are merely the result of popular belief and social influence. The social worker operates in an environment where there is often a lack of information. He/she has to deal with many people who do not have the necessary background knowledge to fully understand the consequences of drugs use. For this reason, the social worker must be as open as possible to new ideas, new initiatives and innovative projects in order to try to convey some important concepts about drugs use. The figure of the social worker has the task of 'staying', of constantly facing the difficulties of the people entrusted him/her and of attempting to understandtogether with them a possible approach to the problem.
I falsi miti hanno cambiato nome e modalità d’utilizzo nell’arco di tantissimi anni, ma la diffusione di informazioni false è un problema che è partito da Adamo ed Eva, è arrivato fino all’età contemporanea ed esisterà per sempre. Negli ultimi anni il tema delle fake news ha suscitato molto interesse nella società, poiché con l’avanzamento delle tecnologie ogni persona è diventata un facile bersaglio di chi per alcune visualizzazioni o per scopi personali diffonde notizie definite ‘bomba’. Questo tipo di notizie è molto utile per attirare l’attenzione delle persone più inesperte e più impulsive: i giovani cadono perciò molto facilmente nella trappola dello scrittore, il quale pubblica anche false informazioni pur di ricevere più visualizzazioni e più incassi. Chi si trova a leggere articoli o guardare video sul web non può sempre sapere chi è il pubblicatore e quali siano le basi con cui afferma certe frasi; se il visitatore è un giovane bisogna tenere conto anche delle caratteristiche biopsichiche degli adolescenti e dell’influenza sociale che esercita grande pressione sugli individui. Per analizzare la diffusione di alcuni tra i falsi miti più conosciuti ho proposto un sondaggio a 204 giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, chiedendo di dire se l’affermazione scritta nella domanda fosse vera o falsa. Dalla mia ricerca è emerso che diversi falsi miti sono largamente diffusi, dunque è risultato necessario dimostrare che non sono basati su delle teorie scientifiche, ma sono il frutto di credenze popolari e influenza sociale. L’educatore professionale agisce in un ambiente spesso privo di informazione, dovendosi rapportare con una grande quantità di persone che non hanno le basi necessarie per conoscere a fondo le conseguenze dell’uso di sostanze. L’educatore deve essere il più aperto possibile a nuove idee, nuove iniziative e progetti innovativi per cercare di tramandare alcuni concetti chiave sul consumo di sostanze. Alla figura dell’educatore viene dato il compito di ‘stare’, di vivere costantemente con le difficoltà degli utenti affidati e di imparare a comprendere insieme a loro un possibile approccio alla problematica.
Consumo giovanile di sostanze: l'educatore nel confronto con i falsi miti
FERRARA, SIMONE
2020/2021
Abstract
I falsi miti hanno cambiato nome e modalità d’utilizzo nell’arco di tantissimi anni, ma la diffusione di informazioni false è un problema che è partito da Adamo ed Eva, è arrivato fino all’età contemporanea ed esisterà per sempre. Negli ultimi anni il tema delle fake news ha suscitato molto interesse nella società, poiché con l’avanzamento delle tecnologie ogni persona è diventata un facile bersaglio di chi per alcune visualizzazioni o per scopi personali diffonde notizie definite ‘bomba’. Questo tipo di notizie è molto utile per attirare l’attenzione delle persone più inesperte e più impulsive: i giovani cadono perciò molto facilmente nella trappola dello scrittore, il quale pubblica anche false informazioni pur di ricevere più visualizzazioni e più incassi. Chi si trova a leggere articoli o guardare video sul web non può sempre sapere chi è il pubblicatore e quali siano le basi con cui afferma certe frasi; se il visitatore è un giovane bisogna tenere conto anche delle caratteristiche biopsichiche degli adolescenti e dell’influenza sociale che esercita grande pressione sugli individui. Per analizzare la diffusione di alcuni tra i falsi miti più conosciuti ho proposto un sondaggio a 204 giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, chiedendo di dire se l’affermazione scritta nella domanda fosse vera o falsa. Dalla mia ricerca è emerso che diversi falsi miti sono largamente diffusi, dunque è risultato necessario dimostrare che non sono basati su delle teorie scientifiche, ma sono il frutto di credenze popolari e influenza sociale. L’educatore professionale agisce in un ambiente spesso privo di informazione, dovendosi rapportare con una grande quantità di persone che non hanno le basi necessarie per conoscere a fondo le conseguenze dell’uso di sostanze. L’educatore deve essere il più aperto possibile a nuove idee, nuove iniziative e progetti innovativi per cercare di tramandare alcuni concetti chiave sul consumo di sostanze. Alla figura dell’educatore viene dato il compito di ‘stare’, di vivere costantemente con le difficoltà degli utenti affidati e di imparare a comprendere insieme a loro un possibile approccio alla problematica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/2917