Oggetto della mia tesi è l’analisi di Antonello da Messina attraverso la critica artistica, la storia conservativa e la storia espositiva della prima metà del Novecento, precisamente dal 1903 al 1953. Dopo aver messo a fuoco la figura di Antonello da un punto di vista biografico e stilistico, si è proceduto prima di tutto raccogliendo le principali interpretazioni sull’artista in questi cinquant’anni. Attraverso le figure di Lionello e Adolfo Venturi, Roberto Longhi ed altri sono state infatti tracciate le profonde differenze interpretative dell’artista, individuando però un vero e proprio leitmotiv ricorrente in tutti gli autori: quello della semplificazione geometrica. Si è poi cercato di applicare queste diverse chiavi di lettura a casi specifici: sia ad opere ancor oggi di paternità certa, sia a dipinti all’epoca attribuiti al messinese e non più considerabili parte della sua opera. In questa sezione emerge, anche per l’importanza sul nostro territorio, il caso del “Ritratto Trivulzio” e del “Ritratto Gualino”. È stata poi ricostruita la storia conservativa dell’artista, andando prima di tutto a delineare i profili dei principali protagonisti impegnati attivamente in questo periodo nella conservazione delle opere di Antonello (come l’ultimo grande restauratore amatoriale Luigi Cavenaghi e Mauro Pellicioli, impegnato all’interno dell’Istituto Centrale del Restauro di Cesare Brandi). Ripercorsi i casi di restauro più rappresentativi che mostrano il ruolo primario di Antonello all’interno della teorizzazione del restauro moderno, sono poi emerse alcune perplessità che la storia dell’arte porta ancora con sé sull’argomento, che saranno chiarite o addirittura corrette. Infine si è voluto riflettere su quale potesse essere stato l’impatto della critica contemporanea nel restauro: il caso dell’intervento di Cavenaghi del 1914 sul Polittico di San Gregorio è esemplificativo al riguardo. Si è concluso andando a tracciare la storia espositiva dell’artista, verificando come le mostre allestite in questi cinquant’anni si inserissimo all’interno del dibattito museografico internazionale e tentando di riflettere su come la critica antonelliana possa aver influito sulla selezione delle opere da esporre.
Antonello da Messina: cinquant’anni di critica artistica e storia del restauro (1903-1953)
BEATRICE, GRETA
2019/2020
Abstract
Oggetto della mia tesi è l’analisi di Antonello da Messina attraverso la critica artistica, la storia conservativa e la storia espositiva della prima metà del Novecento, precisamente dal 1903 al 1953. Dopo aver messo a fuoco la figura di Antonello da un punto di vista biografico e stilistico, si è proceduto prima di tutto raccogliendo le principali interpretazioni sull’artista in questi cinquant’anni. Attraverso le figure di Lionello e Adolfo Venturi, Roberto Longhi ed altri sono state infatti tracciate le profonde differenze interpretative dell’artista, individuando però un vero e proprio leitmotiv ricorrente in tutti gli autori: quello della semplificazione geometrica. Si è poi cercato di applicare queste diverse chiavi di lettura a casi specifici: sia ad opere ancor oggi di paternità certa, sia a dipinti all’epoca attribuiti al messinese e non più considerabili parte della sua opera. In questa sezione emerge, anche per l’importanza sul nostro territorio, il caso del “Ritratto Trivulzio” e del “Ritratto Gualino”. È stata poi ricostruita la storia conservativa dell’artista, andando prima di tutto a delineare i profili dei principali protagonisti impegnati attivamente in questo periodo nella conservazione delle opere di Antonello (come l’ultimo grande restauratore amatoriale Luigi Cavenaghi e Mauro Pellicioli, impegnato all’interno dell’Istituto Centrale del Restauro di Cesare Brandi). Ripercorsi i casi di restauro più rappresentativi che mostrano il ruolo primario di Antonello all’interno della teorizzazione del restauro moderno, sono poi emerse alcune perplessità che la storia dell’arte porta ancora con sé sull’argomento, che saranno chiarite o addirittura corrette. Infine si è voluto riflettere su quale potesse essere stato l’impatto della critica contemporanea nel restauro: il caso dell’intervento di Cavenaghi del 1914 sul Polittico di San Gregorio è esemplificativo al riguardo. Si è concluso andando a tracciare la storia espositiva dell’artista, verificando come le mostre allestite in questi cinquant’anni si inserissimo all’interno del dibattito museografico internazionale e tentando di riflettere su come la critica antonelliana possa aver influito sulla selezione delle opere da esporre.File | Dimensione | Formato | |
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