dopo un excursus storico, volto ad illustrare l’evoluzione e i mutamenti che hanno interessato questo istituto fino alla sua ultima ed attuale costituzione, passerò all’analisi comparativa vera e propria. Nello specifico, intendo sottolineare le principali differenze che sussistono tra il modello italiano e quello giapponese, partendo ab origines. Un primo elemento che balza subito all’occhio è la forte incidenza che componenti culturali, così differenti fra i due paesi, hanno sul risultato finale, anche da un punto di vista normativo rispetto all’adozione della mediazione. Vedremo, infatti, come in Giappone la strada verso la mediazione risulti più agile ed il suo effettivo utilizzo risulti molto più fluido rispetto a quella che è invece l’esperienza europea. Questa prima differenza risiede principalmente nella forma mentis giapponese, molto più orientata al raggiungimento di un preciso e concreto obiettivo, obiettivo che in questo caso si concretizza nel raggiungimento di un accordo. Viceversa, in Italia, vedremo come la mediazione venga utilizzata in maniera meno agile e spontanea, anche perché meno conosciuta. Anche sotto il profilo meramente procedurale le differenze tra i due ordinamenti rendono profondamente diverse tanto l’applicazione quanto l’efficacia dell’istituto. Nel corso di questo elaborato, infatti, saranno messi a confronto i punti salienti delle normative in materia di mediazione nei due diversi Paesi. Partendo da una retrospettiva storica italiana, affrontata nel primo capitolo, verranno sottolineati i mutamenti che hanno investito tale istituto dalle origini più antiche fino ad arrivare ai giorni nostri, alla normativa attuale, le cui caratteristiche saranno analizzate nel dettaglio nel corso del secondo capitolo: si vedrà quale posizione assuma ad oggi il nostro legislatore, esponendone da un lato le criticità, dall’altro i punti di forza. Delineato a questo punto il modello di mediazione italiano ed acquisito un quadro d’insieme relativo alla normativa vigente, è possibile, nel terzo capitolo, affrontare l’analisi del modello giapponese, illustrando in primo luogo la prospettiva culturale di questo Paese, che nel corso degli anni ha profondamente influenzato e plasmato quella che è l’attuale struttura dell’istituto. Successivamente, avendo analizzato anche per il modello di mediazione giapponese le normative e gli aspetti procedurali, è possibile, avendo a disposizione tutti gli strumenti, operare una vera e propria comparazione, che meglio si articola nel corso del quarto ed ultimo capitolo. In particolare, la mia indagine si sofferma su quelli che si sono rivelati essere i dati più significativi per operare il confronto: le scelte normative dei legislatori con le rispettive ricadute sul piano operativo dell’istituto e i dati statistici relativi alla giustizia civile nei due ordinamenti. L’elaborato si conclude con le considerazioni finali dettate dal risultato della comparazione e da una riflessione di carattere personale sull’argomento
Confronto sulla mediazione civile e commerciale tra l’ordinamento giuridico italiano e quello giapponese
CLAPS, EDOARDO
2019/2020
Abstract
dopo un excursus storico, volto ad illustrare l’evoluzione e i mutamenti che hanno interessato questo istituto fino alla sua ultima ed attuale costituzione, passerò all’analisi comparativa vera e propria. Nello specifico, intendo sottolineare le principali differenze che sussistono tra il modello italiano e quello giapponese, partendo ab origines. Un primo elemento che balza subito all’occhio è la forte incidenza che componenti culturali, così differenti fra i due paesi, hanno sul risultato finale, anche da un punto di vista normativo rispetto all’adozione della mediazione. Vedremo, infatti, come in Giappone la strada verso la mediazione risulti più agile ed il suo effettivo utilizzo risulti molto più fluido rispetto a quella che è invece l’esperienza europea. Questa prima differenza risiede principalmente nella forma mentis giapponese, molto più orientata al raggiungimento di un preciso e concreto obiettivo, obiettivo che in questo caso si concretizza nel raggiungimento di un accordo. Viceversa, in Italia, vedremo come la mediazione venga utilizzata in maniera meno agile e spontanea, anche perché meno conosciuta. Anche sotto il profilo meramente procedurale le differenze tra i due ordinamenti rendono profondamente diverse tanto l’applicazione quanto l’efficacia dell’istituto. Nel corso di questo elaborato, infatti, saranno messi a confronto i punti salienti delle normative in materia di mediazione nei due diversi Paesi. Partendo da una retrospettiva storica italiana, affrontata nel primo capitolo, verranno sottolineati i mutamenti che hanno investito tale istituto dalle origini più antiche fino ad arrivare ai giorni nostri, alla normativa attuale, le cui caratteristiche saranno analizzate nel dettaglio nel corso del secondo capitolo: si vedrà quale posizione assuma ad oggi il nostro legislatore, esponendone da un lato le criticità, dall’altro i punti di forza. Delineato a questo punto il modello di mediazione italiano ed acquisito un quadro d’insieme relativo alla normativa vigente, è possibile, nel terzo capitolo, affrontare l’analisi del modello giapponese, illustrando in primo luogo la prospettiva culturale di questo Paese, che nel corso degli anni ha profondamente influenzato e plasmato quella che è l’attuale struttura dell’istituto. Successivamente, avendo analizzato anche per il modello di mediazione giapponese le normative e gli aspetti procedurali, è possibile, avendo a disposizione tutti gli strumenti, operare una vera e propria comparazione, che meglio si articola nel corso del quarto ed ultimo capitolo. In particolare, la mia indagine si sofferma su quelli che si sono rivelati essere i dati più significativi per operare il confronto: le scelte normative dei legislatori con le rispettive ricadute sul piano operativo dell’istituto e i dati statistici relativi alla giustizia civile nei due ordinamenti. L’elaborato si conclude con le considerazioni finali dettate dal risultato della comparazione e da una riflessione di carattere personale sull’argomentoFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/29075