Introduction: Anonymous childbirth or secret childbirth means the possibility that Italian women have by law to give birth in a hospital in complete confidentiality, without appearing on the newborn's documents. It allows pregnant women to receive full assistance and at the same time leave the baby in a safe place, allowing them to start the adoption process as soon as possible. This is a phenomenon that has been in sharp decline since the early 2000s in Italy and Piedmont. This study investigates on one hand the level of awareness among health professionals regarding various fundamental information for the correct management of women who decide not to recognize the child after birth, and on the other hand their personal and ethical ideas on the topic. The aim is to assess the degree of knowledge of hospital and non-hospital healthcare personnel on the subject and the possible need for specific training as part of a broader awareness campaign. Material and methods: The study was carried out through the creation of an online survey propagated between December 2023 and April 2024. The population included in the study consisted in gynecologists, midwives, pediatricians, pediatric nurses and general practitioners from the Piedmontese reality. The survey was divided into three sections: the first collected demograhic information, including role and professional experience, the second was formed by questions on knowledge on secret childbirth, the third consisted of Likert-scale statements that investigated the beliefs and moral ideas of healthcare personnel. Results: The study involved 73 health professionals and showed that knowledge about anonymous childbirth reaches a barely sufficient level among the interview sample. The average percentage of correct answers is 59.5% and there are no statistically significant differences between any of the groups compared (subdivided by gender, professional category, size of the hospital, experience of childbirth in anonymity, number of years of work, age). Regarding the statements on moral ideas, there is a good sensitivity on the topic: strong opinions against giving birth anonymously and negative judgments on the choice of the mother are rather rare. Conclusions: The study showed a lack of knowledge on the issue of secret childbirth, but not the presence of strong opposition to the existence of this legal right of Italian women. It is clear that a cycle of training would allow the Piedmontese healthcare providers to improve their knowledge on the subject, to increase understanding and empathy towards women who choose not to recognize their child, and to transform into an outpost that protects the right to anonymity.

Introduzione: Per parto in anonimato o parto segreto si intende la possibilità che le donne italiane hanno per legge di partorire all’interno di un ospedale in totale riservatezza, senza figurare quindi sui documenti del neonato. Consente alle partorienti di ricevere piena assistenza e lasciare al tempo stesso il neonato in un luogo sicuro, permettendogli di iniziare al più presto l’iter per l’adozione. Si tratta di un fenomeno che dai primi anni Duemila è in netta riduzione sul territorio italiano e piemontese. Questo studio indaga da un lato il livello di conoscenza dei professionisti della salute riguardanti varie informazioni fondamentali per la corretta gestione delle donne che decidono di non riconoscere il figlio dopo il parto, e dall’altro le idee personali ed etiche sulla materia. L’obiettivo è valutare il grado di conoscenza del personale sanitario ospedaliero ed extraospedaliero sul tema e l’eventuale necessità di formazione specifica all’interno di una campagna di sensibilizzazione. Materiale e metodi: Lo studio è stato svolto tramite la realizzazione di una survey diffusa online tra dicembre 2023 ed aprile 2024. La popolazione inclusa nello studio comprendeva ginecologi ospedalieri e consultoriali, ostetriche, pediatri, infermieri pediatrici e medici di medicina generale della realtà piemontese. La survey si divideva in tre sezioni: la prima includeva informazioni anagrafiche, sul ruolo e sull’esperienza professionale, la seconda domande sulle conoscenze sul tema del parto segreto, la terza affermazioni su scala Likert che indagavano le credenze e idee morali del personale sanitario. Risultati: Lo studio ha coinvolto 73 professionisti sanitari ed ha dimostrato che le conoscenze sul parto in anonimato raggiungono una sufficienza stentata nel campione intervistato. La media di risposte corrette è del 59,5% e non sono presenti differenze statisticamente significative tra nessuno dei gruppi confrontati (suddivisi per genere, categoria professionale, struttura ospedaliera di primo o secondo livello, esperienza di parto in anonimato, numero di anni da lavoro, età). Per quanto riguarda le affermazioni sulle idee morali, si evidenzia una buona sensibilità sul tema: le forti opinioni contrarie al parto in anonimato o di giudizio nei confronti della scelta della partoriente sono piuttosto rare. Conclusioni: Lo studio svolto ha dimostrato una scarsa conoscenza sul parto segreto, ma non la presenza di forte contrarietà verso l’esistenza di questo diritto di ogni donna. È evidente che un ciclo di formazioni permetterebbe alla realtà sanitaria piemontese di migliorare le conoscenze dei propri operatori sul tema, di aumentare la comprensione e l’empatia nei confronti delle donne che scelgono di non riconoscere, e di trasformarsi in un avamposto che protegga il diritto all’anonimato.

Il parto in anonimato: dalla legislazione italiana all'applicazione nella realtà piemontese.

MARCHIÒ, ADELAIDE
2023/2024

Abstract

Introduzione: Per parto in anonimato o parto segreto si intende la possibilità che le donne italiane hanno per legge di partorire all’interno di un ospedale in totale riservatezza, senza figurare quindi sui documenti del neonato. Consente alle partorienti di ricevere piena assistenza e lasciare al tempo stesso il neonato in un luogo sicuro, permettendogli di iniziare al più presto l’iter per l’adozione. Si tratta di un fenomeno che dai primi anni Duemila è in netta riduzione sul territorio italiano e piemontese. Questo studio indaga da un lato il livello di conoscenza dei professionisti della salute riguardanti varie informazioni fondamentali per la corretta gestione delle donne che decidono di non riconoscere il figlio dopo il parto, e dall’altro le idee personali ed etiche sulla materia. L’obiettivo è valutare il grado di conoscenza del personale sanitario ospedaliero ed extraospedaliero sul tema e l’eventuale necessità di formazione specifica all’interno di una campagna di sensibilizzazione. Materiale e metodi: Lo studio è stato svolto tramite la realizzazione di una survey diffusa online tra dicembre 2023 ed aprile 2024. La popolazione inclusa nello studio comprendeva ginecologi ospedalieri e consultoriali, ostetriche, pediatri, infermieri pediatrici e medici di medicina generale della realtà piemontese. La survey si divideva in tre sezioni: la prima includeva informazioni anagrafiche, sul ruolo e sull’esperienza professionale, la seconda domande sulle conoscenze sul tema del parto segreto, la terza affermazioni su scala Likert che indagavano le credenze e idee morali del personale sanitario. Risultati: Lo studio ha coinvolto 73 professionisti sanitari ed ha dimostrato che le conoscenze sul parto in anonimato raggiungono una sufficienza stentata nel campione intervistato. La media di risposte corrette è del 59,5% e non sono presenti differenze statisticamente significative tra nessuno dei gruppi confrontati (suddivisi per genere, categoria professionale, struttura ospedaliera di primo o secondo livello, esperienza di parto in anonimato, numero di anni da lavoro, età). Per quanto riguarda le affermazioni sulle idee morali, si evidenzia una buona sensibilità sul tema: le forti opinioni contrarie al parto in anonimato o di giudizio nei confronti della scelta della partoriente sono piuttosto rare. Conclusioni: Lo studio svolto ha dimostrato una scarsa conoscenza sul parto segreto, ma non la presenza di forte contrarietà verso l’esistenza di questo diritto di ogni donna. È evidente che un ciclo di formazioni permetterebbe alla realtà sanitaria piemontese di migliorare le conoscenze dei propri operatori sul tema, di aumentare la comprensione e l’empatia nei confronti delle donne che scelgono di non riconoscere, e di trasformarsi in un avamposto che protegga il diritto all’anonimato.
Anonymous birth: from the Italian legislation to the implementation in the Piedmontese scenario.
Introduction: Anonymous childbirth or secret childbirth means the possibility that Italian women have by law to give birth in a hospital in complete confidentiality, without appearing on the newborn's documents. It allows pregnant women to receive full assistance and at the same time leave the baby in a safe place, allowing them to start the adoption process as soon as possible. This is a phenomenon that has been in sharp decline since the early 2000s in Italy and Piedmont. This study investigates on one hand the level of awareness among health professionals regarding various fundamental information for the correct management of women who decide not to recognize the child after birth, and on the other hand their personal and ethical ideas on the topic. The aim is to assess the degree of knowledge of hospital and non-hospital healthcare personnel on the subject and the possible need for specific training as part of a broader awareness campaign. Material and methods: The study was carried out through the creation of an online survey propagated between December 2023 and April 2024. The population included in the study consisted in gynecologists, midwives, pediatricians, pediatric nurses and general practitioners from the Piedmontese reality. The survey was divided into three sections: the first collected demograhic information, including role and professional experience, the second was formed by questions on knowledge on secret childbirth, the third consisted of Likert-scale statements that investigated the beliefs and moral ideas of healthcare personnel. Results: The study involved 73 health professionals and showed that knowledge about anonymous childbirth reaches a barely sufficient level among the interview sample. The average percentage of correct answers is 59.5% and there are no statistically significant differences between any of the groups compared (subdivided by gender, professional category, size of the hospital, experience of childbirth in anonymity, number of years of work, age). Regarding the statements on moral ideas, there is a good sensitivity on the topic: strong opinions against giving birth anonymously and negative judgments on the choice of the mother are rather rare. Conclusions: The study showed a lack of knowledge on the issue of secret childbirth, but not the presence of strong opposition to the existence of this legal right of Italian women. It is clear that a cycle of training would allow the Piedmontese healthcare providers to improve their knowledge on the subject, to increase understanding and empathy towards women who choose not to recognize their child, and to transform into an outpost that protects the right to anonymity.
SORIA, FRANCESCO
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