Il tema della percezione del Sé si presenta come un campo vasto e dibattuto, dalla lunga ed ampia tradizione, che negli ultimi decenni si può esplorare per mezzo degli strumenti di neuroimaging e riceve impulso anche dalla diffusione in Occidente di pratiche orientali, quali la meditazione, che da sempre fanno delle alterazioni della percezione del Sé uno strumento di equilibrio e cura dell'essere umano. Un recente approccio di ricerca in cui convergono il pensiero neurofenomenologico e quello delle scienze cognitive vede il Sé come un processo, non come un'entità, e ne individua due aspetti: il Sé narrativo ed il Sé minimale (Gallagher, 2000). Tramite gli stati meditativi la differenza tra i due Sé può essere trascesa, giungendo ad un Sé che si esperisce unitamente a ciò che lo circonda. Sono recenti gli studi che indagano tale alterazione del Sé tramite gli stati meditativi. Nel presente lavoro ipotizziamo che il Sé ed il tempo percepiti, elementi strettamente legati, siano modificati dagli stati meditativi, conducendo i soggetti, meditatori esperti, a minori percezioni di salienza dei confini corporei, maggiori percezioni di ampiezza della struttura spaziale di riferimento e di velocità nello scorrere del tempo. I risultati di un esperimento pilota, condotto presso il centro IGPP di Friburgo risultano in linea con le ipotesi formulate.
Alterazioni della percezione del Sé negli stati meditativi: proposta di ricerca a partire da un esperimento pilota
FANTONE, ELEONORA
2019/2020
Abstract
Il tema della percezione del Sé si presenta come un campo vasto e dibattuto, dalla lunga ed ampia tradizione, che negli ultimi decenni si può esplorare per mezzo degli strumenti di neuroimaging e riceve impulso anche dalla diffusione in Occidente di pratiche orientali, quali la meditazione, che da sempre fanno delle alterazioni della percezione del Sé uno strumento di equilibrio e cura dell'essere umano. Un recente approccio di ricerca in cui convergono il pensiero neurofenomenologico e quello delle scienze cognitive vede il Sé come un processo, non come un'entità, e ne individua due aspetti: il Sé narrativo ed il Sé minimale (Gallagher, 2000). Tramite gli stati meditativi la differenza tra i due Sé può essere trascesa, giungendo ad un Sé che si esperisce unitamente a ciò che lo circonda. Sono recenti gli studi che indagano tale alterazione del Sé tramite gli stati meditativi. Nel presente lavoro ipotizziamo che il Sé ed il tempo percepiti, elementi strettamente legati, siano modificati dagli stati meditativi, conducendo i soggetti, meditatori esperti, a minori percezioni di salienza dei confini corporei, maggiori percezioni di ampiezza della struttura spaziale di riferimento e di velocità nello scorrere del tempo. I risultati di un esperimento pilota, condotto presso il centro IGPP di Friburgo risultano in linea con le ipotesi formulate.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
820138_tesi_eleonora_fantone.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
686.46 kB
Formato
Adobe PDF
|
686.46 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/28929