Uno dei rischi psicosociali emergenti, nonché quello più diffuso, è l'insicurezza lavorativa: con questo termine ci si riferisce a un costrutto multidimensionale, che non riguarda soltanto la percezione individuale di insicurezza relativa alla probabilità di perdere il lavoro, ma anche a un'insicurezza influenzata da fattori oggettivi esterni, connessi alla situazione economico-politica di un paese e al suo regime welfare. In questa trattazione vengono considerati infatti diversi confronti europei su questo tema, ovvero le differenze tra i sistemi welfare, e in particolare viene affrontata la relazione tra il sistema welfare di riferimento e i livelli di Job Insecurity percepiti. In questa cornice l'Italia si posiziona nel modello welfare dei Paesi del Sud, caratterizzato da: una forte segmentazione del mercato del lavoro dovuta ad un'elevata protezione dei lavoratori insider, coloro i quali lavorano con contratto a tempo indeterminato; un sistema di sostegno al reddito di tipo non universalistico, con categorie di lavoratori escluse; politiche attive inefficienti. Nel contesto italiano dunque i livelli di JI, secondo il modello di Anderson e Pontusson (2007) del Job-loss worry, sono i livelli più alti in Europa. Inoltre l'Italia viene definita modello family-oriented, facendo riferimento al fatto che il sistema welfare, non riuscendo a garantire per tutti e in particolare per le fasce deboli di lavoratori, di cui i giovani fanno parte, è sostituito dalla famiglia, la quale fornisce protezione e sostegno in caso di precarietà dei propri figli. Un ulteriore fenomeno che caratterizza i nostri tempi è l'Employment Insecurity, ovvero l'insicurezza percepita rispetto al fatto che non si riuscirà a trovare un altro impiego in caso di interruzione del primo lavoro. Da queste premesse la volontà di approfondire come l'era dell'incertezza stia impattando sulla popolazione giovanile italiana. Lo studio si propone di esplorare la Job Insecuriy e l'Employment Insecurity nei giovani lavoratori e lavoratrici italiani/e, di indagare le strategie di coping utilizzate per far fronte sia ad eventi stressanti sia alla prospettiva di perdere il lavoro e di analizzare quali enti, rappresentanti delle politiche attive, sono conosciuti, utilizzati e come vengono valutati in base al grado di utilità. I dati sono stati raccolti attraverso un questionario self-report, adottando il metodo del campionamento a valanga. Il campione è costituito da 136 ragazzi/e tra i 18 e i 35 anni che hanno o hanno avuto un lavoro. Dai risultati emergono livelli di JI più alti per coloro che lavorano con contratto a tempo determinato e forme contrattuali flessibili piuttosto che indeterminato, a conferma del fatto che chi lavora in condizioni di instabilità e flessibilità riporta alti livelli di JI. Per quanto riguarda l'Employment Security, ovvero la certezza percepita nel ritrovare un lavoro, essa risulta correlata negativamente all'età, dunque con l'aumentare di quest'ultima diminuisce la certezza di poter trovare un altro impiego in caso di interruzione del primo. Ancora, sempre l'Employment Security, emerge invece correlata positivamente con le strategie di coping attuate contro la perdita del lavoro: tanto più utilizzo strategie di coping centrate sul problema, per affrontare la perdita del lavoro, tanto più avverto la sicurezza di trovare una nuova occupazione. Infine sempre le strategie di coping orientate alla gestione della perdita del lavoro, risultano più utilizzate dai lavoratori a contratto indeterminato piuttosto che dai lavoratori a contratto determinato o flessibili.
Affrontare l'insicurezza lavorativa in un contesto incerto: uno studio trasversale sui giovani italiani
MIOLLA, FEDERICA
2019/2020
Abstract
Uno dei rischi psicosociali emergenti, nonché quello più diffuso, è l'insicurezza lavorativa: con questo termine ci si riferisce a un costrutto multidimensionale, che non riguarda soltanto la percezione individuale di insicurezza relativa alla probabilità di perdere il lavoro, ma anche a un'insicurezza influenzata da fattori oggettivi esterni, connessi alla situazione economico-politica di un paese e al suo regime welfare. In questa trattazione vengono considerati infatti diversi confronti europei su questo tema, ovvero le differenze tra i sistemi welfare, e in particolare viene affrontata la relazione tra il sistema welfare di riferimento e i livelli di Job Insecurity percepiti. In questa cornice l'Italia si posiziona nel modello welfare dei Paesi del Sud, caratterizzato da: una forte segmentazione del mercato del lavoro dovuta ad un'elevata protezione dei lavoratori insider, coloro i quali lavorano con contratto a tempo indeterminato; un sistema di sostegno al reddito di tipo non universalistico, con categorie di lavoratori escluse; politiche attive inefficienti. Nel contesto italiano dunque i livelli di JI, secondo il modello di Anderson e Pontusson (2007) del Job-loss worry, sono i livelli più alti in Europa. Inoltre l'Italia viene definita modello family-oriented, facendo riferimento al fatto che il sistema welfare, non riuscendo a garantire per tutti e in particolare per le fasce deboli di lavoratori, di cui i giovani fanno parte, è sostituito dalla famiglia, la quale fornisce protezione e sostegno in caso di precarietà dei propri figli. Un ulteriore fenomeno che caratterizza i nostri tempi è l'Employment Insecurity, ovvero l'insicurezza percepita rispetto al fatto che non si riuscirà a trovare un altro impiego in caso di interruzione del primo lavoro. Da queste premesse la volontà di approfondire come l'era dell'incertezza stia impattando sulla popolazione giovanile italiana. Lo studio si propone di esplorare la Job Insecuriy e l'Employment Insecurity nei giovani lavoratori e lavoratrici italiani/e, di indagare le strategie di coping utilizzate per far fronte sia ad eventi stressanti sia alla prospettiva di perdere il lavoro e di analizzare quali enti, rappresentanti delle politiche attive, sono conosciuti, utilizzati e come vengono valutati in base al grado di utilità. I dati sono stati raccolti attraverso un questionario self-report, adottando il metodo del campionamento a valanga. Il campione è costituito da 136 ragazzi/e tra i 18 e i 35 anni che hanno o hanno avuto un lavoro. Dai risultati emergono livelli di JI più alti per coloro che lavorano con contratto a tempo determinato e forme contrattuali flessibili piuttosto che indeterminato, a conferma del fatto che chi lavora in condizioni di instabilità e flessibilità riporta alti livelli di JI. Per quanto riguarda l'Employment Security, ovvero la certezza percepita nel ritrovare un lavoro, essa risulta correlata negativamente all'età, dunque con l'aumentare di quest'ultima diminuisce la certezza di poter trovare un altro impiego in caso di interruzione del primo. Ancora, sempre l'Employment Security, emerge invece correlata positivamente con le strategie di coping attuate contro la perdita del lavoro: tanto più utilizzo strategie di coping centrate sul problema, per affrontare la perdita del lavoro, tanto più avverto la sicurezza di trovare una nuova occupazione. Infine sempre le strategie di coping orientate alla gestione della perdita del lavoro, risultano più utilizzate dai lavoratori a contratto indeterminato piuttosto che dai lavoratori a contratto determinato o flessibili.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/28887