La mia dissertazione tratta del fortunato tirocinio curriculare svolto presso il teatro Stabile di Torino, al fianco della produzione de il Don Giovanni per la regia di Valerio Binasco. Prima di raccontare dell'allestimento e dello spettacolo, una riflessine sull'opera originale e il pensiero di Binasco porta il lettore ad immergersi nel mondo creato da Molière analizzandone la storia. Passando da Tirso de Molina a Molière per arrivare a Goldoni e poi ancora a Mozart, la dissertazione analizza come Binasco abbia tenuto conto del passato dell'opera in questione e in particolare come lui stesso abbia tenuto conto della visione di Garboli e Macchia in merito al testo di Molière e non solo. Terminata questa prima parte si viene proiettati nel racconto dell'allestimento partendo proprio dai primi giorni, dove analizzai e raccontai tutto il percorso dell'allestimento, dalle prime prove a tavolino, alle prove costume, dall'arrivo della scenografia allo spostamento presso il teatro Carignano, dal debutto fino alla chiusura del sipario sopra questa opera. Seguendo passo passo l'allestimento dell'opera, potei comprenderne tutte le dinamiche, dal lavoro di produzione a quello sartoriale fino a quello scenografico. Il lavoro che più mi impressionò fu la creazione attoriale e la direzione registica. Potei osservare da vicino come il regista lavorò con i suoi colleghi e come dal nulla, dal solo e semplice testo abbia portato tutto quello che era solo un idea, in scena. Questa vicinanza mi diede la possibilità di analizzare i diversi aspetti del teatro cari al regista Binasco come l'accadimento scenico, il gioco, la propensione al lavoro e il legame tra attore e regista. Tutti elementi vitali per poter ottenere un risultato di qualità come richiese il regista. L'altro grande lavoro Binasco lo compì proprio sul testo: ammodernandolo e tentando di portare il testo di Molière ai giorni nostri e per renderlo più fruibile al pubblico del ventunesimo secolo. L'intero testo vide una riscrittura totale da parte del regista, vide l'inserimento dei dialetti nelle scene più veraci, vide inoltre la totale riscrittura del quinto atto. Proprio nel VI atto spiccarono i temi fondamentali dell'opera e sui quali si basò l'allestimento: il tema dell'amore, il tema della morte. Due temi in fortissima contrapposizione che vivono dentro il protagonista in modo simbiotico e che il regista cercò di portare sulla scena. Proprio attraverso la trattazione dei due macro-temi fondanti dell'opera è possibile vedere la poetica di Binasco e come sia stato in grado di avvicinarsi molto ad un altro stile a lui caro: la poesia. Nel momento di massimo accadimento scenico, infatti Binasco riuscì a creare veri attimi di poesia in grado di canalizzare tutte le energie e gli sguardi del pubblico in un unico punto. Tutto questo racconto si chiude con la confessione di chi scrive e di chi ha vissuto gli eventi in prima persona e ha provato a raccontarli nel modo più oggettivo possibile. Raccontare in modo oggettivo, non è mai del tutto possibile, ecco quindi una confessione di tutto quello celato nella prima parte della dissertazione e tutti i personali accadimenti che porterò sempre dentro di me, in ricordo di questo fortunato tirocinio.
Don Giovanni visto da uno Sganarello, come l'idea accade in scena. Tesi sullo spettacolo Don Giovanni di Valerio Binasco, prodotto dal Teatro Stabile di Torino nell'Aprile 2018
MINA, ELISA
2019/2020
Abstract
La mia dissertazione tratta del fortunato tirocinio curriculare svolto presso il teatro Stabile di Torino, al fianco della produzione de il Don Giovanni per la regia di Valerio Binasco. Prima di raccontare dell'allestimento e dello spettacolo, una riflessine sull'opera originale e il pensiero di Binasco porta il lettore ad immergersi nel mondo creato da Molière analizzandone la storia. Passando da Tirso de Molina a Molière per arrivare a Goldoni e poi ancora a Mozart, la dissertazione analizza come Binasco abbia tenuto conto del passato dell'opera in questione e in particolare come lui stesso abbia tenuto conto della visione di Garboli e Macchia in merito al testo di Molière e non solo. Terminata questa prima parte si viene proiettati nel racconto dell'allestimento partendo proprio dai primi giorni, dove analizzai e raccontai tutto il percorso dell'allestimento, dalle prime prove a tavolino, alle prove costume, dall'arrivo della scenografia allo spostamento presso il teatro Carignano, dal debutto fino alla chiusura del sipario sopra questa opera. Seguendo passo passo l'allestimento dell'opera, potei comprenderne tutte le dinamiche, dal lavoro di produzione a quello sartoriale fino a quello scenografico. Il lavoro che più mi impressionò fu la creazione attoriale e la direzione registica. Potei osservare da vicino come il regista lavorò con i suoi colleghi e come dal nulla, dal solo e semplice testo abbia portato tutto quello che era solo un idea, in scena. Questa vicinanza mi diede la possibilità di analizzare i diversi aspetti del teatro cari al regista Binasco come l'accadimento scenico, il gioco, la propensione al lavoro e il legame tra attore e regista. Tutti elementi vitali per poter ottenere un risultato di qualità come richiese il regista. L'altro grande lavoro Binasco lo compì proprio sul testo: ammodernandolo e tentando di portare il testo di Molière ai giorni nostri e per renderlo più fruibile al pubblico del ventunesimo secolo. L'intero testo vide una riscrittura totale da parte del regista, vide l'inserimento dei dialetti nelle scene più veraci, vide inoltre la totale riscrittura del quinto atto. Proprio nel VI atto spiccarono i temi fondamentali dell'opera e sui quali si basò l'allestimento: il tema dell'amore, il tema della morte. Due temi in fortissima contrapposizione che vivono dentro il protagonista in modo simbiotico e che il regista cercò di portare sulla scena. Proprio attraverso la trattazione dei due macro-temi fondanti dell'opera è possibile vedere la poetica di Binasco e come sia stato in grado di avvicinarsi molto ad un altro stile a lui caro: la poesia. Nel momento di massimo accadimento scenico, infatti Binasco riuscì a creare veri attimi di poesia in grado di canalizzare tutte le energie e gli sguardi del pubblico in un unico punto. Tutto questo racconto si chiude con la confessione di chi scrive e di chi ha vissuto gli eventi in prima persona e ha provato a raccontarli nel modo più oggettivo possibile. Raccontare in modo oggettivo, non è mai del tutto possibile, ecco quindi una confessione di tutto quello celato nella prima parte della dissertazione e tutti i personali accadimenti che porterò sempre dentro di me, in ricordo di questo fortunato tirocinio.File | Dimensione | Formato | |
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