Surveillance is an increasingly debated topic in today's society, which has to deal with new forms of monitoring, localization and identification. The stability of a complex of individuals who want to live in an orderly and harmonious way with each other depends on the possibility of preventing an overturning of the social structure. This possibility is guaranteed by the fact that its members accept to be constantly monitored, tracked and localized. Although it may seem paradoxical that a person consciously chooses to renounce to his privacy only to keep the system stable, in the modern age the renunciation of privacy is justified by the fact that the perpetuation of surveillance guarantees a stable and safe life in a community. People wonders about where is the limit until social control would be justified. With the advent of the internet and social media, people finds theirself unable to manage this phenomenon that is constantly expanding. There are doubts about the State’s effective legitimacy on using the surveillance and the social control to increase its power and people begins to wonder about what are the actual purposes that should be pursued in imposing it. A metaphor that often occurs to explain the phenomenon of the social control is the "Panopticon", a term coined by Jeremy Bentham. The Panopticon is a complex surveillance system designed for English prisons, built in such a way that a single warden could watch all the prisoners at the same time. The structure has a central tower, that is the seat of the guardian, and the prison cells are arranged circularly around the tower. A system designed to ensure subordination with minimal effort. Foucault, in the essay “Discipline and Punish”, analyzes Bentham's Panopticon and observes that it has the ability to make power visible and present, an element that becomes the key to the automatic functioning of power. Bauman uses the metaphor of the Panopticon to illustrate the nature of today's society, which he defines as post-panoptic. Bentham's system isn’t disappeared, but it remains limited on the margins of society in places where the main purpose is to neutralize people. Today the old panoptic system has completely overturned: the joy of being noticed is more important than the the fear of being revealed. People live in a new world in which mass media have overturned old fears, like the fear of being seen and controlled: today individuals choose to give the system information about themselves, because people are aware that the only red thread that still binds them to a world that is now global is the opportunity to be seen. Globalization confronts individuals with a larger and barrier-free world. The fear of being controlled is replaced by the fear of social exclusion, which affects anyone who does not want to become part of this new globalized world. This new reality takes the name of “liquid modernity” in which, when every point of reference is lacking, everything dissolves into a sort of liquidity. We are witnessing the death of anonymity, the growing fragility of human relationships. Bauman calls "adiaforization" the alarming tendency of current systems to detach themselves from any moral consideration.
La sorveglianza è un tema sempre più dibattuto nella società odierna, che costantemente si trova a dover fare i conti con nuove forme di monitoraggio, localizzazione e identificazione. La stabilità di un complesso di individui che si ritrovino a dover vivere ordinatamente e armonicamente tra loro implicitamente dipende proprio dalla possibilità che si possano prevenire ribaltamenti della struttura sociale tramite l’imposizione della sorveglianza sociale. Sebbene possa sembrare paradossale che un individuo scelga consapevolmente di rinunciare alla sua privacy solo per mantenere stabile il sistema in cui è inserito, nell’epoca moderna la rinuncia alla privacy è giustificata dal fatto che il perpetuarsi della sorveglianza garantisce al singolo una vita in una comunità in cui ci si possa sentire al sicuro. Ci si domanda fino a che punto il controllo sociale sia legittimato a spingersi e se e dove esista il limite etico oltre il quale la sorveglianza diventi solo uno strumento puramente finalizzato a mantenere potere. Una metafora che spesso ricorre per spiegare il fenomeno del controllo sociale è quello del “Panopticon”, termine coniato da Jeremy Bentham. Con questo nome lui indicava un complesso sistema di sorveglianza ideato per le carceri inglesi, costruito in modo che un solo sorvegliante potesse vigilare contemporaneamente su tutti i detenuti. La struttura si componeva di una torre centrale, sede del guardiano, intorno a cui si sviluppava circolarmente il resto dell’edificio, occupato dalle celle dei carcerati. Un sistema ideato per garantire la subordinazione con il minimo sforzo necessario. Foucault, nel saggio “Sorvegliare e Punire”, analizza il Panopticon di Bentham e osserva che esso ha di peculiare la capacità di rendere il potere visibile e presente, elemento che diventa la chiave del funzionamento automatico del potere. Bauman usa la metafora del Panopticon per illustrare invece la natura della società odierna, che lui definisce post-panottica. Il sistema di Bentham non scompare, ma resta limitato a singoli nuclei ai margini della società in cui lo scopo principale è quello di neutralizzare l’individuo. Oggi, spiega Bauman, il vecchio sistema panottico si è completamente ribaltato: la gioia d’essere notati ha la meglio sulla paura di essere svelati. Ci ritroviamo immersi in un nuovo cosmo in cui i social media hanno rovesciato i vecchi timori, quali la paura di essere visti e controllati: oggi sono gli individui stessi a fornire informazioni su loro stessi, consapevoli che l’unico filo rosso che ancora li lega ad un mondo ormai globale è la possibilità di farsi vedere, per non perdersi tra miliardi di volti anonimi. La globalizzazione pone gli individui di fronte a un mondo molto più vasto, senza barriere. La paura di essere controllati viene rimpiazzata dalla paura dell’esclusione sociale, che attende chiunque non voglia entrare a far parte attivamente di questo nuovo mondo globalizzato. Questa nuova realtà prende per Bauman il nome di “modernità liquida” in cui, venendo a mancare ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità. Assistiamo alla morte dell’anonimato, alla crescente fragilità dei rapporti umani, ma soprattutto a quella che Bauman chiama “adiaforizzazione”, ovvero l’allarmante tendenza dei sistemi attuali a sganciarsi da ogni considerazione morale.
Panopticon. Bentham, Foucault, Bauman.
COLPO, ALICE
2019/2020
Abstract
La sorveglianza è un tema sempre più dibattuto nella società odierna, che costantemente si trova a dover fare i conti con nuove forme di monitoraggio, localizzazione e identificazione. La stabilità di un complesso di individui che si ritrovino a dover vivere ordinatamente e armonicamente tra loro implicitamente dipende proprio dalla possibilità che si possano prevenire ribaltamenti della struttura sociale tramite l’imposizione della sorveglianza sociale. Sebbene possa sembrare paradossale che un individuo scelga consapevolmente di rinunciare alla sua privacy solo per mantenere stabile il sistema in cui è inserito, nell’epoca moderna la rinuncia alla privacy è giustificata dal fatto che il perpetuarsi della sorveglianza garantisce al singolo una vita in una comunità in cui ci si possa sentire al sicuro. Ci si domanda fino a che punto il controllo sociale sia legittimato a spingersi e se e dove esista il limite etico oltre il quale la sorveglianza diventi solo uno strumento puramente finalizzato a mantenere potere. Una metafora che spesso ricorre per spiegare il fenomeno del controllo sociale è quello del “Panopticon”, termine coniato da Jeremy Bentham. Con questo nome lui indicava un complesso sistema di sorveglianza ideato per le carceri inglesi, costruito in modo che un solo sorvegliante potesse vigilare contemporaneamente su tutti i detenuti. La struttura si componeva di una torre centrale, sede del guardiano, intorno a cui si sviluppava circolarmente il resto dell’edificio, occupato dalle celle dei carcerati. Un sistema ideato per garantire la subordinazione con il minimo sforzo necessario. Foucault, nel saggio “Sorvegliare e Punire”, analizza il Panopticon di Bentham e osserva che esso ha di peculiare la capacità di rendere il potere visibile e presente, elemento che diventa la chiave del funzionamento automatico del potere. Bauman usa la metafora del Panopticon per illustrare invece la natura della società odierna, che lui definisce post-panottica. Il sistema di Bentham non scompare, ma resta limitato a singoli nuclei ai margini della società in cui lo scopo principale è quello di neutralizzare l’individuo. Oggi, spiega Bauman, il vecchio sistema panottico si è completamente ribaltato: la gioia d’essere notati ha la meglio sulla paura di essere svelati. Ci ritroviamo immersi in un nuovo cosmo in cui i social media hanno rovesciato i vecchi timori, quali la paura di essere visti e controllati: oggi sono gli individui stessi a fornire informazioni su loro stessi, consapevoli che l’unico filo rosso che ancora li lega ad un mondo ormai globale è la possibilità di farsi vedere, per non perdersi tra miliardi di volti anonimi. La globalizzazione pone gli individui di fronte a un mondo molto più vasto, senza barriere. La paura di essere controllati viene rimpiazzata dalla paura dell’esclusione sociale, che attende chiunque non voglia entrare a far parte attivamente di questo nuovo mondo globalizzato. Questa nuova realtà prende per Bauman il nome di “modernità liquida” in cui, venendo a mancare ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità. Assistiamo alla morte dell’anonimato, alla crescente fragilità dei rapporti umani, ma soprattutto a quella che Bauman chiama “adiaforizzazione”, ovvero l’allarmante tendenza dei sistemi attuali a sganciarsi da ogni considerazione morale.File | Dimensione | Formato | |
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