Questa tesi ha lo scopo di presentare dati relativi al Nyiragongo, storicamente responsabile del 40% delle eruzioni in Africa, finalizzati ad approfondire la conoscenza di questo centro eruttivo. Lo studio inquadra il vulcano nel suo contesto geografico e geologico, descrivendone la struttura e le caratteristiche petrografiche. Nello specifico, l'area africana d'interesse è la zona tra il Congo e il Ruanda, in corrispondenza del ramo occidentale del Rift Orientale Africano, struttura nata dal progressivo allontanamento della placca africana e araba. La Rift Valley è suddivisa in una serie di bacini che si estendono per decine di km, caratterizzati dalla presenza di laghi molto estesi come il Malawi, il Tanganica e il Kivu (dov'è localizzato il vulcano oggetto di studi). Le fenomenologie legate alla genesi ed evoluzione dei vulcani si differenziano notevolmente e dipendono dalla tipologia del vulcano, in relazione alle caratteristiche con cui il magma arriva in superficie e al chimismo, a sua volta in relazione al contesto tettonico locale. Il vulcano congolese, con un'altezza di oltre 3400 m e una caldera che supera il chilometro di diametro, è uno stratovulcano tipico, costituito in vari strati nati dalla messa in posto dei prodotti, soprattutto effusivi, delle eruzioni che si sono succedute nei decenni. I magmi sottosaturi in silice e le lave eruttate sono tipicamente molto fluide determinando delle eruzioni di tipo “hawaiano”. La peculiarità del Niragongo è quella di avere un lago di lava, a chimismo foiditico, pressoché sempre attivo con diverse variazioni nel suo livello che ne comportano straripamenti ad “alimentare” i fianchi del vulcano stesso. Di rilevanza geologica ci furono diverse eruzioni che sono state prese in considerazione nel corso del lavoro; la cronologia dell'attività è stata distinta in “storica” per il periodo dal '77 al '96 e “recente" dal '02 al '17. Tra le più importanti troviamo quelle del '82 e del '02 oggetto di diversi studi qui richiamati. In entrambi i casi le colate di lava sgorgarono sia da fratture riattivate che da nuove aperture. Alcune fontane di lava furono visibili anche per diversi mesi con pennacchi di gas e crolli delle pareti del cratere a causa delle eruzioni e di tremori sismici praticamente costanti. Non mancarono sismi di magnitudo di media intensità (4-5 della scala Richter), segnali da considerare come possibili fenomeni precursori. Analogie nei dati raccolti pre e post eruzioni, confrontati con le rilevazioni più recenti, fanno mantenere alta l'attenzione per i prossimi anni. Nell'impossibilità di poter fare previsioni a breve termine, assume rilevanza qualsivoglia attività preventiva volta a contenere l'impatto di un'eventuale nuova eruzione sull'ambiente e sulla popolazione. Dall'evento di febbraio '16, il livello del fondo del cratere è aumentato molto più rapidamente rispetto al periodo 2010-16. L'attività attuale ricorda i periodi '70-7'2 e '94-9'5 precedenti gli eventi di drenaggio del lago di lava nel '77 e '02. Di particolare interesse sono i dati raccolti sulle emissioni di SO2 che sono aumentate nel febbraio a circa 8.500 t/d oltre alle anomalie termiche forti e frequenti, quasi giornaliere, dovute principalmente al lago di lava e ai pennacchi di gas. I dati registrati da MODIS e raccolti dal progetto MIROVA, mostrano valori VRP generalmente crescenti, passando dall'ordine di 10^6 Watt di Maggio '18 fino ad una media superiore ai ai 10^9 Watt fino alla data corrente.

Il Nyiragongo Un vulcano ad alto rischio ​

BETTARELLO, FABIO
2019/2020

Abstract

Questa tesi ha lo scopo di presentare dati relativi al Nyiragongo, storicamente responsabile del 40% delle eruzioni in Africa, finalizzati ad approfondire la conoscenza di questo centro eruttivo. Lo studio inquadra il vulcano nel suo contesto geografico e geologico, descrivendone la struttura e le caratteristiche petrografiche. Nello specifico, l'area africana d'interesse è la zona tra il Congo e il Ruanda, in corrispondenza del ramo occidentale del Rift Orientale Africano, struttura nata dal progressivo allontanamento della placca africana e araba. La Rift Valley è suddivisa in una serie di bacini che si estendono per decine di km, caratterizzati dalla presenza di laghi molto estesi come il Malawi, il Tanganica e il Kivu (dov'è localizzato il vulcano oggetto di studi). Le fenomenologie legate alla genesi ed evoluzione dei vulcani si differenziano notevolmente e dipendono dalla tipologia del vulcano, in relazione alle caratteristiche con cui il magma arriva in superficie e al chimismo, a sua volta in relazione al contesto tettonico locale. Il vulcano congolese, con un'altezza di oltre 3400 m e una caldera che supera il chilometro di diametro, è uno stratovulcano tipico, costituito in vari strati nati dalla messa in posto dei prodotti, soprattutto effusivi, delle eruzioni che si sono succedute nei decenni. I magmi sottosaturi in silice e le lave eruttate sono tipicamente molto fluide determinando delle eruzioni di tipo “hawaiano”. La peculiarità del Niragongo è quella di avere un lago di lava, a chimismo foiditico, pressoché sempre attivo con diverse variazioni nel suo livello che ne comportano straripamenti ad “alimentare” i fianchi del vulcano stesso. Di rilevanza geologica ci furono diverse eruzioni che sono state prese in considerazione nel corso del lavoro; la cronologia dell'attività è stata distinta in “storica” per il periodo dal '77 al '96 e “recente" dal '02 al '17. Tra le più importanti troviamo quelle del '82 e del '02 oggetto di diversi studi qui richiamati. In entrambi i casi le colate di lava sgorgarono sia da fratture riattivate che da nuove aperture. Alcune fontane di lava furono visibili anche per diversi mesi con pennacchi di gas e crolli delle pareti del cratere a causa delle eruzioni e di tremori sismici praticamente costanti. Non mancarono sismi di magnitudo di media intensità (4-5 della scala Richter), segnali da considerare come possibili fenomeni precursori. Analogie nei dati raccolti pre e post eruzioni, confrontati con le rilevazioni più recenti, fanno mantenere alta l'attenzione per i prossimi anni. Nell'impossibilità di poter fare previsioni a breve termine, assume rilevanza qualsivoglia attività preventiva volta a contenere l'impatto di un'eventuale nuova eruzione sull'ambiente e sulla popolazione. Dall'evento di febbraio '16, il livello del fondo del cratere è aumentato molto più rapidamente rispetto al periodo 2010-16. L'attività attuale ricorda i periodi '70-7'2 e '94-9'5 precedenti gli eventi di drenaggio del lago di lava nel '77 e '02. Di particolare interesse sono i dati raccolti sulle emissioni di SO2 che sono aumentate nel febbraio a circa 8.500 t/d oltre alle anomalie termiche forti e frequenti, quasi giornaliere, dovute principalmente al lago di lava e ai pennacchi di gas. I dati registrati da MODIS e raccolti dal progetto MIROVA, mostrano valori VRP generalmente crescenti, passando dall'ordine di 10^6 Watt di Maggio '18 fino ad una media superiore ai ai 10^9 Watt fino alla data corrente.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
762444_bettarellotesi.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 65.27 MB
Formato Adobe PDF
65.27 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/28610