Il presente elaborato intende esplorare il periodo storico che va dal 1950 al 1970 al fine di delineare peculiarità e debolezze dell’ingente crescita economica che in quegli anni ha stravolto la realtà italiana. In quegli anni, infatti, l’Italia è cresciuta come mai prima di allora tant’è che si parla di “boom economico” o di “miracolo economico”. L’espressione “miracolo economico”, in particolare, è stata usata per la prima volta nel panorama europeo con riferimento al ragguardevole passo in avanti compiuto dalla Germania Occidentale dopo la riforma valutaria del 1948 con riguardo agli alti tassi di crescita del Paese che perdurarono per tutti i successivi anni ’50 e ’60. Per questo motivo, quando nel lasso temporale sopra indicato si notarono i significativi tassi di crescita anche in Italia, nuovamente si fece ricorso a questo concetto. Nel “ventennio d’oro” si ripete, sia pur con maggiore intensità ed estensione, quanto era già avvenuto in Italia agli inizi del Novecento: si assiste ad un processo di modernizzazione del Paese segnato da un grande balzo in avanti del reddito nazionale, da un importante incremento del contributo dell’industria alla formazione del prodotto interno lordo e dalla formazione, all’interno del settore secondario, di comparti ad alta intensità di capitale ed a più elevato contenuto tecnologico. Sono gli anni della motorizzazione e della trasformazione in senso consumistico della società italiana; gli anni in cui si afferma una cultura industriale moderna, accompagnata da un’urbanizzazione, a tratti estrema, delle maggiori città. Partendo da un’indispensabile preliminare ricostruzione storica, l’elaborato si concentrerà su quello che è stato il ruolo, determinante, dello Stato il quale, entrando a gamba tesa nello scenario che si stava delineando, ha certamente avallato la crescita del Paese attraverso l’elaborazione di politiche economiche, interne ed esterne, favorevoli. In un secondo momento si propone di ripercorrere i paralleli percorsi intrapresi dalle grandi imprese statali, da un lato, e dalle piccole e medie imprese private, dall’altro - entrambe motore della crescita economica del paese - al fine di individuare, se possibile, a quale di queste riconoscere un maggior merito. A fronte dei forti limiti di questo fenomeno di crescita che verranno alla luce nel corso di questo studio, la presente indagine, porterà, inevitabilmente, a domandarsi se si sia effettivamente trattato di una vera e propria “crescita” in senso lato oppure se sia stato soltanto un abbaglio.
La crescita economica italiana negli anni 50-70: miracolo o abbaglio?
GLIONNA, RICCARDO
2019/2020
Abstract
Il presente elaborato intende esplorare il periodo storico che va dal 1950 al 1970 al fine di delineare peculiarità e debolezze dell’ingente crescita economica che in quegli anni ha stravolto la realtà italiana. In quegli anni, infatti, l’Italia è cresciuta come mai prima di allora tant’è che si parla di “boom economico” o di “miracolo economico”. L’espressione “miracolo economico”, in particolare, è stata usata per la prima volta nel panorama europeo con riferimento al ragguardevole passo in avanti compiuto dalla Germania Occidentale dopo la riforma valutaria del 1948 con riguardo agli alti tassi di crescita del Paese che perdurarono per tutti i successivi anni ’50 e ’60. Per questo motivo, quando nel lasso temporale sopra indicato si notarono i significativi tassi di crescita anche in Italia, nuovamente si fece ricorso a questo concetto. Nel “ventennio d’oro” si ripete, sia pur con maggiore intensità ed estensione, quanto era già avvenuto in Italia agli inizi del Novecento: si assiste ad un processo di modernizzazione del Paese segnato da un grande balzo in avanti del reddito nazionale, da un importante incremento del contributo dell’industria alla formazione del prodotto interno lordo e dalla formazione, all’interno del settore secondario, di comparti ad alta intensità di capitale ed a più elevato contenuto tecnologico. Sono gli anni della motorizzazione e della trasformazione in senso consumistico della società italiana; gli anni in cui si afferma una cultura industriale moderna, accompagnata da un’urbanizzazione, a tratti estrema, delle maggiori città. Partendo da un’indispensabile preliminare ricostruzione storica, l’elaborato si concentrerà su quello che è stato il ruolo, determinante, dello Stato il quale, entrando a gamba tesa nello scenario che si stava delineando, ha certamente avallato la crescita del Paese attraverso l’elaborazione di politiche economiche, interne ed esterne, favorevoli. In un secondo momento si propone di ripercorrere i paralleli percorsi intrapresi dalle grandi imprese statali, da un lato, e dalle piccole e medie imprese private, dall’altro - entrambe motore della crescita economica del paese - al fine di individuare, se possibile, a quale di queste riconoscere un maggior merito. A fronte dei forti limiti di questo fenomeno di crescita che verranno alla luce nel corso di questo studio, la presente indagine, porterà, inevitabilmente, a domandarsi se si sia effettivamente trattato di una vera e propria “crescita” in senso lato oppure se sia stato soltanto un abbaglio.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/28366