Durante la fase di industrializzazione, soprattutto dopo la seconda Guerra Mondiale, la costruzione delle fabbriche veniva vista negativamente per il suo impatto violento sul paesaggio rurale, oggi gli impianti industriali, i servizi per i dipendenti e le infrastrutture che li uniscono sono entrati a far parte del paesaggio di molti territori. In alcuni casi la necessità di rinnovamento ha portato ad un loro riutilizzo per scopi produttivi, in altri la chiusura di alcuni impianti ha provocato l'interessamento di studiosi e delle stesse comunità per tutelare quello che viene riconosciuto come patrimonio costitutivo di un territorio. Si è iniziato dunque a parlare di patrimonializzazione, ossia del conferire valori simbolici, culturali ed anche economici alle componenti dell'eredità industriale. Questo lavoro intende cogliere gli aspetti caratteristici del paesaggio industriale ed urbano, partendo dall'analisi di questi concetti, così come si sono evoluti entro la tradizione di studi geografici. Andrà ad esplorarne quindi il significato, con particolare riferimento ai casi italiani e, attraverso alcune riflessioni teoriche, si analizzerà la valorizzazione non solo degli edifici destinati alla produzione, ma anche di quelli dell'architettura residenziale e legata ai servizi per la collettività, costituenti il paesaggio delle città industriale. Lo studio approfondirà le modalità attraverso cui si effettua la riconversione di questo patrimonio dopo i processi di deindustrializzazione. Tali problemi generali saranno approfonditi con riferimento al caso Olivetti ad Ivrea, emblematico in quanto le sue architetture, i luoghi del lavoro, i servizi socio-assistenziali di fabbrica, l'architettura residenziale e i servizi per la collettività, hanno permeato il tessuto urbano: questi edifici sono stati il prodotto della proiezione sulla città del disegno urbanistico e sociale di Adriano Olivetti. Tale insieme di architetture è stato oggetto di patrimonializzazione prima con la realizzazione del MAAM (Museo dell'Architettura moderna) e poi, recentemente, con il riconoscimento di Ivrea a patrimonio dell'UNESCO in qualità di città industriale del XX secolo. Proprio questa peculiarità del tessuto urbano ed industriale di Ivrea, indissolubilmente legati l'uno all'altro, è una delle motivazioni che mi ha spinto ad indagarla così da meglio capire cosa c'è dietro al pensiero olivettiano che tanto ha plasmato il territorio canavesano e come è possibile patrimonializzare una eredità di tanto spessore, oggi come per le generazioni future.

La patrimonializzazione del paesaggio industriale: Ivrea, città industriale del XX secolo, patrimonio UNESCO

FENOGLIO, MONICA
2019/2020

Abstract

Durante la fase di industrializzazione, soprattutto dopo la seconda Guerra Mondiale, la costruzione delle fabbriche veniva vista negativamente per il suo impatto violento sul paesaggio rurale, oggi gli impianti industriali, i servizi per i dipendenti e le infrastrutture che li uniscono sono entrati a far parte del paesaggio di molti territori. In alcuni casi la necessità di rinnovamento ha portato ad un loro riutilizzo per scopi produttivi, in altri la chiusura di alcuni impianti ha provocato l'interessamento di studiosi e delle stesse comunità per tutelare quello che viene riconosciuto come patrimonio costitutivo di un territorio. Si è iniziato dunque a parlare di patrimonializzazione, ossia del conferire valori simbolici, culturali ed anche economici alle componenti dell'eredità industriale. Questo lavoro intende cogliere gli aspetti caratteristici del paesaggio industriale ed urbano, partendo dall'analisi di questi concetti, così come si sono evoluti entro la tradizione di studi geografici. Andrà ad esplorarne quindi il significato, con particolare riferimento ai casi italiani e, attraverso alcune riflessioni teoriche, si analizzerà la valorizzazione non solo degli edifici destinati alla produzione, ma anche di quelli dell'architettura residenziale e legata ai servizi per la collettività, costituenti il paesaggio delle città industriale. Lo studio approfondirà le modalità attraverso cui si effettua la riconversione di questo patrimonio dopo i processi di deindustrializzazione. Tali problemi generali saranno approfonditi con riferimento al caso Olivetti ad Ivrea, emblematico in quanto le sue architetture, i luoghi del lavoro, i servizi socio-assistenziali di fabbrica, l'architettura residenziale e i servizi per la collettività, hanno permeato il tessuto urbano: questi edifici sono stati il prodotto della proiezione sulla città del disegno urbanistico e sociale di Adriano Olivetti. Tale insieme di architetture è stato oggetto di patrimonializzazione prima con la realizzazione del MAAM (Museo dell'Architettura moderna) e poi, recentemente, con il riconoscimento di Ivrea a patrimonio dell'UNESCO in qualità di città industriale del XX secolo. Proprio questa peculiarità del tessuto urbano ed industriale di Ivrea, indissolubilmente legati l'uno all'altro, è una delle motivazioni che mi ha spinto ad indagarla così da meglio capire cosa c'è dietro al pensiero olivettiano che tanto ha plasmato il territorio canavesano e come è possibile patrimonializzare una eredità di tanto spessore, oggi come per le generazioni future.
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