At the court of Frederick II of Svevia, the privileged tool for the official communication and the spread of imperial ideology was ars dictaminis, that is, the rhetorical treatises used for the composition of epistles in verse and prose. The starting point of this thesis is the imperial political conception which, in the specific case of Federician one, a legacy of its Norman and Germanic ancestors, find its main transmission vehicle in a stylistically high language. All the culture of the time gathered at the court: poetry, the matter of law that merged with the rules of rhetoric and with the new philosophical perspectives open to Averroism. With the same language, the emperor will find himself having to reaffirm the inspiring principles of royal power and low, which, having disappeared because of the papal defamation propaganda, were to be defended with energy. In order to legitimize imperial power, court officials worked, who, chosen specifically by the emperor, constituted a competent and highly centralized administrative class, where personal talent was important as much as family descent. They, and especially Pier della Vigna, were "word-makers" and spokesman for imperial ideology. Always keeping in mind that court cultural products were not only the result of a mere school exercise, we will see to what extent through a common and effective language, that circle of state officials managed to express the sublime role of emperor and the institution in general, which according to the political theology of the time, was imposed by God as an exemplary guide and model for humanity.

Alla corte di Federico II di Svevia, lo strumento privilegiato per la comunicazione ufficiale e la diffusione dell'ideologia imperiale fu l'ars dictaminis, ossia la trattatistica retorica utilizzata per la composizione di epistole in versi ed in prosa. Punto di partenza di questo lavoro di tesi è la concezione politica imperiale, la quale nel caso specifico di quella federiciana, retaggio dei suoi antenati normanni e germanici, trova il proprio principale veicolo di trasmissione in un linguaggio stilisticamente elevato. Alla corte sveva si radunò tutta la cultura del tempo: la poesia, la materia del diritto che si fuse con le regole della retorica e con le nuove prospettive filosofiche aperte all'averroismo. Con il medesimo linguaggio l'imperatore si troverà a dover riaffermare i princìpi ispiratori del potere e del diritto regi, i quali, venuti meno a seguito della propaganda di diffamazione della curia pontificia, andavano difesi con energia. Allo scopo di legittimare il potere imperiale, lavorarono i funzionari di corte, i quali, scelti appositamente dall'imperatore, costituirono un ceto amministrativo competente e fortemente centralizzato ove il talento personale contava quanto la discendenza familiare. Costoro, e specialmente Pier della Vigna, furono “ordinatori di parole” e portavoce dell'ideologia imperiale. Tenendo sempre presente che i prodotti culturali di corte non furono solamente il risultato di un mero esercizio scolastico, constateremo fino a che punto attraverso un linguaggio comune ed efficace, quella cerchia di funzionari statali riuscì a esprime il ruolo sublime dell'imperatore e dell'istituzione in generale, la quale, secondo la teologia politica dell'epoca era imposta da Dio a guida e modello esemplare per l'umanità.

Ars retorica alla corte di Federico II: tra comunicazione ufficiale e legittimazione politico-ideologica

RUBINO, ELIANA
2019/2020

Abstract

Alla corte di Federico II di Svevia, lo strumento privilegiato per la comunicazione ufficiale e la diffusione dell'ideologia imperiale fu l'ars dictaminis, ossia la trattatistica retorica utilizzata per la composizione di epistole in versi ed in prosa. Punto di partenza di questo lavoro di tesi è la concezione politica imperiale, la quale nel caso specifico di quella federiciana, retaggio dei suoi antenati normanni e germanici, trova il proprio principale veicolo di trasmissione in un linguaggio stilisticamente elevato. Alla corte sveva si radunò tutta la cultura del tempo: la poesia, la materia del diritto che si fuse con le regole della retorica e con le nuove prospettive filosofiche aperte all'averroismo. Con il medesimo linguaggio l'imperatore si troverà a dover riaffermare i princìpi ispiratori del potere e del diritto regi, i quali, venuti meno a seguito della propaganda di diffamazione della curia pontificia, andavano difesi con energia. Allo scopo di legittimare il potere imperiale, lavorarono i funzionari di corte, i quali, scelti appositamente dall'imperatore, costituirono un ceto amministrativo competente e fortemente centralizzato ove il talento personale contava quanto la discendenza familiare. Costoro, e specialmente Pier della Vigna, furono “ordinatori di parole” e portavoce dell'ideologia imperiale. Tenendo sempre presente che i prodotti culturali di corte non furono solamente il risultato di un mero esercizio scolastico, constateremo fino a che punto attraverso un linguaggio comune ed efficace, quella cerchia di funzionari statali riuscì a esprime il ruolo sublime dell'imperatore e dell'istituzione in generale, la quale, secondo la teologia politica dell'epoca era imposta da Dio a guida e modello esemplare per l'umanità.
ITA
At the court of Frederick II of Svevia, the privileged tool for the official communication and the spread of imperial ideology was ars dictaminis, that is, the rhetorical treatises used for the composition of epistles in verse and prose. The starting point of this thesis is the imperial political conception which, in the specific case of Federician one, a legacy of its Norman and Germanic ancestors, find its main transmission vehicle in a stylistically high language. All the culture of the time gathered at the court: poetry, the matter of law that merged with the rules of rhetoric and with the new philosophical perspectives open to Averroism. With the same language, the emperor will find himself having to reaffirm the inspiring principles of royal power and low, which, having disappeared because of the papal defamation propaganda, were to be defended with energy. In order to legitimize imperial power, court officials worked, who, chosen specifically by the emperor, constituted a competent and highly centralized administrative class, where personal talent was important as much as family descent. They, and especially Pier della Vigna, were "word-makers" and spokesman for imperial ideology. Always keeping in mind that court cultural products were not only the result of a mere school exercise, we will see to what extent through a common and effective language, that circle of state officials managed to express the sublime role of emperor and the institution in general, which according to the political theology of the time, was imposed by God as an exemplary guide and model for humanity.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/28149