La ricerca condotta per la stesura della tesi mira ad analizzare e discutere una precisa tendenza cinematografica della Germania degli anni Venti e Trenta del secolo scorso: il Bergfilm, che ha come centralità il rapporto dell'uomo con la montagna. Un rapporto che va ben oltre l'avventura sportiva ma coinvolge l'aspetto psicologico individuale e collettivo. Si cerca inoltre di indagarne le influenze sul cinema italiano e più in generale quanto il cinema della montagna di oggi faccia riferimento a questo periodo. L'interesse della ricerca non si fonda soltanto come contributo in un argomento ancora poco trattato in Italia – considerazione fatta durante il tirocinio al Museo Nazionale di Torino - ma fa soprattutto parte di un discorso già avviato in sede di discussione finale della laurea triennale in Design e Comunicazione visiva. Infatti, nella tesi Pretty as a swastika: comunicazione visiva nazionalsocialista e riflessioni sull'etica si è analizzato l'elemento visivo come progetto comunicativo e politico totalizzante che assorbe ogni aspetto della vita ordinaria e artistica, di cui il cinema fa ovviamente parte. L'idea di “estetizzazione della politica”, espressione coniata da Walter Benjamin nel saggio L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (1935), è fondante di tutta la propaganda nazista e implementa la costruzione di una religione laica, di cui il centro è il partito. Naturalmente, c'è bisogno di attingere a credenze, miti e rituali comuni capaci di coinvolgere le masse. Questo processo ideologico si avvia già nell'Ottocento e riesce a generare un clima culturale legato saldamente alla natura, alla giovinezza e al Völk, proiettando il popolo al risveglio o al richiamo in difesa della Grande Germania.

Bergfilm - Il cinema di montagna in Germania negli anni Venti e Trenta del Novecento

DE LUCA, DANIELE
2018/2019

Abstract

La ricerca condotta per la stesura della tesi mira ad analizzare e discutere una precisa tendenza cinematografica della Germania degli anni Venti e Trenta del secolo scorso: il Bergfilm, che ha come centralità il rapporto dell'uomo con la montagna. Un rapporto che va ben oltre l'avventura sportiva ma coinvolge l'aspetto psicologico individuale e collettivo. Si cerca inoltre di indagarne le influenze sul cinema italiano e più in generale quanto il cinema della montagna di oggi faccia riferimento a questo periodo. L'interesse della ricerca non si fonda soltanto come contributo in un argomento ancora poco trattato in Italia – considerazione fatta durante il tirocinio al Museo Nazionale di Torino - ma fa soprattutto parte di un discorso già avviato in sede di discussione finale della laurea triennale in Design e Comunicazione visiva. Infatti, nella tesi Pretty as a swastika: comunicazione visiva nazionalsocialista e riflessioni sull'etica si è analizzato l'elemento visivo come progetto comunicativo e politico totalizzante che assorbe ogni aspetto della vita ordinaria e artistica, di cui il cinema fa ovviamente parte. L'idea di “estetizzazione della politica”, espressione coniata da Walter Benjamin nel saggio L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (1935), è fondante di tutta la propaganda nazista e implementa la costruzione di una religione laica, di cui il centro è il partito. Naturalmente, c'è bisogno di attingere a credenze, miti e rituali comuni capaci di coinvolgere le masse. Questo processo ideologico si avvia già nell'Ottocento e riesce a generare un clima culturale legato saldamente alla natura, alla giovinezza e al Völk, proiettando il popolo al risveglio o al richiamo in difesa della Grande Germania.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/27796