L'espansione di questa organizzazione è attuata grazie alle strategie di reclutamento di risorse umane, di propaganda dei fondamenti della stessa jihad e agli equipaggiamenti utilizzati. La strategia messa in piedi dall'ex colonnello Hajji Bakr del disciolto servizio segreto iracheno era quella di conquistare più territori possibili in Siria approfittando del caos derivante dalla guerra per creare una base stabile da cui poi espandersi in Iraq. Il colonnello, stabilitosi a Tal Rifaat (Siria), creò un sistema di spionaggio capillare ponendo a capo di ogni consiglio provinciale un comandante responsabile di comunicazioni, sequestri, omicidi e iniziò ad aprire centri missionari islamici, nelle città interesse di conquista, al fine di indottrinare e reclutare ragazzi da utilizzare anch'essi come spie o da inserire in famiglie abbienti e facoltose, tramite matrimonio, al fine di allargare la pressione sulle città per poi controllarle. Il reclutamento di nuove forze non è circoscritto all'area irachena e siriana ma mira al reclutamento anche di occidentali sfruttando le piattaforme media per la comunicazione come ad esempio Twitter, creando l'al-Furqan Istitute for Media Production (il qual produce manifesti, propaganda di rete e DVD/CD), fondando l'AI Hayat Media Center (rivolto all'occidente pubblica materiale in lingua inglese, francese, tedesca e russa). Una volta reclutati i seguaci, l'ISIS si è focalizzata sull'espansione puramente territoriale utilizzando equipaggiamenti e armi prese dalle riserve di Saddam Hussein, o derivanti dalle razzie svolte in Siria e Iraq dopo il ritiro delle truppe USA o dall' 'ndrangheta. Inoltre il leader jihadista al-Hakim, rivolgendosi all'ONU, ha dichiarato di essere entrato in possesso del materiale nucleare stazionato presso l'università di Mosul; l'Agenzia internazionale per l'energia atomica non ha però ritenuto tale affermazione un rischio significativo per la sicurezza e la proliferazione nucleare. L'ISIS, inoltre, ha attuato l'espansione anche grazie ai finanziamenti illeciti quali: traffico di droga (le entrate annue derivanti dal traffico di eroina/oppio dall'Afghanistan verso l'Europa ammonta a circa un miliardo di dollari USA), donazioni private (fondi derivanti da investitori privati dell'Arabia Saudita e del Kuwait che sostengono la lotta contro il presidente siriano Bashar al-Assad e il suo regime), contrabbando di petrolio (gestito principalmente dalla “National Oil Corporation” in Libia, produceva tra i 34.000 e i 40.000 litri al giorno per un ammontare giornaliero di circa 1.300.000 dollari USA), rapine e furti (si ricordi la rapina del 2014 alla Banca Centrale irachena di Mosul dove i jihadisti sottrassero un bottino di circa 400 milioni di dollari), rapimenti con richiesta di riscatto a fini estorsivi, “tasse di protezione” imposte alle altre religioni per vivere su territorio iracheno e siriano, traffico di esseri umani e di profughi. L'ONU ritiene lo Stato Islamico un'organizzazione terroristica e sostiene che il nome “Stato Islamico” sia inadeguato in quanto l'organizzazione non è né islamica né uno stato (lo Stato è un ente territoriale i cui elementi costitutivi sono: popolo, territorio, governo). L'ISIS viene quindi considerata un'organizzazione terroristica in quanto non rispettosa delle norme di diritto internazionale, in quanto si arricchisce da fonti illecite ma soprattutto per gli attentati rivendicati tra cui i più significativi quelli di Madrid nel 2004 (191 morti), in Yemen nel 2015 (142 morti), quelli a Charlie Hebdo e al Bataclan a Parigi nel 2015.
EMNI, struttura intelligence dell'ISIS, analisi delle procedure tecnico-tattiche, espansione nell'area nordafricana (Libia, Tunisia)
RIGHINI, FRANCESCO MARIA
2019/2020
Abstract
L'espansione di questa organizzazione è attuata grazie alle strategie di reclutamento di risorse umane, di propaganda dei fondamenti della stessa jihad e agli equipaggiamenti utilizzati. La strategia messa in piedi dall'ex colonnello Hajji Bakr del disciolto servizio segreto iracheno era quella di conquistare più territori possibili in Siria approfittando del caos derivante dalla guerra per creare una base stabile da cui poi espandersi in Iraq. Il colonnello, stabilitosi a Tal Rifaat (Siria), creò un sistema di spionaggio capillare ponendo a capo di ogni consiglio provinciale un comandante responsabile di comunicazioni, sequestri, omicidi e iniziò ad aprire centri missionari islamici, nelle città interesse di conquista, al fine di indottrinare e reclutare ragazzi da utilizzare anch'essi come spie o da inserire in famiglie abbienti e facoltose, tramite matrimonio, al fine di allargare la pressione sulle città per poi controllarle. Il reclutamento di nuove forze non è circoscritto all'area irachena e siriana ma mira al reclutamento anche di occidentali sfruttando le piattaforme media per la comunicazione come ad esempio Twitter, creando l'al-Furqan Istitute for Media Production (il qual produce manifesti, propaganda di rete e DVD/CD), fondando l'AI Hayat Media Center (rivolto all'occidente pubblica materiale in lingua inglese, francese, tedesca e russa). Una volta reclutati i seguaci, l'ISIS si è focalizzata sull'espansione puramente territoriale utilizzando equipaggiamenti e armi prese dalle riserve di Saddam Hussein, o derivanti dalle razzie svolte in Siria e Iraq dopo il ritiro delle truppe USA o dall' 'ndrangheta. Inoltre il leader jihadista al-Hakim, rivolgendosi all'ONU, ha dichiarato di essere entrato in possesso del materiale nucleare stazionato presso l'università di Mosul; l'Agenzia internazionale per l'energia atomica non ha però ritenuto tale affermazione un rischio significativo per la sicurezza e la proliferazione nucleare. L'ISIS, inoltre, ha attuato l'espansione anche grazie ai finanziamenti illeciti quali: traffico di droga (le entrate annue derivanti dal traffico di eroina/oppio dall'Afghanistan verso l'Europa ammonta a circa un miliardo di dollari USA), donazioni private (fondi derivanti da investitori privati dell'Arabia Saudita e del Kuwait che sostengono la lotta contro il presidente siriano Bashar al-Assad e il suo regime), contrabbando di petrolio (gestito principalmente dalla “National Oil Corporation” in Libia, produceva tra i 34.000 e i 40.000 litri al giorno per un ammontare giornaliero di circa 1.300.000 dollari USA), rapine e furti (si ricordi la rapina del 2014 alla Banca Centrale irachena di Mosul dove i jihadisti sottrassero un bottino di circa 400 milioni di dollari), rapimenti con richiesta di riscatto a fini estorsivi, “tasse di protezione” imposte alle altre religioni per vivere su territorio iracheno e siriano, traffico di esseri umani e di profughi. L'ONU ritiene lo Stato Islamico un'organizzazione terroristica e sostiene che il nome “Stato Islamico” sia inadeguato in quanto l'organizzazione non è né islamica né uno stato (lo Stato è un ente territoriale i cui elementi costitutivi sono: popolo, territorio, governo). L'ISIS viene quindi considerata un'organizzazione terroristica in quanto non rispettosa delle norme di diritto internazionale, in quanto si arricchisce da fonti illecite ma soprattutto per gli attentati rivendicati tra cui i più significativi quelli di Madrid nel 2004 (191 morti), in Yemen nel 2015 (142 morti), quelli a Charlie Hebdo e al Bataclan a Parigi nel 2015.File | Dimensione | Formato | |
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