Il tema della sostenibilità ambientale è diventato tristemente centrale, nell’epoca contemporanea, a causa dei profondi cambiamenti che stanno interessando la Terra e la relazione che l’uomo ha con essa. All’interno delle principali correnti ecologiste di riferimento, è nel movimento della Deep ecology che si postula la necessità di una ristrutturazione sostanziale del tessuto culturale, e delle basi etiche e filosofiche su sui si muove l’umanità, con una forte critica agli interventi finora messi in campo, che si limitano sostanzialmente ad aggiustamenti nelle politiche di gestione delle risorse ed a una fiducia spropositata nelle innovazioni tecnico scientifiche, a cui si attribuisce in toto il compito di risolvere la questione ambientale. Se è chiaro che occorre mettere in discussione globalmente il modo di vivere e di occupare uno spazio sul pianeta, allora l’educazione ambientale non può limitare il suo campo all’ambito tecnico scientifico, ma deve fornire adeguati stimoli alla formazione di un pensiero critico che permetta di operare un profondo cambiamento in ottica sistemica, volto a formare una coscienza ecologica dove l’uomo non ricopra una posizione altra rispetto alla natura, in modo che imparare a prendersi cura di sé diventi progressivamente un prendersi cura della vita nella sua interezza. È quindi nella necessità di un ripensamento radicale dell’esistenza che si è trovata la valenza pedagogica in grado di orientare questo lavoro. Date queste premesse, la ricerca è stata svolta a partire da alcune analisi della società contemporanea e della cultura dominante, come proposte principalmente da Gilles Lipovetsky (2007), che definisce il nostro tempo abitato dall’homo consumericus in una società dell’iperconsumo. Nell’analisi dei principali meccanismi che sottendono alla vita in questa società, si è approfondito il tema del consumo attraverso alcune tra le principali correnti teoriche in ambito economico e di psicologia dei consumi. Alla luce di questi contributi è apparso chiaro come non si possa trattare il tema del consumo senza riconoscere il profondo legame esistente tra la ricerca della felicità, sentimento autentico e universale dell’esistenza, e le promesse ingannevoli del materialismo contemporaneo. A questo proposito è risultato fondamentale il contributo offerto da Luigina Mortari (2020), che indica come nodo essenziale dell’educazione ecologica la necessità di abituare al pensiero critico e all’interrogarsi su cosa si intende come qualità della vita, al fine di depotenziare l’ottica del consumo e promuovere un cambiamento sostanziale di prospettive. A ciò si è accompagnata un’analisi dei principali documenti e delle linee guida, a livello nazionale ed internazionale, che orientano la pedagogia contemporanea in questo senso. Il lavoro di ricerca, descritto nel terzo capitolo, è sviluppato a partire da quanto finora esposto e si pone l’obiettivo di verificare quanto i bambini degli ultimi due anni della scuola primaria siano già inseriti in una logica materialista, e come nel loro immaginario felicità e consumo siano messi in relazione di interdipendenza. In seguito ad una raccolta di dati su un campione di 127 bambini sono stati effettuati interventi mirati su due classi, approfondendo la riflessione sul tema per mezzo di testi prodotti dai bambini e interventi dialogici che hanno fornito gli elementi per delineare un panorama inatteso.

Felicità e Consumo Caratteristiche e correlazioni nell'immaginario dei bambini di 10-11 anni

CONSOLANDI, MARIA CHIARA ALICE
2020/2021

Abstract

Il tema della sostenibilità ambientale è diventato tristemente centrale, nell’epoca contemporanea, a causa dei profondi cambiamenti che stanno interessando la Terra e la relazione che l’uomo ha con essa. All’interno delle principali correnti ecologiste di riferimento, è nel movimento della Deep ecology che si postula la necessità di una ristrutturazione sostanziale del tessuto culturale, e delle basi etiche e filosofiche su sui si muove l’umanità, con una forte critica agli interventi finora messi in campo, che si limitano sostanzialmente ad aggiustamenti nelle politiche di gestione delle risorse ed a una fiducia spropositata nelle innovazioni tecnico scientifiche, a cui si attribuisce in toto il compito di risolvere la questione ambientale. Se è chiaro che occorre mettere in discussione globalmente il modo di vivere e di occupare uno spazio sul pianeta, allora l’educazione ambientale non può limitare il suo campo all’ambito tecnico scientifico, ma deve fornire adeguati stimoli alla formazione di un pensiero critico che permetta di operare un profondo cambiamento in ottica sistemica, volto a formare una coscienza ecologica dove l’uomo non ricopra una posizione altra rispetto alla natura, in modo che imparare a prendersi cura di sé diventi progressivamente un prendersi cura della vita nella sua interezza. È quindi nella necessità di un ripensamento radicale dell’esistenza che si è trovata la valenza pedagogica in grado di orientare questo lavoro. Date queste premesse, la ricerca è stata svolta a partire da alcune analisi della società contemporanea e della cultura dominante, come proposte principalmente da Gilles Lipovetsky (2007), che definisce il nostro tempo abitato dall’homo consumericus in una società dell’iperconsumo. Nell’analisi dei principali meccanismi che sottendono alla vita in questa società, si è approfondito il tema del consumo attraverso alcune tra le principali correnti teoriche in ambito economico e di psicologia dei consumi. Alla luce di questi contributi è apparso chiaro come non si possa trattare il tema del consumo senza riconoscere il profondo legame esistente tra la ricerca della felicità, sentimento autentico e universale dell’esistenza, e le promesse ingannevoli del materialismo contemporaneo. A questo proposito è risultato fondamentale il contributo offerto da Luigina Mortari (2020), che indica come nodo essenziale dell’educazione ecologica la necessità di abituare al pensiero critico e all’interrogarsi su cosa si intende come qualità della vita, al fine di depotenziare l’ottica del consumo e promuovere un cambiamento sostanziale di prospettive. A ciò si è accompagnata un’analisi dei principali documenti e delle linee guida, a livello nazionale ed internazionale, che orientano la pedagogia contemporanea in questo senso. Il lavoro di ricerca, descritto nel terzo capitolo, è sviluppato a partire da quanto finora esposto e si pone l’obiettivo di verificare quanto i bambini degli ultimi due anni della scuola primaria siano già inseriti in una logica materialista, e come nel loro immaginario felicità e consumo siano messi in relazione di interdipendenza. In seguito ad una raccolta di dati su un campione di 127 bambini sono stati effettuati interventi mirati su due classi, approfondendo la riflessione sul tema per mezzo di testi prodotti dai bambini e interventi dialogici che hanno fornito gli elementi per delineare un panorama inatteso.
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