Il fenomeno dell’immigrazione ha origini antichissime e, com’è noto è un problema con cui il nostro Paese si scontra quotidianamente. La convivenza tra culture diverse è molto difficile, raramente si ha una reazione di accettazione senza sospetto e questo è a causa della stigmatizzazione cui individui come gli islamici sono spesso soggetti. È molto importante, però, ricordarsi che questi individui che entrano a far parte della società sono prima di tutto delle persone, con la loro dignità. Questa tesi è orientata ad analizzare la situazione della persona immigrata all’interno di un mondo ristretto, quale è il carcere, che permette di avere una visione di quella che è la realtà sociale di queste persone che non vivono nel proprio paese. L’Europa viene continuamente colpita da ondate di persone immigrate e l’Italia, in quanto paese di confine, si trova a dover far fronte a questi flussi. Nuove culture entrano in contatto con la nostra, determinando una società multiculturale che può essere vissuta come fonte di arricchimento o come causa di divisione. La convivenza non è facile e se “fuori” fosse complicato ci sarebbe da chiedersi come essa viene vissuta all’interno di un luogo così chiuso come il carcere. La nostra legislazione sembrerebbe orientata verso un’equiparazione fra la posizione degli italiani e quella degli stranieri, questa equiparazione è garantita anche agli irregolari in relazione ai diritti fondamentali. Nella realtà, però, le persone immigrate ricevono un trattamento differente. Questo lavoro è finalizzato ad evidenziare queste disparità di trattamento in un ambito specifico: quello dell’esecuzione penale. Inoltre, questo elaborato approfondisce un istituto in modo particolare, ovvero la Casa Circondariale di Biella, istituto situato presso il territorio in cui vivo. Vengono analizzati gli ambiti di difficoltà con cui si misura il detenuto non italiano: la religione, l’alimentazione, i rapporti con le famiglie con gli operatori penitenziari e i contatti con le ambasciate.
Gli aspetti critici della vita detentiva per il detenuto straniero: tra integrazione ed esclusione
DJRO, ASSOBA EVELINE DESIRE'
2019/2020
Abstract
Il fenomeno dell’immigrazione ha origini antichissime e, com’è noto è un problema con cui il nostro Paese si scontra quotidianamente. La convivenza tra culture diverse è molto difficile, raramente si ha una reazione di accettazione senza sospetto e questo è a causa della stigmatizzazione cui individui come gli islamici sono spesso soggetti. È molto importante, però, ricordarsi che questi individui che entrano a far parte della società sono prima di tutto delle persone, con la loro dignità. Questa tesi è orientata ad analizzare la situazione della persona immigrata all’interno di un mondo ristretto, quale è il carcere, che permette di avere una visione di quella che è la realtà sociale di queste persone che non vivono nel proprio paese. L’Europa viene continuamente colpita da ondate di persone immigrate e l’Italia, in quanto paese di confine, si trova a dover far fronte a questi flussi. Nuove culture entrano in contatto con la nostra, determinando una società multiculturale che può essere vissuta come fonte di arricchimento o come causa di divisione. La convivenza non è facile e se “fuori” fosse complicato ci sarebbe da chiedersi come essa viene vissuta all’interno di un luogo così chiuso come il carcere. La nostra legislazione sembrerebbe orientata verso un’equiparazione fra la posizione degli italiani e quella degli stranieri, questa equiparazione è garantita anche agli irregolari in relazione ai diritti fondamentali. Nella realtà, però, le persone immigrate ricevono un trattamento differente. Questo lavoro è finalizzato ad evidenziare queste disparità di trattamento in un ambito specifico: quello dell’esecuzione penale. Inoltre, questo elaborato approfondisce un istituto in modo particolare, ovvero la Casa Circondariale di Biella, istituto situato presso il territorio in cui vivo. Vengono analizzati gli ambiti di difficoltà con cui si misura il detenuto non italiano: la religione, l’alimentazione, i rapporti con le famiglie con gli operatori penitenziari e i contatti con le ambasciate.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/26666