La cerchia muraria di Tindari è uno dei ritrovamenti più monumentali della città, indagata da Ferruccio Barreca e Nino Lamboglia cui si devono le prime ipotesi su fondazione, fasi edilizie ed effettiva estensione. La dissertazione di laurea si inserisce all’interno di un più articolato progetto di ricerca scientifica diretto dalla dott.ssa Daniela Gandolfi (Istituto Internazionale di Studi Liguri di Bordighera) e dalla prof.ssa Rosina Leone (Dipartimento di Studi Storici Università di Torino) avviato nel 2013. Lo studio prende le mosse dalle notazioni preliminari edite a cura dello stesso Lamboglia fra il 1952 e il 1958 ed è incentrato sull’analisi sistematica delle principali forme a vernice nera attestate all’interno della trincea XXXVIII, praticata dallo studioso lungo il circuito murario in prossimità della porta a tenaglia, il monumentale ingresso alla città dal lato sud-orientale delle fortificazioni. Nel lavoro di Lamboglia ampio spazio era riservato alle forme ceramiche rinvenute durante gli scavi archeologici, al fine di trovare conferma nell’abbondante materiale recuperato in corso di scavo alla datazione proposta per il tratto di mura indagate basata in buona misura sul rinvenimento di una moneta di Iceta datata al 280-270 a.C. all’interno del riempimento della cortina muraria. In questa sede lo studio si focalizza sulla determinazione delle principali attestazioni documentate in rapporto a forme, tipologie e distribuzione dei vari reperti all’interno della stratigrafia individuata; a questi si aggiunge un esame effettuato a livello macroscopico su impasti e vernici. Incrociando i dati è stato pertanto possibile individuare la maggiore o minore presenza di alcune forme rispetto ad altre che in associazione con le argille identificate hanno permesso di definire e ricostruire le dinamiche di produzione, circolazione e uso dei manufatti ceramici nella città antica che appare così pienamente inserita all’interno di un’ampia e complessa rete di traffici commerciali comprendente da un lato le città della Sicilia ellenistica e dall’altro quelle della Magna Grecia, con una particolare attenzione per la Calabria meridionale.

Produzioni ceramiche a vernice nera da Tyndaris. Nuovi dati dagli scavi Lamboglia (1950 – 1956)

NOCITA, SERENA
2019/2020

Abstract

La cerchia muraria di Tindari è uno dei ritrovamenti più monumentali della città, indagata da Ferruccio Barreca e Nino Lamboglia cui si devono le prime ipotesi su fondazione, fasi edilizie ed effettiva estensione. La dissertazione di laurea si inserisce all’interno di un più articolato progetto di ricerca scientifica diretto dalla dott.ssa Daniela Gandolfi (Istituto Internazionale di Studi Liguri di Bordighera) e dalla prof.ssa Rosina Leone (Dipartimento di Studi Storici Università di Torino) avviato nel 2013. Lo studio prende le mosse dalle notazioni preliminari edite a cura dello stesso Lamboglia fra il 1952 e il 1958 ed è incentrato sull’analisi sistematica delle principali forme a vernice nera attestate all’interno della trincea XXXVIII, praticata dallo studioso lungo il circuito murario in prossimità della porta a tenaglia, il monumentale ingresso alla città dal lato sud-orientale delle fortificazioni. Nel lavoro di Lamboglia ampio spazio era riservato alle forme ceramiche rinvenute durante gli scavi archeologici, al fine di trovare conferma nell’abbondante materiale recuperato in corso di scavo alla datazione proposta per il tratto di mura indagate basata in buona misura sul rinvenimento di una moneta di Iceta datata al 280-270 a.C. all’interno del riempimento della cortina muraria. In questa sede lo studio si focalizza sulla determinazione delle principali attestazioni documentate in rapporto a forme, tipologie e distribuzione dei vari reperti all’interno della stratigrafia individuata; a questi si aggiunge un esame effettuato a livello macroscopico su impasti e vernici. Incrociando i dati è stato pertanto possibile individuare la maggiore o minore presenza di alcune forme rispetto ad altre che in associazione con le argille identificate hanno permesso di definire e ricostruire le dinamiche di produzione, circolazione e uso dei manufatti ceramici nella città antica che appare così pienamente inserita all’interno di un’ampia e complessa rete di traffici commerciali comprendente da un lato le città della Sicilia ellenistica e dall’altro quelle della Magna Grecia, con una particolare attenzione per la Calabria meridionale.
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