Il 9 gennaio 2020, è stato identificato un nuovo coronavirus come causa eziologica dei numerosi e inspiegabili casi di polmonite, registrati nel mese precedente, nella città di Wuhan in Cina. L’infezione ha iniziato a diffondersi rapidamente in varie parti del mondo, cosicché l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel marzo 2020, ha dichiarato l’epidemia SARS-CoV-2, pandemia. In Italia, i primi due casi sono stati confermati il 30 gennaio: una coppia di cinesi originari della provincia di Hubei. Nel periodo di metà febbraio sono stati registrati i primi casi di contagio in Italia e dal 9 marzo in poi vengono estesi a tutta Italia il divieto di spostamenti per motivi non necessari, la sospensione delle attività sportive, di manifestazioni ed eventi, la chiusura di luoghi di cultura, di attività commerciali al dettaglio, dei servizi di ristorazione, e delle celebrazioni religiose. I primi di maggio, viene decretata la fase 2 del provvedimento con il tentativo di un graduale ritorno alla socialità e la riapertura di diversi esercizi. In autunno si è assistito ad un aumento della curva dei contagi che ha portato nuovamente all’adozione di strategie restrittive ma differenziate a seconda della fascia di rischio contagio di ciascuna regione; evolute poi, in un secondo lockdown durante le vacanze natalizie. Al momento della stesura di questo lavoro di tesi la situazione pandemica italiana è nuovamente quella della suddivisione regionale per fasce. Lo stato di emergenza ha visto costrette, milioni di persone a cambiare molte delle proprie abitudini di vita quotidiane determinando così, forti ripercussioni sulla loro salute psicofisica: dalla mancata possibilità di socializzazione diretta se non con i propri conviventi, al confinamento domiciliare che ha messo a dura prova la condivisione degli spazi della propria abitazione, lo smartworking per i lavoratori, la DAD (didattica a distanza) per gli studenti, fino alla necessità di ideare diversi modi per occupare il tempo, percepito spesso come interminabile e allo stravolgimento anche a tal proposito dei ritmi di sonno veglia e dei comportamenti alimentari. L’obiettivo di questo lavoro di tesi è stato di osservare il fenomeno dell’Emotional Eating, e cioè di come gli stati emotivi possono influenzare le condotte alimentari durante la pandemia SARS-CoV-2. In particolare lo studio è stato condotto tra la seconda e la terza fase di diffusione del virus sugli studenti universitari. È stato somministrato loro un questionario via web, composto da domande preliminari sulle caratteristiche dei partecipanti e alcune sullo stato di salute generale (consumo regolare dei pasti principali al giorno e di acqua, consumo di alcolici e sigarette ed esercizio di attività fisica). Oltre a queste sono state inserite una scala per la misurazione dell’ansia di stato (STAI-Y1), una sulla misurazione del livello di resistenza all’impulso di mangiare (ESEBS) ed infine una sull’(EES). L’analisi dei dati si è focalizza principalmente sull’osservare il livello di ansia percepito al momento della compilazione, possibili correlazioni tra quei livelli di ansia e l’Emotional Eating e tra gli stessi livelli di ansia e l’autoefficacia nell’impulso a mangiare, nonché possibili differenze tra i generi.
EMOTIONAL EATING: COME GLI STATI EMOTIVI INFLUENZANO I COMPORTAMENTI ALIMENTARI DURANTE LA PANDEMIA DI SARS-CoV-2
MASTROIANNI, CHIARA
2019/2020
Abstract
Il 9 gennaio 2020, è stato identificato un nuovo coronavirus come causa eziologica dei numerosi e inspiegabili casi di polmonite, registrati nel mese precedente, nella città di Wuhan in Cina. L’infezione ha iniziato a diffondersi rapidamente in varie parti del mondo, cosicché l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel marzo 2020, ha dichiarato l’epidemia SARS-CoV-2, pandemia. In Italia, i primi due casi sono stati confermati il 30 gennaio: una coppia di cinesi originari della provincia di Hubei. Nel periodo di metà febbraio sono stati registrati i primi casi di contagio in Italia e dal 9 marzo in poi vengono estesi a tutta Italia il divieto di spostamenti per motivi non necessari, la sospensione delle attività sportive, di manifestazioni ed eventi, la chiusura di luoghi di cultura, di attività commerciali al dettaglio, dei servizi di ristorazione, e delle celebrazioni religiose. I primi di maggio, viene decretata la fase 2 del provvedimento con il tentativo di un graduale ritorno alla socialità e la riapertura di diversi esercizi. In autunno si è assistito ad un aumento della curva dei contagi che ha portato nuovamente all’adozione di strategie restrittive ma differenziate a seconda della fascia di rischio contagio di ciascuna regione; evolute poi, in un secondo lockdown durante le vacanze natalizie. Al momento della stesura di questo lavoro di tesi la situazione pandemica italiana è nuovamente quella della suddivisione regionale per fasce. Lo stato di emergenza ha visto costrette, milioni di persone a cambiare molte delle proprie abitudini di vita quotidiane determinando così, forti ripercussioni sulla loro salute psicofisica: dalla mancata possibilità di socializzazione diretta se non con i propri conviventi, al confinamento domiciliare che ha messo a dura prova la condivisione degli spazi della propria abitazione, lo smartworking per i lavoratori, la DAD (didattica a distanza) per gli studenti, fino alla necessità di ideare diversi modi per occupare il tempo, percepito spesso come interminabile e allo stravolgimento anche a tal proposito dei ritmi di sonno veglia e dei comportamenti alimentari. L’obiettivo di questo lavoro di tesi è stato di osservare il fenomeno dell’Emotional Eating, e cioè di come gli stati emotivi possono influenzare le condotte alimentari durante la pandemia SARS-CoV-2. In particolare lo studio è stato condotto tra la seconda e la terza fase di diffusione del virus sugli studenti universitari. È stato somministrato loro un questionario via web, composto da domande preliminari sulle caratteristiche dei partecipanti e alcune sullo stato di salute generale (consumo regolare dei pasti principali al giorno e di acqua, consumo di alcolici e sigarette ed esercizio di attività fisica). Oltre a queste sono state inserite una scala per la misurazione dell’ansia di stato (STAI-Y1), una sulla misurazione del livello di resistenza all’impulso di mangiare (ESEBS) ed infine una sull’(EES). L’analisi dei dati si è focalizza principalmente sull’osservare il livello di ansia percepito al momento della compilazione, possibili correlazioni tra quei livelli di ansia e l’Emotional Eating e tra gli stessi livelli di ansia e l’autoefficacia nell’impulso a mangiare, nonché possibili differenze tra i generi.File | Dimensione | Formato | |
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