The present thesis aims to analyze and deepen the theme of prosopagnosia. Introduced by Joachim Bodamer (1910-1985), prosopagnosia is a perceptive deficit of the central nervous system consisting in the subject's inability to recognize faces. In this context, prosopagnosia is analyzed through two points of life: scientific and pedagogical. From the scientific point of view, a general overview is provided on the main elements that characterize the deficit and on the tests and treatments that exist to date. From the pedagogical point of view, the special prosopagnosia is the background to the entire study of the deficit. An analysis of prosopagnosia in childhood is provided and, in relation to the context of the crèche, the possible educational techniques and the methods of early intervention to be adopted are examined. Prosopagnosia can occur primarily in two forms: in acquired form, if the cause is any traumatic event resulting in brain injury to the FFA, responsible for face recognition; or in congenital form, when the deficit coexists with a seemingly normal brain and the underlying cause remains unknown. The interest in faces appears early, they not only represent the social identity card of each person, but they are also the stimuli to which you rely most to undertake social and emotional relationships. The perception of the face is an integral part of the human relationships that we undertake, starting from the most elementary mother-son bond to then expand outwards in the relationships that we establish throughout our lives. Prosopagnosia is characterized as a physiological and psychosocial challenge for the child and emotions play a fundamental role in the non-identification of faces, especially in childhood. Of fundamental importance for the child become the parents and educators who will have to provide support in the management of the emotional apparatus and in the development of identity, self-esteem, acceptance, sense of self and sense of belonging. The educational context of the crèche is identified as privileged to identify the first signs of the possible presence of the prosopagnosic deficit through the systematic observation, conducted by the educators, of the interactions between peers, of the activities and the moment of the game. The importance of early diagnosis of prosopagnosia, used by educators and child professionals to design individualised educational pathways that respond to the needs of the child and to create an inclusive and facilitating environment, is therefore stressed, eliminating barriers and additional handicapped elements. The creation of a good relationship of mutual trust between educator and parent is then of inestimable value. Thanks to this relationship the family is accompanied towards the acceptance and knowledge of the deficit and is supported in the containment of emotions and concerns. The final objective of this paper is therefore to identify the most effective methods, practices and educational techniques for the identification of prosopagnosic deficit in childhood. The aim is to avoid losing the prosopagnosic child just because it looks "normal", offering a support to detect and diagnose the deficit early. The study also aims to provide research support for the development of compensatory and supportive strategies, usable by educators and specialists.
La presente tesi si propone di analizzare ed approfondire il tema della prosopagnosia. Introdotta da Joachim Bodamer (1910-1985), la prosopagnosia è un deficit percettivo del sistema nervoso centrale che consiste nell'incapacità del soggetto di riconoscere le facce. In questa sede, la prosopagnosia viene analizzata attraverso due punti di vista: quello scientifico e quello pedagogico. Dal punto di vista scientifico viene fornita una panoramica generale sui principali elementi che caratterizzano il deficit e sui test e le cure ad oggi esistenti. Dal punto di vista pedagogico, la prosopagnosia speciale fa da sfondo all'intero studio del deficit. Viene fornita un'analisi della prosopagnosia in età infantile e, in relazione al contesto dell'asilo nido, vengono esaminate le possibili tecniche educative e le modalità di intervento precoci da adottare. La prosopagnosia può presentarsi principalmente in due forme: in forma acquisita, se la causa scatenante è un qualsiasi evento traumatico con conseguente lesione cerebrale alla FFA, responsabile del riconoscimento dei volti; oppure in forma congenita, quando il deficit convive con un cervello apparentemente normale e la causa scatenante resta ignota. L'interesse per i volti appare precocemente, essi non solo rappresentano la carta d'identità sociale di ogni persona, ma sono anche gli stimoli a cui ci si affida maggiormente per intraprendere le relazioni sociali ed emotive. La percezione del viso è parte integrante delle relazioni umane che intraprendiamo, già a partire dal più elementare legame madre-figlio fino ad espandersi poi verso l'esterno nelle relazioni che instauriamo durante tutto l'arco della nostra vita. La prosopagnosia si caratterizza come una sfida sia fisiologica che psicosociale per il bambino e le emozioni giocano un ruolo fondamentale nella non identificazione dei volti, soprattutto nell'età infantile. Di fondamentale importanza diventano per il bambino i genitori e le educatrici che dovranno fornire un supporto nella gestione dell'apparato emotivo e nello sviluppo dell'identità, dell'autostima, dell'accettazione, del senso di sé e del senso di appartenenza. Si individua il contesto educativo dell'asilo nido come privilegiato per individuare i primi segnali della possibile presenza del deficit prosopagnosico attraverso l'osservazione sistematica, condotta dalle educatrici, delle interazioni tra pari, delle attività e del momento del gioco. Viene quindi sottolineata l'importanza della diagnosi precoce di prosopagnosia, utilizzata dalle educatrici e dai professionisti dell'infanzia per progettare percorsi educativi individualizzati che rispondano ai bisogni del bambino e per creare un ambiente inclusivo e facilitatore, eliminando le barriere e gli elementi handicappati aggiuntivi. Il creare un buon rapporto di fiducia reciproca tra educatore e genitore si rivela poi di inestimabile valore. Grazie a tale rapporto la famiglia viene accompagnata verso l'accettazione e la conoscenza del deficit e viene sostenuta nel contenimento delle emozioni e delle preoccupazioni. L'obbiettivo finale di questo elaborato è perciò quello di identificare i metodi, le pratiche e le tecniche educative più efficaci per l'identificazione del deficit prosopagnosico in età infantile. Lo scopo è quello di evitare di perdere il bambino prosopagnosico solo perché in apparenza sembra “normale”, offrendo un supporto per individuare e diagnosticare precocemente il deficit. Lo studio si propone inoltre di
Cecità dei volti. Viaggio verso la conoscenza pedagogica della prosopagnosia.
ARIA, ALESSIA
2019/2020
Abstract
La presente tesi si propone di analizzare ed approfondire il tema della prosopagnosia. Introdotta da Joachim Bodamer (1910-1985), la prosopagnosia è un deficit percettivo del sistema nervoso centrale che consiste nell'incapacità del soggetto di riconoscere le facce. In questa sede, la prosopagnosia viene analizzata attraverso due punti di vista: quello scientifico e quello pedagogico. Dal punto di vista scientifico viene fornita una panoramica generale sui principali elementi che caratterizzano il deficit e sui test e le cure ad oggi esistenti. Dal punto di vista pedagogico, la prosopagnosia speciale fa da sfondo all'intero studio del deficit. Viene fornita un'analisi della prosopagnosia in età infantile e, in relazione al contesto dell'asilo nido, vengono esaminate le possibili tecniche educative e le modalità di intervento precoci da adottare. La prosopagnosia può presentarsi principalmente in due forme: in forma acquisita, se la causa scatenante è un qualsiasi evento traumatico con conseguente lesione cerebrale alla FFA, responsabile del riconoscimento dei volti; oppure in forma congenita, quando il deficit convive con un cervello apparentemente normale e la causa scatenante resta ignota. L'interesse per i volti appare precocemente, essi non solo rappresentano la carta d'identità sociale di ogni persona, ma sono anche gli stimoli a cui ci si affida maggiormente per intraprendere le relazioni sociali ed emotive. La percezione del viso è parte integrante delle relazioni umane che intraprendiamo, già a partire dal più elementare legame madre-figlio fino ad espandersi poi verso l'esterno nelle relazioni che instauriamo durante tutto l'arco della nostra vita. La prosopagnosia si caratterizza come una sfida sia fisiologica che psicosociale per il bambino e le emozioni giocano un ruolo fondamentale nella non identificazione dei volti, soprattutto nell'età infantile. Di fondamentale importanza diventano per il bambino i genitori e le educatrici che dovranno fornire un supporto nella gestione dell'apparato emotivo e nello sviluppo dell'identità, dell'autostima, dell'accettazione, del senso di sé e del senso di appartenenza. Si individua il contesto educativo dell'asilo nido come privilegiato per individuare i primi segnali della possibile presenza del deficit prosopagnosico attraverso l'osservazione sistematica, condotta dalle educatrici, delle interazioni tra pari, delle attività e del momento del gioco. Viene quindi sottolineata l'importanza della diagnosi precoce di prosopagnosia, utilizzata dalle educatrici e dai professionisti dell'infanzia per progettare percorsi educativi individualizzati che rispondano ai bisogni del bambino e per creare un ambiente inclusivo e facilitatore, eliminando le barriere e gli elementi handicappati aggiuntivi. Il creare un buon rapporto di fiducia reciproca tra educatore e genitore si rivela poi di inestimabile valore. Grazie a tale rapporto la famiglia viene accompagnata verso l'accettazione e la conoscenza del deficit e viene sostenuta nel contenimento delle emozioni e delle preoccupazioni. L'obbiettivo finale di questo elaborato è perciò quello di identificare i metodi, le pratiche e le tecniche educative più efficaci per l'identificazione del deficit prosopagnosico in età infantile. Lo scopo è quello di evitare di perdere il bambino prosopagnosico solo perché in apparenza sembra “normale”, offrendo un supporto per individuare e diagnosticare precocemente il deficit. Lo studio si propone inoltre diFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/26230