A metà degli anni settanta, la regione Puglia, definita come l'isola felice del mezzogiorno immune alla fenomenologia mafiosa, sviluppa al suo interno un underworld criminale organizzato che finisce col tempo per assumere una propria autonomia. La vicinanza geografica con altre regioni notoriamente macchiate dal crimine mafioso, come la Campania, e l'invio al soggiorno obbligato di numerosi malavitosi nelle carceri pugliesi, dà avvio al tentativo di espansione della regione ad opera di Raffaele Cutolo. Ma ben presto il sodalizio campano, inizia a sgretolarsi ed i malavitosi pugliesi evidenziano esigenza di autonomia. Dalle ceneri della NCO nacquero formazioni criminali come La Sacra Corona Unita e La Rosa notoriamente conosciute, ma negli stessi anni e dalle stesse ceneri prese vita un'organizzazione criminale che proprio a causa della scarsa attenzione mediatica ricevuta è riuscita silente a radicarsi sul promontorio del Gargano. E' in questo territorio che è nata l'organizzazione criminale conosciuta come Società Foggiana, strutturata gerarchicamente e composta da diverse batterie che fanno capo alle famiglie di riferimento dislocate in tre macro aree della provincia, che hanno assunto col tempo connotazioni differenti. Perfettamente integrata con il tessuto socio- economico e politico quella del foggiano è una mafia che trae le sue origini dalle faide, contrapposizioni violente e sanguinarie tra famiglie di allevatori per motivazioni legate allo sconfinamento di terre per il pascolo o furto di bestiame. Col passare del tempo alla mafia dei vecchi boss come Rocco Moretti e Giosuè Rizzi si è sostituita un'organizzazione sempre più integrata nei gangli della società, in grado di farsi imprenditrice. Il contrabbando di tabacchi è stato col tempo sostituito da grosse partite di traffici di stupefacenti e di armi. A questo vanno aggiunte le peculiari attività illegali di alcune aree, basti pensare alla criminalità cerignolana esperta negli assalti ai furgoni portavalori, la fittizia penetrazione nei settori economici come l'agricoltura importarti per il territorio ed il peculiare sistema di racket e usura che incombe sulle imprese pulite mediante prestito e richiesta di denaro sotto forma di pizzo. La congiunzione tra elementi della tradizione quali familismo, solidarismo e pragmatismo con quelli della modernità come ferocia, spietatezza e crudeltà, rappresenta solo la punta dell'iceberg di un movimento che ha scelto di agire utilizzando il terrore come vero e proprio marchio di fabbrica.
La società foggiana: l'altra faccia della criminalità organizzata in Puglia
STEFANIA, FEDERICA
2019/2020
Abstract
A metà degli anni settanta, la regione Puglia, definita come l'isola felice del mezzogiorno immune alla fenomenologia mafiosa, sviluppa al suo interno un underworld criminale organizzato che finisce col tempo per assumere una propria autonomia. La vicinanza geografica con altre regioni notoriamente macchiate dal crimine mafioso, come la Campania, e l'invio al soggiorno obbligato di numerosi malavitosi nelle carceri pugliesi, dà avvio al tentativo di espansione della regione ad opera di Raffaele Cutolo. Ma ben presto il sodalizio campano, inizia a sgretolarsi ed i malavitosi pugliesi evidenziano esigenza di autonomia. Dalle ceneri della NCO nacquero formazioni criminali come La Sacra Corona Unita e La Rosa notoriamente conosciute, ma negli stessi anni e dalle stesse ceneri prese vita un'organizzazione criminale che proprio a causa della scarsa attenzione mediatica ricevuta è riuscita silente a radicarsi sul promontorio del Gargano. E' in questo territorio che è nata l'organizzazione criminale conosciuta come Società Foggiana, strutturata gerarchicamente e composta da diverse batterie che fanno capo alle famiglie di riferimento dislocate in tre macro aree della provincia, che hanno assunto col tempo connotazioni differenti. Perfettamente integrata con il tessuto socio- economico e politico quella del foggiano è una mafia che trae le sue origini dalle faide, contrapposizioni violente e sanguinarie tra famiglie di allevatori per motivazioni legate allo sconfinamento di terre per il pascolo o furto di bestiame. Col passare del tempo alla mafia dei vecchi boss come Rocco Moretti e Giosuè Rizzi si è sostituita un'organizzazione sempre più integrata nei gangli della società, in grado di farsi imprenditrice. Il contrabbando di tabacchi è stato col tempo sostituito da grosse partite di traffici di stupefacenti e di armi. A questo vanno aggiunte le peculiari attività illegali di alcune aree, basti pensare alla criminalità cerignolana esperta negli assalti ai furgoni portavalori, la fittizia penetrazione nei settori economici come l'agricoltura importarti per il territorio ed il peculiare sistema di racket e usura che incombe sulle imprese pulite mediante prestito e richiesta di denaro sotto forma di pizzo. La congiunzione tra elementi della tradizione quali familismo, solidarismo e pragmatismo con quelli della modernità come ferocia, spietatezza e crudeltà, rappresenta solo la punta dell'iceberg di un movimento che ha scelto di agire utilizzando il terrore come vero e proprio marchio di fabbrica.File | Dimensione | Formato | |
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