“Diritto alla città significa diritto dell'uomo all'aggregazione […] Non esiste nessuna realtà urbana senza un centro, senza un luogo di incontro attuale o possibile di tutti i soggetti”. Le parole del filosofo Lefebvre sono state uno spunto prezioso da cui partire per questo mio lavoro di tesi. Lefebvre, per diritto alla città, non intende sottolineare un diritto di carattere giuridico, ma la capacità e il bisogno che gli individui hanno di stare con gli altri. La piazza può ben rappresentare quello spazio centrale, quel luogo d'incontro di cui Lefebvre parla e in cui si concentra tutta la realtà urbana. L'uomo è un animale sociale e, per molto tempo, questo suo bisogno si è manifestato proprio attorno alla piazza. Con le scoperte tecnologiche non si è perso questo suo bisogno ma lo si manifesta in maniera diversa attraverso anche nuove forme di aggregazione di tipo virtuale. Partendo da queste premesse, oggi in una società, che l'antropologo M. Augè definisce sempre più ricca di surmodernità, sempre più accelerata nel tempo e nello spazio, ci chiediamo quale ruolo abbia la piazza nella vita di ognuno di noi. Attraverso una serie di interviste, da me condotte proprio per dare risposte a questo interrogativo, si può evincere come la piazza, per alcuni aspetti, occupi ancora la sua solida posizione centrale, atta a favorire e creare aggregazione, ma ad essa si affiancano nuovi modi di intendere e fare piazza.

Centralità stabili e mobili: un nuovo modo di intendere la piazza

DI BELLO, SILVIA
2019/2020

Abstract

“Diritto alla città significa diritto dell'uomo all'aggregazione […] Non esiste nessuna realtà urbana senza un centro, senza un luogo di incontro attuale o possibile di tutti i soggetti”. Le parole del filosofo Lefebvre sono state uno spunto prezioso da cui partire per questo mio lavoro di tesi. Lefebvre, per diritto alla città, non intende sottolineare un diritto di carattere giuridico, ma la capacità e il bisogno che gli individui hanno di stare con gli altri. La piazza può ben rappresentare quello spazio centrale, quel luogo d'incontro di cui Lefebvre parla e in cui si concentra tutta la realtà urbana. L'uomo è un animale sociale e, per molto tempo, questo suo bisogno si è manifestato proprio attorno alla piazza. Con le scoperte tecnologiche non si è perso questo suo bisogno ma lo si manifesta in maniera diversa attraverso anche nuove forme di aggregazione di tipo virtuale. Partendo da queste premesse, oggi in una società, che l'antropologo M. Augè definisce sempre più ricca di surmodernità, sempre più accelerata nel tempo e nello spazio, ci chiediamo quale ruolo abbia la piazza nella vita di ognuno di noi. Attraverso una serie di interviste, da me condotte proprio per dare risposte a questo interrogativo, si può evincere come la piazza, per alcuni aspetti, occupi ancora la sua solida posizione centrale, atta a favorire e creare aggregazione, ma ad essa si affiancano nuovi modi di intendere e fare piazza.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/25917