Fin dalle sue origini il mondo del cinema ha sviluppato uno stretto legame con il mondo della moda in generale e con il costume in particolare, al punto da portare alla nascita di importanti e spesso durature collaborazioni fra i due universi, destinate a restare impresse nella memoria collettiva. Emblema di tale simbiosi è, ad esempio, il sodalizio instauratosi fra l'attrice Audrey Hepburn e la Maison Givenchy, a cui si deve, fra gli altri, l'iconico abito da cocktail nero indossato dall'attrice in Colazione da Tiffany (1961); oppure si pensi al vestiario realizzato da Giorgio Armani per un quasi sconosciuto Richard Gere in American Gigolò (1980). Ma nel corso della storia non sono state soltanto le grandi case di moda ad ideare e realizzare il vestiario degli attori; a partire dagli anni Venti e Trenta del Novecento si è infatti sviluppata la figura del costumista che, in particolare nella sua versione hollywoodiana, diventa centrale per la realizzazione degli abiti di scena. L'importanza del lavoro del costumista è stata tuttavia riconosciuta soltanto a partire dal 1948, quando fu istituito il Premio Oscar ai migliori costumi (Academy Award for Costume Design). Il costumista non è soltanto un tecnico, e nemmeno può essere considerato un semplice sarto; il suo lavoro consiste nel pensare degli abiti che si adattino alla fisicità della persona e che mettano in luce il carattere dei personaggi, rispettando le regole estetiche imposte dalla pellicola cinematografica di riferimento. L'abito, dunque, fa il monaco; plasma il personaggio e, quando il vestiario è realizzato dalle grandi case di moda, trasforma l'attore in un vero e proprio testimonial del brand, contribuendo inoltre all'affermazione dell'immagine divistica della figura attoriale. Il presente elaborato mira a mostrare l'importanza del costume cinematografico, i suoi significati e il suo impatto sul pubblico. La prima parte è una vera e propria carrellata della storia del costume nel cinema, dalle origini ai giorni nostri. Il secondo capitolo è invece dedicato alla figura del costumista e alle fasi del suo lavoro. Infine, il terzo capitolo riporta il caso studio di Milena Canonero, grande costumista italiana trapiantata a Hollywood, la quale ha ricevuto durante la sua carriera numerosi riconoscimenti e tre Oscar ai migliori costumi per tre importanti film: Barry Lyndon, Chariots of Fire, Marie Antoinette e Grand Budapest Hotel.

Ciak, si sfila! La moda e il costume nel cinema. Il caso studio Milena Canonero

MONTEMARANO, MARIANNA
2019/2020

Abstract

Fin dalle sue origini il mondo del cinema ha sviluppato uno stretto legame con il mondo della moda in generale e con il costume in particolare, al punto da portare alla nascita di importanti e spesso durature collaborazioni fra i due universi, destinate a restare impresse nella memoria collettiva. Emblema di tale simbiosi è, ad esempio, il sodalizio instauratosi fra l'attrice Audrey Hepburn e la Maison Givenchy, a cui si deve, fra gli altri, l'iconico abito da cocktail nero indossato dall'attrice in Colazione da Tiffany (1961); oppure si pensi al vestiario realizzato da Giorgio Armani per un quasi sconosciuto Richard Gere in American Gigolò (1980). Ma nel corso della storia non sono state soltanto le grandi case di moda ad ideare e realizzare il vestiario degli attori; a partire dagli anni Venti e Trenta del Novecento si è infatti sviluppata la figura del costumista che, in particolare nella sua versione hollywoodiana, diventa centrale per la realizzazione degli abiti di scena. L'importanza del lavoro del costumista è stata tuttavia riconosciuta soltanto a partire dal 1948, quando fu istituito il Premio Oscar ai migliori costumi (Academy Award for Costume Design). Il costumista non è soltanto un tecnico, e nemmeno può essere considerato un semplice sarto; il suo lavoro consiste nel pensare degli abiti che si adattino alla fisicità della persona e che mettano in luce il carattere dei personaggi, rispettando le regole estetiche imposte dalla pellicola cinematografica di riferimento. L'abito, dunque, fa il monaco; plasma il personaggio e, quando il vestiario è realizzato dalle grandi case di moda, trasforma l'attore in un vero e proprio testimonial del brand, contribuendo inoltre all'affermazione dell'immagine divistica della figura attoriale. Il presente elaborato mira a mostrare l'importanza del costume cinematografico, i suoi significati e il suo impatto sul pubblico. La prima parte è una vera e propria carrellata della storia del costume nel cinema, dalle origini ai giorni nostri. Il secondo capitolo è invece dedicato alla figura del costumista e alle fasi del suo lavoro. Infine, il terzo capitolo riporta il caso studio di Milena Canonero, grande costumista italiana trapiantata a Hollywood, la quale ha ricevuto durante la sua carriera numerosi riconoscimenti e tre Oscar ai migliori costumi per tre importanti film: Barry Lyndon, Chariots of Fire, Marie Antoinette e Grand Budapest Hotel.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
876672_montemarano-marianna_tesi.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 12.7 MB
Formato Adobe PDF
12.7 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/25888