The Fourth Industrial Revolution, or rather, Industry 4.0 is transforming the way people live and work, as well as the skills that companies require to their staff. In this context of interconnection and of extremely advanced technologies, many academic studies have questioned their impact on employment, both in qualitative and quantitative terms, reaching a polarized vision: if on the one hand it's not excluded a disruptive impact of digital technologies on the future of work, on the other it must be remembered that the new technological paradigm is replacing the human figure mainly in routine or dangerous activities. Therefore, the challenge requires to retrain the skills of human resources, in order to induce them towards qualitatively better jobs. Furthermore, in addition to the fears of running into periods of mass technological unemployment, due to the ever-increasing adoption of automation and technologies related to Industry 4.0 in the workplace, there are also the risks caused because of the pandemic, which has hit countries of all around the world. The health emergency also led to changes in the organization of work, in fact, there was a wide use of smart working or rather home working, which allowed the continuation of the activity in the sectors suspended by the lockdown, or the reduction of contagion risks in the segments that remained active. In this period, various academic studies and preliminary estimates have been conducted, in relation to the results of the diffusion of agile work; however, regardless of the results obtained, we achieve the awareness that remote work can be an excellent way to reduce costs and the timing to reach the workplace, the stress caused by traffic and to increase the motivation and productivity of individuals. In order to investigate which skills have proved essential in a context of uncertainty, such as the one experienced during the lockdown, and to verify whether the advantages and limits, which have been found by the academic literature and associated with smart working, have an effective confirmation in reality, we carried out a survey, in which we analyzed the responses given by a group of employees operating within a well-known Italian company, in the automotive sector. The results, elaborated from the data obtained, show that agile work is seen in a generally positive way and that the main advantages found by the literature, both at work and at a personal level, have proved to be correct. However, the survey also highlighted some critical issues, in particular the most suffered is social isolation. The data is not surprising, as it was expected to experience discomfort due to the lack of social relations and direct contacts between people; overall, however, despite the fact that smart working has been implemented in an atypical form and in an emergency phase, it can be considered an apparently successful experiment.
La Quarta Rivoluzione Industriale, o meglio, l'Industry 4.0 sta trasformando il modo in cui le persone vivono e lavorano, nonché le competenze che le aziende richiedono al proprio personale. In questo contesto di interconnessione e di tecnologie estremamente all'avanguardia, molti studi accademici si sono interrogati su quale potrà essere il loro l'impatto sull'occupazione, sia in termini qualitativi che quantitativi, giungendo ad una visione polarizzata: se da un lato non si esclude un impatto disruptive delle tecnologie digitali sul futuro del lavoro, dall'altro bisogna ricordare che il nuovo paradigma tecnologico sta sostituendo la figura umana principalmente in attività di routine, faticose o pericolose. Quindi, la sfida impone di riqualificare le competenze delle risorse umane, così da indurle verso mansioni qualitativamente migliori, al fine di non incorrere in forti perdite di posti di lavoro. Inoltre, oltre ai timori di incorrere in periodi di disoccupazione tecnologica di massa, dovuti all'adozione sempre crescente dell'automazione e delle tecnologie legate all'Industry 4.0 nell'ambito lavorativo, si aggiungono i rischi causati dalla pandemia, che ha colpito i Paesi di tutto il mondo. L'emergenza sanitaria ha comportato anche modifiche nell'organizzazione del lavoro, infatti vi è stato ampio ricorso allo smart working o meglio all'home working, il quale ha permesso la prosecuzione dell'attività nei settori sospesi dal lockdown, ovvero la riduzione dei rischi di contagio nei comparti rimasti attivi. In questo periodo sono stati condotti svariati studi accademici e stime preliminari, in relazione agli esiti della diffusione del lavoro agile, tuttavia a prescindere dai risultati ottenuti, è stata raggiunta la consapevolezza che il lavoro da remoto può essere un ottimo alleato per ridurre i costi e le tempistiche di spostamento per raggiungere il posto di lavoro, lo stress causato dal traffico e per aumentare la motivazione e la produttività dei singoli. Al fine di indagare quali competenze si sono rivelate essenziali in un contesto di incertezza, come quello vissuto durante il lockdown e di verificare se i benefici e i limiti, che sono stati rilevati dalla letteratura accademica e associati allo smart working hanno un effettivo riscontro nella realtà, è stata realizzata un'indagine campionaria, la quale ha consentito di raccogliere le risposte di un gruppo di dipendenti operanti all'interno di una nota azienda italiana, nell'ambito dell'automotive. I risultati ottenuti dimostrano che il lavoro agile sia visto in modo tendenzialmente positivo e che i principali vantaggi rilevati dalla letteratura, sia a livello lavorativo che personale, si siano rivelati corretti. Tuttavia, l'indagine ha messo in luce anche alcune criticità: in particolare, tra le più sofferte, vi è al primo posto l'isolamento sociale. Il dato non stupisce, in quanto ci si aspettava di riscontrare un diffuso malessere a causa mancanza delle relazioni sociali e dei contatti diretti tra le persone; nel complesso, comunque, nonostante lo smart working sia stato implementato in forma atipica e in una fase emergenziale, lo si può considerare come un esperimento apparentemente ben riuscito.
Industry 4.0 & Covid-19: Le Trasformazioni delle Competenze
GRISOTTO, FEDERICA
2019/2020
Abstract
La Quarta Rivoluzione Industriale, o meglio, l'Industry 4.0 sta trasformando il modo in cui le persone vivono e lavorano, nonché le competenze che le aziende richiedono al proprio personale. In questo contesto di interconnessione e di tecnologie estremamente all'avanguardia, molti studi accademici si sono interrogati su quale potrà essere il loro l'impatto sull'occupazione, sia in termini qualitativi che quantitativi, giungendo ad una visione polarizzata: se da un lato non si esclude un impatto disruptive delle tecnologie digitali sul futuro del lavoro, dall'altro bisogna ricordare che il nuovo paradigma tecnologico sta sostituendo la figura umana principalmente in attività di routine, faticose o pericolose. Quindi, la sfida impone di riqualificare le competenze delle risorse umane, così da indurle verso mansioni qualitativamente migliori, al fine di non incorrere in forti perdite di posti di lavoro. Inoltre, oltre ai timori di incorrere in periodi di disoccupazione tecnologica di massa, dovuti all'adozione sempre crescente dell'automazione e delle tecnologie legate all'Industry 4.0 nell'ambito lavorativo, si aggiungono i rischi causati dalla pandemia, che ha colpito i Paesi di tutto il mondo. L'emergenza sanitaria ha comportato anche modifiche nell'organizzazione del lavoro, infatti vi è stato ampio ricorso allo smart working o meglio all'home working, il quale ha permesso la prosecuzione dell'attività nei settori sospesi dal lockdown, ovvero la riduzione dei rischi di contagio nei comparti rimasti attivi. In questo periodo sono stati condotti svariati studi accademici e stime preliminari, in relazione agli esiti della diffusione del lavoro agile, tuttavia a prescindere dai risultati ottenuti, è stata raggiunta la consapevolezza che il lavoro da remoto può essere un ottimo alleato per ridurre i costi e le tempistiche di spostamento per raggiungere il posto di lavoro, lo stress causato dal traffico e per aumentare la motivazione e la produttività dei singoli. Al fine di indagare quali competenze si sono rivelate essenziali in un contesto di incertezza, come quello vissuto durante il lockdown e di verificare se i benefici e i limiti, che sono stati rilevati dalla letteratura accademica e associati allo smart working hanno un effettivo riscontro nella realtà, è stata realizzata un'indagine campionaria, la quale ha consentito di raccogliere le risposte di un gruppo di dipendenti operanti all'interno di una nota azienda italiana, nell'ambito dell'automotive. I risultati ottenuti dimostrano che il lavoro agile sia visto in modo tendenzialmente positivo e che i principali vantaggi rilevati dalla letteratura, sia a livello lavorativo che personale, si siano rivelati corretti. Tuttavia, l'indagine ha messo in luce anche alcune criticità: in particolare, tra le più sofferte, vi è al primo posto l'isolamento sociale. Il dato non stupisce, in quanto ci si aspettava di riscontrare un diffuso malessere a causa mancanza delle relazioni sociali e dei contatti diretti tra le persone; nel complesso, comunque, nonostante lo smart working sia stato implementato in forma atipica e in una fase emergenziale, lo si può considerare come un esperimento apparentemente ben riuscito.File | Dimensione | Formato | |
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