L’ipofertilità della vacca da latte è una problematica complessa, definita anche sindrome della sub-fertilità per meglio evidenziarne l’aspetto multifattoriale. Questa sindrome causa gravi perdite economiche nell’allevamento della vacca da latte sia perché rappresenta la prima causa di riforma. È noto che le bovine diventano più redditizie quando in stalla cresce il numero di parti e si riduce il tasso di rimonta annuale.. Le cause di riforma degli animali posso essere svariate ma le principali sono, in ordine d’importanza, ipofertilità, mastiti, e zoppie che determinano una perdita di produzione di latte e aumentano i costi sanitari. Nell’azienda zootecnica la sub-fertilità rappresenta il parametro che condiziona maggiormente la produttività per cui devono essere evitati tutti quei fattori la possono condizionare negativamente. Tuttavia, con l’aumentare della produzione di latte, nella razza Frisona, gli animali risultano più soggetti a certe patologie: invero, alcuni caratteri economicamente importanti nella selezione, come fertilità e longevità tendono a peggiorare, aumentando il numero di bovine problematiche e, di conseguenza, il loro tasso di riforma. Inoltre l’ipofertilità è spesso associata a carenze energetiche, vitaminiche e minerali durante l’inizio della lattazione. Insieme alle cause alimentari, vi sono diverse condizioni ambientali che possono essere fonte di stress per l’animale come il sovraffollamento, lo stress da caldo e la scarsa igiene che possono favorire lo sviluppo di patogeni. Partendo da queste considerazioni col presente lavoro ho voluto analizzare le cause gestionali più importanti che possono ridurre la fertilità e le soluzioni che l’allevatore deve cercare di mettere in atto per consentire alle bovine di esprimere al meglio il loro potenziale genetico. Negli articoli esaminati risulta evidente che i fattori ambientali su cui si può agire maggiormente, al fine di migliorare la fertilità, sono l’ambiente di allevamento e l’alimentazione. L’ambiente di allevamento deve soddisfare le esigenze degli animali, con spazi adeguati , al fine di ridurre la competizione. Nei periodi estivi si assiste ad una diminuzione della fertilità dovuta alle alte temperature che riducono dell’ingestione di alimenti e il tasso di rilevamento dei calori. Per limitare gli effetti negativi dello stress da caldo (THI > 72) bisogna diminuire la temperatura ambientale percepita dagli animali, attraverso sistemi di raffrescamento (ventilatori e doccette). Dal punto di vista alimentare, per contrastare le carenze energetiche e proteiche dovute alla minor ingestione di alimenti ad inizio lattazione, è necessario aumentare la concentrazione di questi nutrienti nella dieta. Inoltre, l’alimentazione nel periodo di transizione è molto importante al fine di prevenire le dismetabolie del post-partum (chetosi, lipidosi epatica) per migliorare la ripresa dell’attività ovarica anticipando l’instaurarsi della gravidanza. In questo periodo è necessario massimizzare l’ingestione utilizzando alimenti appetibili o precursori del glucosio prontamente assimilabili (glicole propilenico), monitorare la condizione corporea col BCS e i valori ematici di BHBA. Dalla bibliografia consultata è emerso anche che per valutare in modo oggettivo l’efficienza riproduttiva, l’azienda deve disporre degli indici di fertilità aziendali (HDR, CP e PR) in modo da individuare tempestivamente, in caso di ipofertilità, le probabili cause gestionali ed intervenire di conseguenza per migliorarla.
Il problema della ipofertilità nella bovina da latte
FIORITO, ALESSIA
2019/2020
Abstract
L’ipofertilità della vacca da latte è una problematica complessa, definita anche sindrome della sub-fertilità per meglio evidenziarne l’aspetto multifattoriale. Questa sindrome causa gravi perdite economiche nell’allevamento della vacca da latte sia perché rappresenta la prima causa di riforma. È noto che le bovine diventano più redditizie quando in stalla cresce il numero di parti e si riduce il tasso di rimonta annuale.. Le cause di riforma degli animali posso essere svariate ma le principali sono, in ordine d’importanza, ipofertilità, mastiti, e zoppie che determinano una perdita di produzione di latte e aumentano i costi sanitari. Nell’azienda zootecnica la sub-fertilità rappresenta il parametro che condiziona maggiormente la produttività per cui devono essere evitati tutti quei fattori la possono condizionare negativamente. Tuttavia, con l’aumentare della produzione di latte, nella razza Frisona, gli animali risultano più soggetti a certe patologie: invero, alcuni caratteri economicamente importanti nella selezione, come fertilità e longevità tendono a peggiorare, aumentando il numero di bovine problematiche e, di conseguenza, il loro tasso di riforma. Inoltre l’ipofertilità è spesso associata a carenze energetiche, vitaminiche e minerali durante l’inizio della lattazione. Insieme alle cause alimentari, vi sono diverse condizioni ambientali che possono essere fonte di stress per l’animale come il sovraffollamento, lo stress da caldo e la scarsa igiene che possono favorire lo sviluppo di patogeni. Partendo da queste considerazioni col presente lavoro ho voluto analizzare le cause gestionali più importanti che possono ridurre la fertilità e le soluzioni che l’allevatore deve cercare di mettere in atto per consentire alle bovine di esprimere al meglio il loro potenziale genetico. Negli articoli esaminati risulta evidente che i fattori ambientali su cui si può agire maggiormente, al fine di migliorare la fertilità, sono l’ambiente di allevamento e l’alimentazione. L’ambiente di allevamento deve soddisfare le esigenze degli animali, con spazi adeguati , al fine di ridurre la competizione. Nei periodi estivi si assiste ad una diminuzione della fertilità dovuta alle alte temperature che riducono dell’ingestione di alimenti e il tasso di rilevamento dei calori. Per limitare gli effetti negativi dello stress da caldo (THI > 72) bisogna diminuire la temperatura ambientale percepita dagli animali, attraverso sistemi di raffrescamento (ventilatori e doccette). Dal punto di vista alimentare, per contrastare le carenze energetiche e proteiche dovute alla minor ingestione di alimenti ad inizio lattazione, è necessario aumentare la concentrazione di questi nutrienti nella dieta. Inoltre, l’alimentazione nel periodo di transizione è molto importante al fine di prevenire le dismetabolie del post-partum (chetosi, lipidosi epatica) per migliorare la ripresa dell’attività ovarica anticipando l’instaurarsi della gravidanza. In questo periodo è necessario massimizzare l’ingestione utilizzando alimenti appetibili o precursori del glucosio prontamente assimilabili (glicole propilenico), monitorare la condizione corporea col BCS e i valori ematici di BHBA. Dalla bibliografia consultata è emerso anche che per valutare in modo oggettivo l’efficienza riproduttiva, l’azienda deve disporre degli indici di fertilità aziendali (HDR, CP e PR) in modo da individuare tempestivamente, in caso di ipofertilità, le probabili cause gestionali ed intervenire di conseguenza per migliorarla.File | Dimensione | Formato | |
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