Il mio lavoro di tesi è volto ad analizzare la copertura mediatica che giornali nazionali ed internazionali hanno riservato alla guerra in Libia dal suo inizio, il 17 febbraio del 2011, fino all'uccisione di Muammar Gheddafi. L'approccio all'argomento parte da qualche mese prima dei fatti libici, e precisamente dal 17 dicembre 2010, data in cui viene convenzionalmente collocato l'inizio della Primavera araba. Con questa definizione ci si riferisce all'ondata di proteste iniziata in Tunisia, che ha progressivamente investito anche Egitto, Yemen, Bahrain, Libia e Siria. Questi popoli hanno sentito il bisogno di riscatto e di democrazia, la necessità di ribellarsi ai propri despoti e creare un futuro nuovo e giusto, per sé e per la propria terra. La vera novità la si rintraccia nel modo in cui i giovani nativi digitali hanno ideato, organizzato, e diffuso le rivoluzioni sfruttando i social network. Il risultato è stato straordinario: il mondo intero ha potuto partecipare in diretta alle sorti di queste genti, conoscere i loro pensieri, condividere le loro lotte. Durante i mesi di guerra i ribelli hanno invaso la rete con contenuti video, audio e post. Utilizzando Twitter, Facebook e Youtube sono riusciti aggirare la censura di regime e a far trionfare la democrazia del world wide web. In questo contesto i quotidiani di tutto il mondo hanno dovuto assolvere ad un compito molto difficile: adattarsi ai nuovi media senza mai smarrire l'obiettivo principale, dare lettore un'informazione chiara, completa e che dia conto della pluralità del reale. L'uccisione dell'avvocato Fathi Terbil, difensore delle vittime di Abu Salim il 15 febbraio 2011, è stato il casus belli che ha fatto esplodere una serie di proteste in Libia, la prima delle quali due giorni dopo: il Day of Rage. Migliaia di persone in questa guerra sono morte per mano dell'esercito di fedeli al Raìs, sono stati mesi cruenti e dolorosi, conclusisi con l'assassinio di Gheddafi. Il corpo della tesi è strutturato in 6 capitoli, ognuno dei quali analizza a fondo alcune giornate cruciali nelle vicende libiche. Lo scopo è stato mettere a confronto articoli e scelte editoriali delle testate italiane ed estere per mettere in evidenza i diversi approcci ai medesimi argomenti. Nel primo capitolo si ricercano le cause che hanno scatenato la guerra, nel secondo i giudizi sull'intervento della Nato a marzo, nel terzo la conquista di Misurata da parte dei ribelli, nel quarto l'ingresso trionfante dei ribelli a Tripoli avvenuto in agosto e nel quinto la cattura ed uccisione di Gheddafi il 20 ottobre. Il sesto capitolo è complementare e parallelo a questi cinque, e focalizza l'attenzione sull'informazione passata attraverso i social network. Per avere una visione più ampia possibile, ho deciso di condurre la mia indagine su sei quotidiani, tre italiani e tre internazionali. Per quanto riguarda i primi, ho utilizzato il Corriere della Sera in quanto giornale idealmente imparziale, la Repubblica e il Giornale come voci più schierate. Per l'estero il Guardian britannico, Le Monde francese ed il Washington Post, questi tre in formato online. L'indagine sui modelli di giornalismo, le scelte editoriali, la gerarchizzazione delle notizie e il registro adoperato ha messo in evidenza la pluralità di approcci di ciascun giornale al tema. E' stato inoltre particolarmente proficuo confrontare le differenze intrinseche tra mezzo stampa e giornalismo online e, più in generale, tra giornalismo italiano ed estero.

Il ruolo dei media occidentali nella guerra di Libia

ATTOLICO, CLAUDIA
2011/2012

Abstract

Il mio lavoro di tesi è volto ad analizzare la copertura mediatica che giornali nazionali ed internazionali hanno riservato alla guerra in Libia dal suo inizio, il 17 febbraio del 2011, fino all'uccisione di Muammar Gheddafi. L'approccio all'argomento parte da qualche mese prima dei fatti libici, e precisamente dal 17 dicembre 2010, data in cui viene convenzionalmente collocato l'inizio della Primavera araba. Con questa definizione ci si riferisce all'ondata di proteste iniziata in Tunisia, che ha progressivamente investito anche Egitto, Yemen, Bahrain, Libia e Siria. Questi popoli hanno sentito il bisogno di riscatto e di democrazia, la necessità di ribellarsi ai propri despoti e creare un futuro nuovo e giusto, per sé e per la propria terra. La vera novità la si rintraccia nel modo in cui i giovani nativi digitali hanno ideato, organizzato, e diffuso le rivoluzioni sfruttando i social network. Il risultato è stato straordinario: il mondo intero ha potuto partecipare in diretta alle sorti di queste genti, conoscere i loro pensieri, condividere le loro lotte. Durante i mesi di guerra i ribelli hanno invaso la rete con contenuti video, audio e post. Utilizzando Twitter, Facebook e Youtube sono riusciti aggirare la censura di regime e a far trionfare la democrazia del world wide web. In questo contesto i quotidiani di tutto il mondo hanno dovuto assolvere ad un compito molto difficile: adattarsi ai nuovi media senza mai smarrire l'obiettivo principale, dare lettore un'informazione chiara, completa e che dia conto della pluralità del reale. L'uccisione dell'avvocato Fathi Terbil, difensore delle vittime di Abu Salim il 15 febbraio 2011, è stato il casus belli che ha fatto esplodere una serie di proteste in Libia, la prima delle quali due giorni dopo: il Day of Rage. Migliaia di persone in questa guerra sono morte per mano dell'esercito di fedeli al Raìs, sono stati mesi cruenti e dolorosi, conclusisi con l'assassinio di Gheddafi. Il corpo della tesi è strutturato in 6 capitoli, ognuno dei quali analizza a fondo alcune giornate cruciali nelle vicende libiche. Lo scopo è stato mettere a confronto articoli e scelte editoriali delle testate italiane ed estere per mettere in evidenza i diversi approcci ai medesimi argomenti. Nel primo capitolo si ricercano le cause che hanno scatenato la guerra, nel secondo i giudizi sull'intervento della Nato a marzo, nel terzo la conquista di Misurata da parte dei ribelli, nel quarto l'ingresso trionfante dei ribelli a Tripoli avvenuto in agosto e nel quinto la cattura ed uccisione di Gheddafi il 20 ottobre. Il sesto capitolo è complementare e parallelo a questi cinque, e focalizza l'attenzione sull'informazione passata attraverso i social network. Per avere una visione più ampia possibile, ho deciso di condurre la mia indagine su sei quotidiani, tre italiani e tre internazionali. Per quanto riguarda i primi, ho utilizzato il Corriere della Sera in quanto giornale idealmente imparziale, la Repubblica e il Giornale come voci più schierate. Per l'estero il Guardian britannico, Le Monde francese ed il Washington Post, questi tre in formato online. L'indagine sui modelli di giornalismo, le scelte editoriali, la gerarchizzazione delle notizie e il registro adoperato ha messo in evidenza la pluralità di approcci di ciascun giornale al tema. E' stato inoltre particolarmente proficuo confrontare le differenze intrinseche tra mezzo stampa e giornalismo online e, più in generale, tra giornalismo italiano ed estero.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
743643_tesiclaudiaattolico.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 23.06 MB
Formato Adobe PDF
23.06 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/25475