Economia e cultura: due termini che prima degli anni Sessanta quasi nessuno accostava se non per porre l'accento su come le due discipline fossero tra loro distanti. Da una parte l'economia appunto, scienza dominata ancora fino ai giorni nostri dal rigido e emblematico pensiero neoclassico; dall'altra la cultura, termine dal significato ampio e sfaccettato col quale si intende l'eredità storica di un gruppo umano ben particolare, comprensiva di un sistema di saperi, opinioni, credenze, costumi e comportamenti, da sempre tenuta ben distinta dal ¿danaro¿. Oggi l'Economia della Cultura è considerata a tutti gli effetti come indipendente. La chiave di lettura per comprendere appieno quale sia il suo apporto innovativo rispetto alla concezione precedente sta nella considerazione del fatto che tutte le attività sopra riportate che non rientrano nella cosiddetta industria culturale tradizionale sono ora da ricondursi ad esse. Dovrebbero e dovranno perciò essere gestite e analizzate come se fossero delle vere e proprie imprese perché capaci di produrre ricchezza per la comunità e per lo Stato, grazie alle loro caratteristiche di essere peculiari di un determinato territorio e in grado di attirare capitali anche dall'estero. Pertanto, il resto della trattazione si concentrerà proprio attorno a quest'ultimo aspetto, ovvero sull'analisi della gestione di un museo come la Tate Gallery di Londra, uno dei più grandi e conosciuti al mondo, per comprendere meglio come il concetto dell'economia della cultura possa essere applicato alla realtà.

Analisi dei report della Tate Gallery: un esempio di Economia della Cultura

MORLETTO, VITTORIO
2015/2016

Abstract

Economia e cultura: due termini che prima degli anni Sessanta quasi nessuno accostava se non per porre l'accento su come le due discipline fossero tra loro distanti. Da una parte l'economia appunto, scienza dominata ancora fino ai giorni nostri dal rigido e emblematico pensiero neoclassico; dall'altra la cultura, termine dal significato ampio e sfaccettato col quale si intende l'eredità storica di un gruppo umano ben particolare, comprensiva di un sistema di saperi, opinioni, credenze, costumi e comportamenti, da sempre tenuta ben distinta dal ¿danaro¿. Oggi l'Economia della Cultura è considerata a tutti gli effetti come indipendente. La chiave di lettura per comprendere appieno quale sia il suo apporto innovativo rispetto alla concezione precedente sta nella considerazione del fatto che tutte le attività sopra riportate che non rientrano nella cosiddetta industria culturale tradizionale sono ora da ricondursi ad esse. Dovrebbero e dovranno perciò essere gestite e analizzate come se fossero delle vere e proprie imprese perché capaci di produrre ricchezza per la comunità e per lo Stato, grazie alle loro caratteristiche di essere peculiari di un determinato territorio e in grado di attirare capitali anche dall'estero. Pertanto, il resto della trattazione si concentrerà proprio attorno a quest'ultimo aspetto, ovvero sull'analisi della gestione di un museo come la Tate Gallery di Londra, uno dei più grandi e conosciuti al mondo, per comprendere meglio come il concetto dell'economia della cultura possa essere applicato alla realtà.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/25342