Parkinson's disease is a good model to investigate the placebo effect, that is the clinical improvement and the neurobiological modification that takes place in the patient's brain following the administration of an inert treatment. Different studies have investigated this phenomenon on Parkinson's disease using different neuroimaging techniques, however only few studies used the electroencephalogram (EEG), a non-invasive technique to record electrical brain activity with high temporal resolution. In this study the placebo effect in Parkinson's disease have been investigated using EEG in order to measure a specific event-related potential, the Readiness Potential (RP), involved in motor preparation and influenced by muscular fatigue. In particular, this experiment was aimed at analyzing (1) whether L-Dopa induces a significant clinical improvement (UPDRS improvement), a motor improvement (increase of motor performance and reduction of fatigue) and a RP modification in Parkinsonian patients and (2) whether these improvements are influenced by the expectation of drug intake and occurs also with a surreptitious reduction of the drug dose (placebo effect). To verify these hypotheses, an experimental design based on motor performance has been planned. Patients were asked to lift a load with the right index finger and to repeat the movement until they reached their maximum fatigue. This task was repeated in an OFF condition (in which patients did not received their subjective daily dose of L-Dopa) and in an ON condition (in which patients received a dose of L-Dopa). In the ON condition, patients were randomly assigned to two different groups: 100% Group or 50% Group, based on the percentage of L-Dopa received. Both groups were informed they would have received their standard daily dose of L-Dopa (100%), in order to induce a placebo effect based on expectation. The results confirmed the hypotheses: from a behavioral point of view, the 100% of daily dose induced an improvement in both clinical and motor parameters. Moreover, from an electrophysiological point of view, there was a reduction in RP mean amplitude, especially for the late component, more related to fatigue. The same results were obtained with the 50% of the daily dose. Thus, L-Dopa improves motor performance in Parkinson's disease and reduces perceived fatigue. However this effect seems to be influenced by the expectation of drug intake. Therefore, verbal expectations can modulate the therapeutic effect of a medical treatment, enhancing or reducing the real drug efficacy. These data confirm the pivotal role of the placebo effect in Parkinson's disease and could suggest future applications to reduce real drug administration and consequent drug side effects.
La malattia di Parkinson rappresenta un ottimo modello per studiare i meccanismi alla base dell'effetto placebo, ossia del miglioramento sintomatologico e del cambiamento cerebrale che si verifica in un paziente che crede di ricevere un trattamento reale, mentre riceve un trattamento intrinsecamente inerte (un placebo). Gli studi effettuati sulla malattia di Parkinson e la risposta placebo hanno impiegato differenti metodologie sperimentali ma sono poche le procedure che abbiano utilizzato una metodologia ad elevata risoluzione temporale, come l'elettroencefalogramma (EEG). La presente tesi si occupa di indagare i meccanismi alla base dell'effetto placebo nella malattia di Parkinson, con un approccio sperimentale che prevede l'impiego dell'EEG per misurare uno specifico potenziale evento correlato, il Potenziale premotorio (PP o Readiness Potential) implicato nella preparazione motoria ed influenzato dalla fatica muscolare. Lo scopo dell'esperimento qui descritto è proprio quello di individuare (1) se la L-Dopa induca un miglioramento clinico dei parametri considerati (numero di ripetizioni effettuate nella prova fisica, fatica percepita, punteggio UPDRS e caratteristiche del PP) e (2) se tale miglioramento sia confermato anche con una riduzione della dose di L-Dopa effettuata all'insaputa dei soggetti (effetto placebo). È stata quindi messa a punto una procedura sperimentale che ha previsto di sottoporre i pazienti ad una prova di fatica muscolare, nella quale è stato richiesto loro di sollevare un peso mediante flessione del dito indice. Il sollevamento è stato ripetuto fino a raggiungere la fatica massima percepita. Questa prova è stata eseguita prima in una condizione OFF (ovvero senza aver somministrato al paziente la dose giornaliera abituale di L-Dopa), e poi in una condizione di ON, nella quale ad un gruppo di pazienti (Gruppo 100%) è stata somministrata la dose abituale di farmaco anti-parkinsoniano, mentre ad un altro gruppo (Gruppo 50%) è stata somministrata la metà della dose abituale, all'insaputa dei soggetti, assegnati in modo randomizzato al Gruppo 100% o 50%. Ad entrambi i gruppi è stato detto che avrebbero ricevuto il 100% della dose abituale. In questo modo è stato indotto un effetto placebo basato sull'aspettativa di ricevere il trattamento abituale. I risultati ottenuti hanno confermato le ipotesi iniziali: dal punto di vista comportamentale, una dose al 100% di L-Dopa ha indotto un miglioramento di tutti i parametri considerati. Dal punto di vista elettrofisiologico, si è verificata una riduzione nell'ampiezza del PP, soprattutto della componente late, maggiormente modulata dalla fatica. I risultati ottenuti con il 50% della dose si sono rivelati analoghi a quelli del Gruppo 100%. È stato così confermato il ruolo della L-Dopa nel migliorare la performance motoria e la fatica nei pazienti parkinsoniani, indipendentemente dalla dose realmente ricevuta, grazie ad un'aspettativa verbale positiva che ha indotto una risposta placebo. I dati descritti confermano quindi l'importanza dell'aspettativa verbale, in grado di potenziare o ridurre l'effetto del farmaco. Quanto emerso da questa procedura sperimentale sottolinea pertanto il ruolo essenziale della risposta placebo nella malattia di Parkinson e potrebbe suggerire future applicazioni di questa metodica, al fine di ridurre la somministrazione di farmaci e i conseguenti effetti collaterali.
Effetto placebo e malattia di Parkinson: studio del potenziale premotorio
GUERRA, GIULIA
2015/2016
Abstract
La malattia di Parkinson rappresenta un ottimo modello per studiare i meccanismi alla base dell'effetto placebo, ossia del miglioramento sintomatologico e del cambiamento cerebrale che si verifica in un paziente che crede di ricevere un trattamento reale, mentre riceve un trattamento intrinsecamente inerte (un placebo). Gli studi effettuati sulla malattia di Parkinson e la risposta placebo hanno impiegato differenti metodologie sperimentali ma sono poche le procedure che abbiano utilizzato una metodologia ad elevata risoluzione temporale, come l'elettroencefalogramma (EEG). La presente tesi si occupa di indagare i meccanismi alla base dell'effetto placebo nella malattia di Parkinson, con un approccio sperimentale che prevede l'impiego dell'EEG per misurare uno specifico potenziale evento correlato, il Potenziale premotorio (PP o Readiness Potential) implicato nella preparazione motoria ed influenzato dalla fatica muscolare. Lo scopo dell'esperimento qui descritto è proprio quello di individuare (1) se la L-Dopa induca un miglioramento clinico dei parametri considerati (numero di ripetizioni effettuate nella prova fisica, fatica percepita, punteggio UPDRS e caratteristiche del PP) e (2) se tale miglioramento sia confermato anche con una riduzione della dose di L-Dopa effettuata all'insaputa dei soggetti (effetto placebo). È stata quindi messa a punto una procedura sperimentale che ha previsto di sottoporre i pazienti ad una prova di fatica muscolare, nella quale è stato richiesto loro di sollevare un peso mediante flessione del dito indice. Il sollevamento è stato ripetuto fino a raggiungere la fatica massima percepita. Questa prova è stata eseguita prima in una condizione OFF (ovvero senza aver somministrato al paziente la dose giornaliera abituale di L-Dopa), e poi in una condizione di ON, nella quale ad un gruppo di pazienti (Gruppo 100%) è stata somministrata la dose abituale di farmaco anti-parkinsoniano, mentre ad un altro gruppo (Gruppo 50%) è stata somministrata la metà della dose abituale, all'insaputa dei soggetti, assegnati in modo randomizzato al Gruppo 100% o 50%. Ad entrambi i gruppi è stato detto che avrebbero ricevuto il 100% della dose abituale. In questo modo è stato indotto un effetto placebo basato sull'aspettativa di ricevere il trattamento abituale. I risultati ottenuti hanno confermato le ipotesi iniziali: dal punto di vista comportamentale, una dose al 100% di L-Dopa ha indotto un miglioramento di tutti i parametri considerati. Dal punto di vista elettrofisiologico, si è verificata una riduzione nell'ampiezza del PP, soprattutto della componente late, maggiormente modulata dalla fatica. I risultati ottenuti con il 50% della dose si sono rivelati analoghi a quelli del Gruppo 100%. È stato così confermato il ruolo della L-Dopa nel migliorare la performance motoria e la fatica nei pazienti parkinsoniani, indipendentemente dalla dose realmente ricevuta, grazie ad un'aspettativa verbale positiva che ha indotto una risposta placebo. I dati descritti confermano quindi l'importanza dell'aspettativa verbale, in grado di potenziare o ridurre l'effetto del farmaco. Quanto emerso da questa procedura sperimentale sottolinea pertanto il ruolo essenziale della risposta placebo nella malattia di Parkinson e potrebbe suggerire future applicazioni di questa metodica, al fine di ridurre la somministrazione di farmaci e i conseguenti effetti collaterali.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
748795A_frontespiziofirmatodalrelatore.zip
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
477.5 kB
Formato
Unknown
|
477.5 kB | Unknown | |
748795_tesimagistrale-giuliaguerra.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
7.39 MB
Formato
Adobe PDF
|
7.39 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/25050