Background: Ovarian cancer is the eighth most common cancer among women worldwide. Despite optimal first-instance treatment, 80% of patients will experience a recurrence within three years. At the fifth recurrence, survival is around five months. The ESMO 2021 Guidelines contraindicate the administration of chemotherapy (CT) in the last month of patients' life, but the interruption of active treatments is often a complex and difficult topic to address with patients and relatives. Objectives: The main objective of this multicenter observational retrospective study is to calculate the time elapsed between the date of the last CT administration and the date of death of ovarian cancer patients. The secondary objectives are to describe the clinical-laboratory characteristics of the patients at diagnosis and at the start of the last line of CT and any prognostic factors associated with a greater probability of receiving CT in the last thirty days of life. Methods: patients with ovarian cancer operated between January 2010 and December 2020 in the MITO centers that joined the project were enrolled. Furthermore, only deceased patients whose date of death was known and whose date of last chemotherapy treatment was known were included. A descriptive analysis of patient characteristics and an association study between various prognostic factors and the probability of receiving CT in the last thirty days of life was carried out using logistic regression analysis. A systematic review of the literature on this topic was also carried out. Results: 603 women from 10 Italian MITO centers were included. Most patients had a median age at diagnosis of 64 years, high-grade serous histology (G3) and an advanced stage (FIGO 3/4); the median number of lines of chemotherapy was 3. A quarter of patients (25.7%) received chemotherapy at the end of life. The median survival from the last CT administration was 66 days. Patients with a neutrophil/lymphocyte ratio (NLR) ≥5 at the start of the last line are more likely to undergo CT at the end of life (40.6% vs 22.6%, p<0.001). Similarly, high CRP is also associated with a greater risk (27.6% vs 12.2% p=0.05). Coming from a center in the North is less likely to receive CT at the end of life than coming from a hospital in the Center-South (19.5% vs 41.7%, p<0.001). Patients not enrolled in at least one clinical protocol are more likely to receive CT at the end of life (p=0.027), while dying in hospital compared to hospice/UOCP leads to a greater probability of being treated with chemotherapy in the last 30 days (p <0.001). Conclusions: The MITO 42/TO CARE study has photographed the Italian reality in which there are still disparities in the treatment of patients at the end of life between the North and the South. Furthermore, it has highlighted the great uncertainty on this topic and how clinicians need of tools that are as objective as possible, to determine when to interrupt active treatments. A prospective study could provide useful elements for early identification of patients who would not benefit from a further line of treatment in order to preserve their quality of life as much as possible in the final period.
Background: il carcinoma dell’ovaio è l’ottava neoplasia più diffusa tra le donne nel mondo. Nonostante un trattamento di prima istanza ottimale l’80% delle pazienti presenterà una recidiva entro tre anni. Alla quinta recidiva la sopravvivenza si attesta intorno ai cinque mesi. Le linee Guida ESMO 2021 controindicano la somministrazione di chemioterapia (CT) nell’ultimo mese di vita delle pazienti, ma l’interruzione dei trattamenti attivi è spesso un argomento complesso e difficile da affrontare con le pazienti ed i parenti. Obiettivi: l’obiettivo principale di questo studio retrospettivo osservazionale multicentrico consiste nel calcolare il tempo intercorso tra la data dell’ultima somministrazione di CT e la data di morte delle pazienti affette da carcinoma ovarico. Gli obiettivi secondari sono descrivere le caratteristiche clinico-laboratoristiche delle pazienti alla diagnosi e all’avvio dell’ultima linea di CT ed eventuali fattori prognostici associati ad una maggiore probabilità di ricevere CT negli ultimi trenta giorni di vita. Metodi: sono state arruolate pazienti con carcinoma ovarico operate tra Gennaio 2010 e Dicembre 2020 nei centri MITO che hanno aderito al progetto. Inoltre, sono state incluse esclusivamente le pazienti decedute, di cui si conosceva la data di morte e di cui era nota la data dell’ultimo trattamento chemioterapico. È stata effettuata un’analisi descrittiva delle caratteristiche delle pazienti e uno studio di associazione tra vari fattori prognostici e la probabilità di ricevere CT negli ultimi trenta giorni di vita mediante analisi di regressione logistica. È stata inoltre fatta una revisione sistematica della letteratura su tale argomento. Risultati: sono state incluse 603 donne da 10 centri MITO italiani. Gran parte delle pazienti presentava un’età mediana alla diagnosi di 64 anni, un’istologia sierosa di alto grado (G3) e uno stadio avanzato (FIGO 3/4); il numero mediano di linee di chemioterapia è stato 3. Un quarto delle pazienti (25,7%) ha ricevuto chemioterapia nel fine-vita. La mediana di sopravvivenza dall’ultima somministrazione di CT è risultata di 66 giorni. Le pazienti con rapporto neutrofili/linfociti (NLR) ≥5 all'avvio dell'ultima linea hanno una maggiore probabilità di effettuare CT nel fine-vita (40,6% vs 22,6%, p<0,001). Allo stesso modo anche la PCR elevata si associa ad un rischio maggiore (27,6% vs 12,2% p=0.05). Provenire da un centro del Nord da’ meno probabilità di ricevere CT nel fine-vita rispetto a provenire da un ospedale del Centro-Sud (19,5% vs 41,7%, p<0,001). È più probabile che le pazienti non arruolate in almeno un protocollo clinico ricevano CT nel fine-vita (p=0,027), mentre morire in ospedale rispetto che in hospice/UOCP porta una maggior probabilità di essere trattate con chemioterapici negli ultimi 30 giorni (p<0,001). Conclusioni: Lo studio MITO 42/TO CARE ha fotografato la realtà italiana in cui si riscontrano ancora disparità nel trattamento delle pazienti nel fine-vita tra Nord e Sud. Inoltre, ha messo in luce la grande incertezza su questo argomento e come i clinici necessitino di strumenti il più possibile oggettivi, per determinare quando interrompere i trattamenti attivi. Uno studio prospettico potrebbe fornire degli elementi utili ad identificare precocemente le pazienti che non trarrebbero beneficio da un’ulteriore linea di trattamento al fine di preservare il più possibile la loro qualità di vita nell’ultimo periodo.
Tempo intercorso tra l'ultima chemioterapia e la morte in pazienti affette da carcinoma ovarico: studio TO CARE/MITO 42, un'analisi retrospettiva dei centri MITO italiani.
GALATÀ, ANNA
2022/2023
Abstract
Background: il carcinoma dell’ovaio è l’ottava neoplasia più diffusa tra le donne nel mondo. Nonostante un trattamento di prima istanza ottimale l’80% delle pazienti presenterà una recidiva entro tre anni. Alla quinta recidiva la sopravvivenza si attesta intorno ai cinque mesi. Le linee Guida ESMO 2021 controindicano la somministrazione di chemioterapia (CT) nell’ultimo mese di vita delle pazienti, ma l’interruzione dei trattamenti attivi è spesso un argomento complesso e difficile da affrontare con le pazienti ed i parenti. Obiettivi: l’obiettivo principale di questo studio retrospettivo osservazionale multicentrico consiste nel calcolare il tempo intercorso tra la data dell’ultima somministrazione di CT e la data di morte delle pazienti affette da carcinoma ovarico. Gli obiettivi secondari sono descrivere le caratteristiche clinico-laboratoristiche delle pazienti alla diagnosi e all’avvio dell’ultima linea di CT ed eventuali fattori prognostici associati ad una maggiore probabilità di ricevere CT negli ultimi trenta giorni di vita. Metodi: sono state arruolate pazienti con carcinoma ovarico operate tra Gennaio 2010 e Dicembre 2020 nei centri MITO che hanno aderito al progetto. Inoltre, sono state incluse esclusivamente le pazienti decedute, di cui si conosceva la data di morte e di cui era nota la data dell’ultimo trattamento chemioterapico. È stata effettuata un’analisi descrittiva delle caratteristiche delle pazienti e uno studio di associazione tra vari fattori prognostici e la probabilità di ricevere CT negli ultimi trenta giorni di vita mediante analisi di regressione logistica. È stata inoltre fatta una revisione sistematica della letteratura su tale argomento. Risultati: sono state incluse 603 donne da 10 centri MITO italiani. Gran parte delle pazienti presentava un’età mediana alla diagnosi di 64 anni, un’istologia sierosa di alto grado (G3) e uno stadio avanzato (FIGO 3/4); il numero mediano di linee di chemioterapia è stato 3. Un quarto delle pazienti (25,7%) ha ricevuto chemioterapia nel fine-vita. La mediana di sopravvivenza dall’ultima somministrazione di CT è risultata di 66 giorni. Le pazienti con rapporto neutrofili/linfociti (NLR) ≥5 all'avvio dell'ultima linea hanno una maggiore probabilità di effettuare CT nel fine-vita (40,6% vs 22,6%, p<0,001). Allo stesso modo anche la PCR elevata si associa ad un rischio maggiore (27,6% vs 12,2% p=0.05). Provenire da un centro del Nord da’ meno probabilità di ricevere CT nel fine-vita rispetto a provenire da un ospedale del Centro-Sud (19,5% vs 41,7%, p<0,001). È più probabile che le pazienti non arruolate in almeno un protocollo clinico ricevano CT nel fine-vita (p=0,027), mentre morire in ospedale rispetto che in hospice/UOCP porta una maggior probabilità di essere trattate con chemioterapici negli ultimi 30 giorni (p<0,001). Conclusioni: Lo studio MITO 42/TO CARE ha fotografato la realtà italiana in cui si riscontrano ancora disparità nel trattamento delle pazienti nel fine-vita tra Nord e Sud. Inoltre, ha messo in luce la grande incertezza su questo argomento e come i clinici necessitino di strumenti il più possibile oggettivi, per determinare quando interrompere i trattamenti attivi. Uno studio prospettico potrebbe fornire degli elementi utili ad identificare precocemente le pazienti che non trarrebbero beneficio da un’ulteriore linea di trattamento al fine di preservare il più possibile la loro qualità di vita nell’ultimo periodo.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
tesi_laurea_MIT042_Anna_Galata_783746.pdf
non disponibili
Dimensione
900.98 kB
Formato
Adobe PDF
|
900.98 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/2502