This dissertation deals with the war between separatist groups and central government that broke out in eastern Ukraine during the spring of 2014. Different dynamics ¿ at the local, national and international level ¿ are described to provide a picture of the present situation. The conflict, which developed from the political crisis subsequent to the ouster of the former president Viktor Yanukovich, can be described only by looking into the cross-cutting and intertwined elements of Ukrainian politics, society and economy and by analyzing the contemporary international order: - On the national level: history of Ukraine, of its people and politics; - On the international level: relations between Ukraine and Russian Federation, and among them and other states or organizations (as NATO, USA and European Union); - On the local level: the most influent political and economical actors who rule in Donetsk and Lugansk regions, the peculiar social composition of Donbass and the heavy influence of the former soviet establishment, of the oligarchy clans and of criminal groups; - On the ideological level: neo-Eurasianism, Europeism, historical revisionism, re-evaluation of both Ukrainian nationalism and localism, new vision of the role of Russia and Russian people in the world. Donbas violent separatism is not just the consequence of economical crisis or of the particular social composition of the region, whose population is mostly Russophone (and linked in various way to Russia). This conflict is the product of different and transnational interests that link politics, big businesses and criminal clans. After the independence from USSR, the heterogeneous and complex local ruling elite has built regional ¿feuds¿, almost independent from Kyiv in political and economical sense, and parasitic to the system (which is complex and corrupt in itself). From a rhetorical point of view, this clash is between a pro-western and nationalist society and political class (sprung out of the Euromaidan movement) and a eastern, pro-Russian, local reality. But the real aim of the donchanin ruling elite is to force the central government to deal with local clans and keeping on sharing with them the resources of the region (both of material and political nature), which they literally owned since the independence. Russian Federation, led by Vladimir Putin, has supported Ukrainian separatism (and, in part, even created it) in order to seize the opportunity to hinder the approaching EU and NATO projects, and to regain momentum in the former Soviet area. The Minsk Protocol, signed by the rivals and the Russian Federation, under the supervision of OSCE and EU, had only a partial outcome: the ceasefire has ¿frozen¿ the front but has allowed the prosecution of a low intensity conflict, that keeps taking its tolls and it's liable to generate instability across the whole area. After two years of war the situation seems relatively stable and the possibility of a federal status for the Donbass region seems to be shared by most of the actors. The reconstruction ¿ both of infrastructures and institutions ¿ and the development of targeted policies represent a hard challenge for the government. These choices are prone to be detoured or blocked by the local oligarchy and other lobbies, that are profiting of the ¿no war, no peace¿ situation.

In questa tesi di laurea vengono analizzati il contesto, le cause remote e gli sviluppi del conflitto iniziato nel 2014 nella regione ucraina del Donbas. Vengono esaminati le dinamiche e gli attori presenti a livello locale, nazionale e internazionale: - La storia del popolo ucraino e le scelte politiche che hanno plasmato il Paese; - Le relazioni tra Ucraina e Federazione Russa, e tra queste e altri stati e organizzazioni (in particolare UE, NATO e Stati Uniti); - Gli attori politici ed economici più influenti che agiscono nelle oblast' di Donec'k e Luhan'sk, la composizione sociale e la storia particolare della macro-regione del Donbas; - Le ideologie e gli argomenti retorici forniti dal neo-eurasismo, dal filo-europeismo, dalla rilettura e dalla reinvenzione della storia, dal recupero di valori nazionalisti e localisti. Dopo l'indipendenza, la retorica nazionale è stata utilizzata dagli attori politici come strumento elettorale, esasperando le differenze tra regioni orientali e resto del Paese. Ma la dialettica politica non è il solo elemento ad avere determinato la situazione nel Donbas. A seguito del crollo dell'Unione Sovietica, la regione mineraria a cavallo tra Russia e Ucraina si è trovata alla periferia di due Paesi. Ciò ha provocato una profonda crisi economica che ha contribuito a rafforzare i gruppi di potere locali, ad allontanare la regione da Kiïv e ad avvicinarla a Mosca, nuovo polo di attrazione e potenza emergente. Dal punto di vista ideologico, la sollevazione è una risposta culturale: la regione non venne coinvolta nelle manifestazioni della Rivoluzione Arancione nel 2004, né in quelle che portarono alla caduta del governo Janukovič, nel 2014, e fu invece spaventata dalla crescente ondata di nazionalismo anti-russo. Ma il separatismo non è solamente il prodotto delle difficoltà economiche o della composizione sociale della regione, largamente russofona e di tendenze filo-russe. Questo conflitto è soprattutto la conseguenza di vari interessi, per raggiungere i quali gli attori in gioco utilizzano giustificazioni retoriche diverse. L'elite locale ha costituito dei ¿feudi¿, politicamente ed economicamente autonomi dalla capitale, anche se parassitari al sistema (già di per sé complesso e corrotto). La secessione di questi è una risposta politica violenta ad Euromaidan. Il fine primario della lotta è quello di obbligare il governo a scendere a patti con i clan locali e continuare a condividere con questi le risorse della regione. La Federazione Russa non ha fatto che ¿cogliere la palla al balzo¿ per annichilire le velleità filo-occidentali ucraine e riportare il Paese nel proprio alveo: appoggiando il movimento separatista, dopo avere contribuito a svilupparlo, ha raggiunto l'obiettivo di bloccare l'avanzamento della NATO nell'area ex-sovietica e imporre la propria voce all'interno del dialogo politico ucraino. Gli accordi stipulati a Minsk hanno fornito un risultato soltanto parziale: la tregua ha ¿congelato¿ i confini del fronte, lasciando però proseguire un conflitto a bassa intensità che continua a mietere vittime. Al momento, la risposta politica che sembra mettere d'accordo tutti gli attori è quella che propone il conferimento di uno status federale alla regione. La ricostruzione di infrastrutture ed istituzioni e l'avvio di riforme rappresentano una sfida per il governo e potranno essere ostacolate o pilotate dagli interessi dell'oligarchia locale.

Il Donbas tra Ucraina e Russia. Realtà e retorica di una guerra civile in Europa

MORO, LORENZO
2015/2016

Abstract

In questa tesi di laurea vengono analizzati il contesto, le cause remote e gli sviluppi del conflitto iniziato nel 2014 nella regione ucraina del Donbas. Vengono esaminati le dinamiche e gli attori presenti a livello locale, nazionale e internazionale: - La storia del popolo ucraino e le scelte politiche che hanno plasmato il Paese; - Le relazioni tra Ucraina e Federazione Russa, e tra queste e altri stati e organizzazioni (in particolare UE, NATO e Stati Uniti); - Gli attori politici ed economici più influenti che agiscono nelle oblast' di Donec'k e Luhan'sk, la composizione sociale e la storia particolare della macro-regione del Donbas; - Le ideologie e gli argomenti retorici forniti dal neo-eurasismo, dal filo-europeismo, dalla rilettura e dalla reinvenzione della storia, dal recupero di valori nazionalisti e localisti. Dopo l'indipendenza, la retorica nazionale è stata utilizzata dagli attori politici come strumento elettorale, esasperando le differenze tra regioni orientali e resto del Paese. Ma la dialettica politica non è il solo elemento ad avere determinato la situazione nel Donbas. A seguito del crollo dell'Unione Sovietica, la regione mineraria a cavallo tra Russia e Ucraina si è trovata alla periferia di due Paesi. Ciò ha provocato una profonda crisi economica che ha contribuito a rafforzare i gruppi di potere locali, ad allontanare la regione da Kiïv e ad avvicinarla a Mosca, nuovo polo di attrazione e potenza emergente. Dal punto di vista ideologico, la sollevazione è una risposta culturale: la regione non venne coinvolta nelle manifestazioni della Rivoluzione Arancione nel 2004, né in quelle che portarono alla caduta del governo Janukovič, nel 2014, e fu invece spaventata dalla crescente ondata di nazionalismo anti-russo. Ma il separatismo non è solamente il prodotto delle difficoltà economiche o della composizione sociale della regione, largamente russofona e di tendenze filo-russe. Questo conflitto è soprattutto la conseguenza di vari interessi, per raggiungere i quali gli attori in gioco utilizzano giustificazioni retoriche diverse. L'elite locale ha costituito dei ¿feudi¿, politicamente ed economicamente autonomi dalla capitale, anche se parassitari al sistema (già di per sé complesso e corrotto). La secessione di questi è una risposta politica violenta ad Euromaidan. Il fine primario della lotta è quello di obbligare il governo a scendere a patti con i clan locali e continuare a condividere con questi le risorse della regione. La Federazione Russa non ha fatto che ¿cogliere la palla al balzo¿ per annichilire le velleità filo-occidentali ucraine e riportare il Paese nel proprio alveo: appoggiando il movimento separatista, dopo avere contribuito a svilupparlo, ha raggiunto l'obiettivo di bloccare l'avanzamento della NATO nell'area ex-sovietica e imporre la propria voce all'interno del dialogo politico ucraino. Gli accordi stipulati a Minsk hanno fornito un risultato soltanto parziale: la tregua ha ¿congelato¿ i confini del fronte, lasciando però proseguire un conflitto a bassa intensità che continua a mietere vittime. Al momento, la risposta politica che sembra mettere d'accordo tutti gli attori è quella che propone il conferimento di uno status federale alla regione. La ricostruzione di infrastrutture ed istituzioni e l'avvio di riforme rappresentano una sfida per il governo e potranno essere ostacolate o pilotate dagli interessi dell'oligarchia locale.
ITA
This dissertation deals with the war between separatist groups and central government that broke out in eastern Ukraine during the spring of 2014. Different dynamics ¿ at the local, national and international level ¿ are described to provide a picture of the present situation. The conflict, which developed from the political crisis subsequent to the ouster of the former president Viktor Yanukovich, can be described only by looking into the cross-cutting and intertwined elements of Ukrainian politics, society and economy and by analyzing the contemporary international order: - On the national level: history of Ukraine, of its people and politics; - On the international level: relations between Ukraine and Russian Federation, and among them and other states or organizations (as NATO, USA and European Union); - On the local level: the most influent political and economical actors who rule in Donetsk and Lugansk regions, the peculiar social composition of Donbass and the heavy influence of the former soviet establishment, of the oligarchy clans and of criminal groups; - On the ideological level: neo-Eurasianism, Europeism, historical revisionism, re-evaluation of both Ukrainian nationalism and localism, new vision of the role of Russia and Russian people in the world. Donbas violent separatism is not just the consequence of economical crisis or of the particular social composition of the region, whose population is mostly Russophone (and linked in various way to Russia). This conflict is the product of different and transnational interests that link politics, big businesses and criminal clans. After the independence from USSR, the heterogeneous and complex local ruling elite has built regional ¿feuds¿, almost independent from Kyiv in political and economical sense, and parasitic to the system (which is complex and corrupt in itself). From a rhetorical point of view, this clash is between a pro-western and nationalist society and political class (sprung out of the Euromaidan movement) and a eastern, pro-Russian, local reality. But the real aim of the donchanin ruling elite is to force the central government to deal with local clans and keeping on sharing with them the resources of the region (both of material and political nature), which they literally owned since the independence. Russian Federation, led by Vladimir Putin, has supported Ukrainian separatism (and, in part, even created it) in order to seize the opportunity to hinder the approaching EU and NATO projects, and to regain momentum in the former Soviet area. The Minsk Protocol, signed by the rivals and the Russian Federation, under the supervision of OSCE and EU, had only a partial outcome: the ceasefire has ¿frozen¿ the front but has allowed the prosecution of a low intensity conflict, that keeps taking its tolls and it's liable to generate instability across the whole area. After two years of war the situation seems relatively stable and the possibility of a federal status for the Donbass region seems to be shared by most of the actors. The reconstruction ¿ both of infrastructures and institutions ¿ and the development of targeted policies represent a hard challenge for the government. These choices are prone to be detoured or blocked by the local oligarchy and other lobbies, that are profiting of the ¿no war, no peace¿ situation.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/24821