Introduzione ed obiettivi L'elaborato affronta il campo dell'infermieristica transculturale in ambito pediatrico; in letteratura il punto di vista maggiormente indagato è quello degli infermieri, attraverso il quale si giunge sempre alla stessa conclusione: l'importanza della formazione. Qui si vuole invece partire dal punto di vista opposto: quello della persona assistita, per poterlo portare a conoscenza degli infermieri rendendoli competenti per un'assistenza infermieristica rispettosa e attenta a bisogni diversi. In particolare si è scelto l'ambito pediatrico perché una vera integrazione deve partire proprio dai bambini, che sono gli adulti di domani, e perché in questo ambito si riesce a coinvolgere più soggetti, ovvero la triade mamma-papà-bambino. L'obiettivo dell'elaborato è quello di individuare i bisogni assistenziali della p.a. straniera, secondari alle principali difficoltà causate dalle differenze culturali, intervistando in maniera semi-strutturata i genitori dei bambini ricoverati nei reparti di pediatria. Materiali e metodi Lo studio è di tipo esperienziale; i risultati sono da considerarsi come risultati di uno studio pilota su cui potranno in seguito basarsi ricerche statistiche più approfondite. E' stato scelto lo strumento dell'intervista semi-strutturata, proposto a 50 genitori di bambini stranieri ricoverati nelle SC di Pediatria dell'Azienda Ospedaliera S.Croce e Carle di Cuneo e dell'ospedale SS. Annunziata di Savigliano. I risultati delle interviste vengono riassunti e presentati utilizzando le parole stesse delle persone intervistate. Si sono in seguito individuati, attraverso il confronto con un gruppo di infermieri, i principali bisogni assistenziali su cui intervenire per una migliore assistenza. Risultati più importanti Alla fine del mio elaborato posso affermare che molti problemi immaginati dagli infermieri non sono stati confermati come tali. Le persone assistite straniere ricoverate in queste strutture si sentono accolte ed ascoltate, rispettate nelle loro differenze religiose e di tradizione, aiutate nelle loro difficoltà di comprensione e fiduciose nei confronti degli operatori; anche quando c'è imbarazzo nello scoprire il corpo e nel riuscire a pregare secondo le proprie abitudini queste differenze non vengono vissute come indisposizione nei propri confronti ma come necessità della situazione. Emergono invece come principali problematiche, oltre ai problemi con la lingua italiana, la mancanza di una rete di aiuto, la carenza di conoscenze rispetto ai servizi disponibili e l'uso eccessivo e scorretto del DEA. Viene inoltre riconosciuta, dai genitori intervistati, l'importanza e la necessità della figura del mediatore culturale. Discussione e conclusioni Individuati i principali problemi della famiglia del bambino straniero, nelle Strutture Complesse analizzate, emergono quindi nuovi ambiti nei quali poter lavorare per una migliore assistenza infermieristica, che si può realizzare coinvolgendo anche altre figure professionali, o associazioni volontarie. La condivisione dei risultati con gli infermieri ha portato all'individuazione di bisogni assistenziali ed interventi volti a fronteggiarli che vanno proprio in questa direzione. In conclusione emerge che il miglior supporto per gli infermieri, per superare le barriere e i pregiudizi che spesso si creano e per permettere loro una migliore e meno frustrante gestione delle diversità, sono proprio i mediatori culturali.
Conoscere per assistere: i bisogni assistenziali delle famiglie straniere in ospedale
BERNARDI, STEFANIA
2011/2012
Abstract
Introduzione ed obiettivi L'elaborato affronta il campo dell'infermieristica transculturale in ambito pediatrico; in letteratura il punto di vista maggiormente indagato è quello degli infermieri, attraverso il quale si giunge sempre alla stessa conclusione: l'importanza della formazione. Qui si vuole invece partire dal punto di vista opposto: quello della persona assistita, per poterlo portare a conoscenza degli infermieri rendendoli competenti per un'assistenza infermieristica rispettosa e attenta a bisogni diversi. In particolare si è scelto l'ambito pediatrico perché una vera integrazione deve partire proprio dai bambini, che sono gli adulti di domani, e perché in questo ambito si riesce a coinvolgere più soggetti, ovvero la triade mamma-papà-bambino. L'obiettivo dell'elaborato è quello di individuare i bisogni assistenziali della p.a. straniera, secondari alle principali difficoltà causate dalle differenze culturali, intervistando in maniera semi-strutturata i genitori dei bambini ricoverati nei reparti di pediatria. Materiali e metodi Lo studio è di tipo esperienziale; i risultati sono da considerarsi come risultati di uno studio pilota su cui potranno in seguito basarsi ricerche statistiche più approfondite. E' stato scelto lo strumento dell'intervista semi-strutturata, proposto a 50 genitori di bambini stranieri ricoverati nelle SC di Pediatria dell'Azienda Ospedaliera S.Croce e Carle di Cuneo e dell'ospedale SS. Annunziata di Savigliano. I risultati delle interviste vengono riassunti e presentati utilizzando le parole stesse delle persone intervistate. Si sono in seguito individuati, attraverso il confronto con un gruppo di infermieri, i principali bisogni assistenziali su cui intervenire per una migliore assistenza. Risultati più importanti Alla fine del mio elaborato posso affermare che molti problemi immaginati dagli infermieri non sono stati confermati come tali. Le persone assistite straniere ricoverate in queste strutture si sentono accolte ed ascoltate, rispettate nelle loro differenze religiose e di tradizione, aiutate nelle loro difficoltà di comprensione e fiduciose nei confronti degli operatori; anche quando c'è imbarazzo nello scoprire il corpo e nel riuscire a pregare secondo le proprie abitudini queste differenze non vengono vissute come indisposizione nei propri confronti ma come necessità della situazione. Emergono invece come principali problematiche, oltre ai problemi con la lingua italiana, la mancanza di una rete di aiuto, la carenza di conoscenze rispetto ai servizi disponibili e l'uso eccessivo e scorretto del DEA. Viene inoltre riconosciuta, dai genitori intervistati, l'importanza e la necessità della figura del mediatore culturale. Discussione e conclusioni Individuati i principali problemi della famiglia del bambino straniero, nelle Strutture Complesse analizzate, emergono quindi nuovi ambiti nei quali poter lavorare per una migliore assistenza infermieristica, che si può realizzare coinvolgendo anche altre figure professionali, o associazioni volontarie. La condivisione dei risultati con gli infermieri ha portato all'individuazione di bisogni assistenziali ed interventi volti a fronteggiarli che vanno proprio in questa direzione. In conclusione emerge che il miglior supporto per gli infermieri, per superare le barriere e i pregiudizi che spesso si creano e per permettere loro una migliore e meno frustrante gestione delle diversità, sono proprio i mediatori culturali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/24733