ABSTRACT Introduzione. Numerosi studi dimostrano che diversi malati in fase terminale che muoiono in ospedale ricevono cure inadatte alla loro condizione clinica. Il controllo dei sintomi non risulta essere sempre ideale e la comunicazione col personale sanitario è a volte inadeguata. La medicina moderna fa fatica a trasferire la teoria alla pratica e a comprendere i bisogni di fine vita del paziente. Se alcune situazioni cliniche vengono riconosciute in anticipo e portate avanti con coerenza anche la qualità assistenziale nell'ultima parte della vita della persona migliora. L'utilizzo di un protocollo specifico aiuta a migliorare il percorso di fine vita e permette di erogare un'assistenza più competente e mirata ai bisogni del paziente. Obiettivo. Indagare le differenze sulla pratica assistenziale tra un gruppo di operatori coinvolti in un progetto formativo a cui ha fatto seguito l'implementazione di un percorso di cure di fine vita basato sul Liverpool Care Pathway for the Dying Patient e un gruppo di controllo che non utilizza il percorso di fine vita, con il fine di valutare l'efficacia del protocollo sulla qualità delle cure erogate. Materiali e metodi. Ricerca bibliografica e revisione della letteratura. Analisi e raccolta dati del questionario somministrato agli infermieri delle strutture: hospice di Busca, S.C. di oncologia dell'ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, S.C. di oncologia medica 1 dell'A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino e l'hospice della Fondazione FARO di Torino. Risultati e conclusioni. Tenendo conto dei limiti dell'indagine dai dati ottenuti si evince che gli infermieri dell'hospice di Busca, che aderiscono al percorso integrato per le cure di fine vita, hanno una maggiore uniformità nel gestire il paziente in fase terminale. La necessità di adattare gli interventi di assistenza in modo da garantire la migliore qualità di vita residua possibile non dovrebbe essere una caratteristica specifica degli hospice, ma un requisito tipico delle unità operative che lavorano a contatto con malati in cure palliative. Proprio per questo motivo tale approccio sarebbe da consigliare a tutte le strutture che si occupano dei malati oncologici terminali in cure palliative per rendere omogenee le conoscenze e per dare una guida pratica e facilmente utilizzabile. - 5 - Parole chiave: Liverpool Care Pathway, malato terminale, cure palliative, assistenza infermieristica.
Le cure di fine vita: il Liverpool Care Pathway come modello assistenziale
FOSSA, GIULIA
2011/2012
Abstract
ABSTRACT Introduzione. Numerosi studi dimostrano che diversi malati in fase terminale che muoiono in ospedale ricevono cure inadatte alla loro condizione clinica. Il controllo dei sintomi non risulta essere sempre ideale e la comunicazione col personale sanitario è a volte inadeguata. La medicina moderna fa fatica a trasferire la teoria alla pratica e a comprendere i bisogni di fine vita del paziente. Se alcune situazioni cliniche vengono riconosciute in anticipo e portate avanti con coerenza anche la qualità assistenziale nell'ultima parte della vita della persona migliora. L'utilizzo di un protocollo specifico aiuta a migliorare il percorso di fine vita e permette di erogare un'assistenza più competente e mirata ai bisogni del paziente. Obiettivo. Indagare le differenze sulla pratica assistenziale tra un gruppo di operatori coinvolti in un progetto formativo a cui ha fatto seguito l'implementazione di un percorso di cure di fine vita basato sul Liverpool Care Pathway for the Dying Patient e un gruppo di controllo che non utilizza il percorso di fine vita, con il fine di valutare l'efficacia del protocollo sulla qualità delle cure erogate. Materiali e metodi. Ricerca bibliografica e revisione della letteratura. Analisi e raccolta dati del questionario somministrato agli infermieri delle strutture: hospice di Busca, S.C. di oncologia dell'ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, S.C. di oncologia medica 1 dell'A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino e l'hospice della Fondazione FARO di Torino. Risultati e conclusioni. Tenendo conto dei limiti dell'indagine dai dati ottenuti si evince che gli infermieri dell'hospice di Busca, che aderiscono al percorso integrato per le cure di fine vita, hanno una maggiore uniformità nel gestire il paziente in fase terminale. La necessità di adattare gli interventi di assistenza in modo da garantire la migliore qualità di vita residua possibile non dovrebbe essere una caratteristica specifica degli hospice, ma un requisito tipico delle unità operative che lavorano a contatto con malati in cure palliative. Proprio per questo motivo tale approccio sarebbe da consigliare a tutte le strutture che si occupano dei malati oncologici terminali in cure palliative per rendere omogenee le conoscenze e per dare una guida pratica e facilmente utilizzabile. - 5 - Parole chiave: Liverpool Care Pathway, malato terminale, cure palliative, assistenza infermieristica.File | Dimensione | Formato | |
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