BACKGROUND: The COVID-19 pandemic, caused by the SARS-CoV-2 coronavirus, posed an unprecedented global health challenge. Emerging in China in late 2019, the virus quickly led to a pandemic spread, with over 772 million cases and nearly 7 million confirmed deaths as of 19 December 2023. This crisis offered a unique opportunity to observe the evolution of a pathogen in a non-immunised global population, providing unique data on viral adaptation and human response. OBJECTIVE: This study aims to investigate changes in the clinical picture of hospitalised COVID-19 patients and to correlate these changes with the emergence of new viral variants, the acquisition of collective immunity, the evolution of drug therapies and the implementation of vaccination programmes. The analysis focuses on how these factors influenced clinical presentation, disease progression and treatment outcomes. MATERIAL AND METHODS: Through a retrospective analysis, the study examined the clinical characteristics of COVID-19 patients admitted to the University Clinic of Infectious Diseases in Turin, covering a period from 21 February 2020 to 17 January 2024. Data were extracted from discharge letters and from the department's management software, then entered into a dedicated database. Statistical analysis included the use of χ2 and Kruskal-Wallis tests, as well as the creation of logistic regression models to assess variables associated with death. RESULTS: The analysis included 606 patients, with a prevalence of infection in older individuals (mean age 65.5 years) and a gender distribution of 37.1% female and 62.9% male. The main risk factors identified were high blood pressure, cardiovascular disease, diabetes and smoking habits. The most frequent symptoms included fever, cough, dyspnoea and asthenia, while neurological symptoms, such as delirium, showed a significant increase with the Omicron variant (18%). The analysis of home therapies showed a limited use of COVID-19-specific treatments in the early stages of the disease (around 1%). Vaccination coverage among eligible patients was 41.5%, ranging from one to five doses administered. Thoracic imaging revealed interstitial involvement and multiple thickening in the majority of patients, with signs of bacterial overinfection in a minority (13.4%). About half of the patients required ventilatory support, and a small percentage required intubation (2.4%). Pulmonary thromboembolism emerged as a complication in a small proportion of cases (2.1%). The overall mortality rate was 12.4%, with differences observed between the different viral variants: 22% for the Delta variant and 6% for the Omicron variant. CONCLUSIONS: COVID-19 has undergone significant mutations over the past four years. Vaccination, the use of effective therapies, collective immunity and the evolution of the virus have played a key role in transforming the clinical picture of the disease. To reduce the risk of hospitalisation in the most vulnerable individuals, it is crucial to continue to promote targeted vaccination campaigns and the early use of antiviral therapies. Research must continue to develop new therapeutic strategies and a better understanding of the mechanisms of immunity and resistance to the virus.
BACKGROUND: La pandemia di COVID-19, causata dal coronavirus SARS-CoV-2, ha rappresentato una sfida sanitaria globale senza precedenti. Emergendo in Cina alla fine del 2019, il virus ha rapidamente portato a una diffusione pandemica, con oltre 772 milioni di casi e quasi 7 milioni di decessi confermati al 19 dicembre 2023. Questa crisi ha offerto l’opportunità unica di osservare l’evoluzione di un patogeno in una popolazione mondiale non immunizzata, fornendo dati unici sull’adattamento virale e la risposta umana. OBIETTIVO: Il presente studio mira a indagare le variazioni nel quadro clinico dei pazienti affetti da COVID-19 ricoverati, correlando tali cambiamenti con l’emergere di nuove varianti virali, l’acquisizione di immunità collettiva, l’evoluzione delle terapie farmacologiche e l’implementazione dei programmi di vaccinazione. L’analisi si concentra su come questi fattori abbiano influenzato la presentazione clinica, il decorso della malattia e gli esiti dei trattamenti. MATERIALI E METODI: Attraverso un’analisi retrospettiva, lo studio ha esaminato le caratteristiche cliniche dei pazienti COVID-19 ricoverati presso la Clinica Universitaria di Malattie Infettive di Torino, coprendo un periodo dal 21 febbraio 2020 al 17 gennaio 2024. I dati sono stati estratti dalle lettere di dimissione e dal software gestionale del reparto, successivamente inseriti in un database dedicato. L’analisi statistica ha incluso l’uso dei test del χ2 e del Kruskal-Wallis, oltre alla creazione di modelli di regressione logistica per valutare le variabili associate al decesso. RISULTATI: L’analisi ha riguardato 606 pazienti, con una prevalenza dell’infezione in individui di età avanzata (età media 65,5 anni) e una distribuzione di genere di 37,1% femminile e 62,9% maschile. I principali fattori di rischio identificati sono stati l’ipertensione arteriosa, la malattia cardiovascolare, il diabete e l’abitudine al fumo. La sintomatologia più frequente includeva febbre, tosse, dispnea e astenia, mentre i sintomi neurologici, quali delirium, hanno mostrato un incremento significativo con la variante Omicron (18%). L’analisi delle terapie domiciliari ha evidenziato un limitato utilizzo di trattamenti specifici per il COVID-19 nelle fasi iniziali della malattia (1% circa). La copertura vaccinale tra i pazienti idonei è stata del 41,5%, con un range da una a cinque dosi somministrate. L’imaging toracico ha rivelato un coinvolgimento interstiziale e addensamenti multipli nella maggior parte dei pazienti, con segni di sovrainfezione batterica in una minoranza (13,4%). Circa la metà dei pazienti ha richiesto supporto ventilatorio, e una piccola percentuale ha necessitato di intubazione (2,4%). La tromboembolia polmonare è emersa come complicanza in una quota ridotta di casi (2,1%). Il tasso di mortalità complessivo è stato del 12,4%, con variazioni osservate tra le diverse varianti virali: 22% con la variante Delta e 6% con la variante Omicron. CONCLUSIONI: La COVID-19 ha subito notevoli mutazioni nel corso degli ultimi quattro anni. La vaccinazione, l’impiego di terapie efficaci, l’immunità collettiva e l’evoluzione del virus hanno svolto un ruolo fondamentale nella trasformazione del quadro clinico della malattia. Per ridurre il rischio di ricovero nei soggetti più vulnerabili, è cruciale continuare a promuovere campagne vaccinali mirate e l’uso precoce di terapie antivirali. La ricerca deve proseguire per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche e per una comprensione più approfondita dei meccanismi di immunità e resistenza al virus.
La patomorfosi del COVID-19 attraverso le varianti, i farmaci, i vaccini e l'immunità collettiva
BARTOLUCCI, GIACOMO
2023/2024
Abstract
BACKGROUND: La pandemia di COVID-19, causata dal coronavirus SARS-CoV-2, ha rappresentato una sfida sanitaria globale senza precedenti. Emergendo in Cina alla fine del 2019, il virus ha rapidamente portato a una diffusione pandemica, con oltre 772 milioni di casi e quasi 7 milioni di decessi confermati al 19 dicembre 2023. Questa crisi ha offerto l’opportunità unica di osservare l’evoluzione di un patogeno in una popolazione mondiale non immunizzata, fornendo dati unici sull’adattamento virale e la risposta umana. OBIETTIVO: Il presente studio mira a indagare le variazioni nel quadro clinico dei pazienti affetti da COVID-19 ricoverati, correlando tali cambiamenti con l’emergere di nuove varianti virali, l’acquisizione di immunità collettiva, l’evoluzione delle terapie farmacologiche e l’implementazione dei programmi di vaccinazione. L’analisi si concentra su come questi fattori abbiano influenzato la presentazione clinica, il decorso della malattia e gli esiti dei trattamenti. MATERIALI E METODI: Attraverso un’analisi retrospettiva, lo studio ha esaminato le caratteristiche cliniche dei pazienti COVID-19 ricoverati presso la Clinica Universitaria di Malattie Infettive di Torino, coprendo un periodo dal 21 febbraio 2020 al 17 gennaio 2024. I dati sono stati estratti dalle lettere di dimissione e dal software gestionale del reparto, successivamente inseriti in un database dedicato. L’analisi statistica ha incluso l’uso dei test del χ2 e del Kruskal-Wallis, oltre alla creazione di modelli di regressione logistica per valutare le variabili associate al decesso. RISULTATI: L’analisi ha riguardato 606 pazienti, con una prevalenza dell’infezione in individui di età avanzata (età media 65,5 anni) e una distribuzione di genere di 37,1% femminile e 62,9% maschile. I principali fattori di rischio identificati sono stati l’ipertensione arteriosa, la malattia cardiovascolare, il diabete e l’abitudine al fumo. La sintomatologia più frequente includeva febbre, tosse, dispnea e astenia, mentre i sintomi neurologici, quali delirium, hanno mostrato un incremento significativo con la variante Omicron (18%). L’analisi delle terapie domiciliari ha evidenziato un limitato utilizzo di trattamenti specifici per il COVID-19 nelle fasi iniziali della malattia (1% circa). La copertura vaccinale tra i pazienti idonei è stata del 41,5%, con un range da una a cinque dosi somministrate. L’imaging toracico ha rivelato un coinvolgimento interstiziale e addensamenti multipli nella maggior parte dei pazienti, con segni di sovrainfezione batterica in una minoranza (13,4%). Circa la metà dei pazienti ha richiesto supporto ventilatorio, e una piccola percentuale ha necessitato di intubazione (2,4%). La tromboembolia polmonare è emersa come complicanza in una quota ridotta di casi (2,1%). Il tasso di mortalità complessivo è stato del 12,4%, con variazioni osservate tra le diverse varianti virali: 22% con la variante Delta e 6% con la variante Omicron. CONCLUSIONI: La COVID-19 ha subito notevoli mutazioni nel corso degli ultimi quattro anni. La vaccinazione, l’impiego di terapie efficaci, l’immunità collettiva e l’evoluzione del virus hanno svolto un ruolo fondamentale nella trasformazione del quadro clinico della malattia. Per ridurre il rischio di ricovero nei soggetti più vulnerabili, è cruciale continuare a promuovere campagne vaccinali mirate e l’uso precoce di terapie antivirali. La ricerca deve proseguire per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche e per una comprensione più approfondita dei meccanismi di immunità e resistenza al virus.File | Dimensione | Formato | |
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