Starting from the famous Fadda process (1879) to the present day, it is possible to trace a common thread that links it to today's media processes. In this document I present a selection of the most relevant studies that have revealed how the spread of new media, especially television, has not eased the understanding of how the justice works, but rather hampered in the public opinion. The daily broadcast of television media have a common denominator: to recreate, as in a stage, the techniques and practices of the legal system within the courtrooms. However, these programs, being subjected to the logic of commercial television, have as their main purpose is not so much the information, but rather to create the largest possible number of plays. Consequently, the procedural reality is spectacularized instead be described based on the search for historical truth and factual. The scripts of television programs are built on emotional truths, thus giving rise to so-called palimpsest of the "television of pain". In the study described in this paper highlights the many consequences of this spectacle of processes on coivolte parts: first the suspect and the victim, but also the judges and the audience of viewers. Finally the Italian Association of Journalists, the Italian National of Magistrates (A.N.M) and other associations, witnessing improvisation of parallel processes in television lounges, have spoken about it with bright tones and critics, arguing that much has to be done to regulate the spread of news of crime without harming the rights of those concerned and be able to return clear and objective information to users.
A partire dal celebre processo Fadda (1879) fino ai giorni nostri, si può tracciare un file rouge che lo ricollega ai processi mediatici odierni. In questo elaborato vengono presentate le molte ricerche che hanno permesso di evidenziare come la diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione, soprattutto della televisione, abbia causato, nell'opinione pubblica, una distorsione della realtà processuale al posto del facilitarne la comprensione. Tutti i programmi quotidianamente trasmessi dalle emittenti televisive hanno un unico denominatore comune: quello di ricreare le tecniche e le pratiche proprie degli organi di giustizia. Tuttavia, questi programmi, essendo sottomessi alla logica commerciale delle televisioni, hanno come scopo principale non tanto il fare informazione ma piuttosto creare il maggior numero possibile di ascolti. Di conseguenza, la realtà processuale viene spettacolarizzata anzichè essere descritta in base alla ricerca della verità storica e fattuale. Le sceneggiature dei programmi televisivi vengono costruite su verità emotive, dando così vita al cosiddetto palinsesto della "tv del dolore". Nello studio descritto in questo elaborato vengono evidenziate le molteplici conseguenze di questa spettacolarizzazione dei processi sulle parti coivolte: in primis l'indagato e la vittima, ma anche i giudici ed il pubblico di telespettatori. Infine, assistendo all'improvvisazione di processi paralleli nei salotti televisivi, l'Ordine dei Giornalisti, l'Agcom e l'A.N.M. si sono espressi a riguardo con toni accesi e critici, sostenendo che molto è ancora da fare per regolamentare la diffusione di notizie di reato senza danneggiare i diritti degli interessati e riuscire a restituire un'informazione chiara e obiettiva agli utenti.
Mass media e crimine: tra informazione e spettacolarizzazione
ENRICI, ELENA
2015/2016
Abstract
A partire dal celebre processo Fadda (1879) fino ai giorni nostri, si può tracciare un file rouge che lo ricollega ai processi mediatici odierni. In questo elaborato vengono presentate le molte ricerche che hanno permesso di evidenziare come la diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione, soprattutto della televisione, abbia causato, nell'opinione pubblica, una distorsione della realtà processuale al posto del facilitarne la comprensione. Tutti i programmi quotidianamente trasmessi dalle emittenti televisive hanno un unico denominatore comune: quello di ricreare le tecniche e le pratiche proprie degli organi di giustizia. Tuttavia, questi programmi, essendo sottomessi alla logica commerciale delle televisioni, hanno come scopo principale non tanto il fare informazione ma piuttosto creare il maggior numero possibile di ascolti. Di conseguenza, la realtà processuale viene spettacolarizzata anzichè essere descritta in base alla ricerca della verità storica e fattuale. Le sceneggiature dei programmi televisivi vengono costruite su verità emotive, dando così vita al cosiddetto palinsesto della "tv del dolore". Nello studio descritto in questo elaborato vengono evidenziate le molteplici conseguenze di questa spettacolarizzazione dei processi sulle parti coivolte: in primis l'indagato e la vittima, ma anche i giudici ed il pubblico di telespettatori. Infine, assistendo all'improvvisazione di processi paralleli nei salotti televisivi, l'Ordine dei Giornalisti, l'Agcom e l'A.N.M. si sono espressi a riguardo con toni accesi e critici, sostenendo che molto è ancora da fare per regolamentare la diffusione di notizie di reato senza danneggiare i diritti degli interessati e riuscire a restituire un'informazione chiara e obiettiva agli utenti.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
750412_tesicompletapdf.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
8.57 MB
Formato
Adobe PDF
|
8.57 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/24604