Scopo di questa ricerca è analizzare il rapporto di Cicerone con la divinazione, pratica religiosa che aveva un particolare rilievo nella vita politica e sociale di Roma al tempo dell'oratore. Il discorso è incentrato sull'atteggiamento verso la divinazione del Cicerone oratore; in particolare, si è scelto di prendere in esame da questo punto vista la "De haruspicum responso", discorso motivato proprio dall'interpretazione di presagi. Piuttosto ampia è la bibliografia sulle convinzioni religiose di Cicerone: essa si concentra giustamente sulle opere filosofiche (in particolare "De natura deorum", "De fato" e "De diuinatione"), considerate molto probabilmente veicolo delle reali opinioni dell'autore, mentre ci si è concentrati meno sui discorsi, nei quali è spesso difficile distinguere le tesi personali dalle esigenze immediate della situazione. Del 1972 è il testo "Cicero and the State religion" di R. J. Goar, primo studioso che ha scelto di affrontare il problema della religiosità in Cicerone anche dal punto di vista delle orazioni; in particolare la sua analisi delle "Catilinarie" ha dimostrato che la religione come strumento per rafforzare la tesi sostenuta costituisce un elemento importante dell'oratoria ciceroniana, in cui i riferimenti al culto nei vari discorsi risultano di volta in volta adattati alle circostanze e al pubblico. La "De haruspicum responso" costituisce in questo senso un caso esemplare, in quanto Cicerone vi affronta una questione che lo riguarda in prima persona e non solo riveste carattere religioso, ma in particolare riguarda la divinazione, pratica bollata come semplice superstizione nel "De diuinatione".
Cicerone l'àugure
PONTE, IRENE
2011/2012
Abstract
Scopo di questa ricerca è analizzare il rapporto di Cicerone con la divinazione, pratica religiosa che aveva un particolare rilievo nella vita politica e sociale di Roma al tempo dell'oratore. Il discorso è incentrato sull'atteggiamento verso la divinazione del Cicerone oratore; in particolare, si è scelto di prendere in esame da questo punto vista la "De haruspicum responso", discorso motivato proprio dall'interpretazione di presagi. Piuttosto ampia è la bibliografia sulle convinzioni religiose di Cicerone: essa si concentra giustamente sulle opere filosofiche (in particolare "De natura deorum", "De fato" e "De diuinatione"), considerate molto probabilmente veicolo delle reali opinioni dell'autore, mentre ci si è concentrati meno sui discorsi, nei quali è spesso difficile distinguere le tesi personali dalle esigenze immediate della situazione. Del 1972 è il testo "Cicero and the State religion" di R. J. Goar, primo studioso che ha scelto di affrontare il problema della religiosità in Cicerone anche dal punto di vista delle orazioni; in particolare la sua analisi delle "Catilinarie" ha dimostrato che la religione come strumento per rafforzare la tesi sostenuta costituisce un elemento importante dell'oratoria ciceroniana, in cui i riferimenti al culto nei vari discorsi risultano di volta in volta adattati alle circostanze e al pubblico. La "De haruspicum responso" costituisce in questo senso un caso esemplare, in quanto Cicerone vi affronta una questione che lo riguarda in prima persona e non solo riveste carattere religioso, ma in particolare riguarda la divinazione, pratica bollata come semplice superstizione nel "De diuinatione".File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/24431