Ayurveda is one of the world's oldest holistic healing system and it survived until now despite of the birth of modern medicine. This science emphasizes the unshakable connections between the body, mind, and spirit. Believing that illness is due to an unbalanced way of life, so its aim is not just to heal the disorder but to delete the mistake that started the disease1. This different way of thinking about illness is one of the reasons that made Ayurveda so popular. The Ayurvedic medicine has an extensive Pharmacopoeia, about 2000 plants, which can be used to take care of patients or as adaptogenic and tonic drugs. Since many years some of these drugs entered in the occidental culture such as Ginger, Cumin, Turmeric, Pepper, Asian pennywort, etc. On the internet we can find these plants in supplements designed for several diseases or for enhancing health, memory, mental and body strength. Very interesting are the Medhya Rasayana, a group of remedies traditionally used as nootropic, that involved in many studies to test their therapeutic potential. Two of the most studied plants are: Brahmi (Bacopa monnieri) and Ashwagandha (Whitania somnifera)2. In vitro and in vivo studies prove that Brahmi and Ashwagandha act at brain level supporting cognitive abilities. Experimental models on animals show that the actives principles of these plants have a neuro-protective efficacy against some toxic and abuse substances. Moreover they seems to act on the intercellular accumulation of β-amyloid protein and on some neuronal regeneration processes3. More research and clinical trials are needed but laboratory results have shown promising results. These plants and their active principles will maybe represent a start point for future research not only as adaptogenic drugs but also in neurodegenerative diseases.

L'Ayurveda è una delle medicine olistiche più antiche che conosciamo ed è sopravvissuta fin'ora nonostante la nascita della medicina moderna. Questa scienza pone le sue basi nell'inseparabilità tra corpo, mente e spirito. Ritenendo che la malattia derivi da uno stile di vita non equilibrato il suo intento primario non è alleviare il singolo sintomo ma, curare l'errore iniziale che ha dato origine alla patologia. Questo differente approccio terapeutico è una delle ragioni che ha reso l'Ayurveda così popolare1. La medicina Ayurveda conta una vastissima Farmacopea, con circa 2000 piante, che può essere usata nella cura di malattie o come tonici e droghe adattogene. Da molti anni alcune di queste piante sono entrate a fare parte della cultura occidentale come ad esempio zenzero, cumino, curcuma, pepe, centella asiatica, etc. Spesso queste piante si ritrovano su internet in integratori rivolti al trattamento di disturbi vari o al potenziamento di difese immunitarie, memoria e funzioni fisiche o mentali. Di particolare interesse sono le Medhya Rasayana, un gruppo di rimedi tradizionalmente usati come nootropi, che vengono studiate come singoli elementi e come formulazioni per capire quale sia il loro effettivo potenziale. Due tra le più studiate sono Brahmi (Bacopa monnieri) e Ashwagandha (Whitania somnifera)2. Studi in vitro e in vivo hanno mostrato che Brahmi e Ashwagandha agiscono a livello cerebrale sostenendo le funzioni cognitive. In modelli sperimentali su animali si è visto che i principi attivi di queste piante possiedono inoltre effetti neuroprotettivi nei confronti di alcune tossine e sostanze d'abuso. Interessanti sono, anche, la loro capacità di intervenire sull'accumulo di proteina β-amiloide all'interno del SNC e quella che sembra essere un'attività stimolatoria nei confronti della ricrescita neuronale3. Sono necessarie ricerche più approfondite e maggiori studi sull'uomo, ma i risultati dei test in laboratorio sono promettenti, soprattutto per quanto riguarda la Withania somnifera. La speranza è che in un futuro queste piante e i principi attivi in esse contenuti possano avere un potenziale d'utilizzo non solo come droghe adattogene, ma anche nella cura di disturbi a carico del sistema nervoso centrale e patologie neurodegenerative.

Brahmi e Ashwagandha: nuove prospettive terapeutiche dalla tradizione ayurvedica

ZANONI, ALTHEA
2015/2016

Abstract

L'Ayurveda è una delle medicine olistiche più antiche che conosciamo ed è sopravvissuta fin'ora nonostante la nascita della medicina moderna. Questa scienza pone le sue basi nell'inseparabilità tra corpo, mente e spirito. Ritenendo che la malattia derivi da uno stile di vita non equilibrato il suo intento primario non è alleviare il singolo sintomo ma, curare l'errore iniziale che ha dato origine alla patologia. Questo differente approccio terapeutico è una delle ragioni che ha reso l'Ayurveda così popolare1. La medicina Ayurveda conta una vastissima Farmacopea, con circa 2000 piante, che può essere usata nella cura di malattie o come tonici e droghe adattogene. Da molti anni alcune di queste piante sono entrate a fare parte della cultura occidentale come ad esempio zenzero, cumino, curcuma, pepe, centella asiatica, etc. Spesso queste piante si ritrovano su internet in integratori rivolti al trattamento di disturbi vari o al potenziamento di difese immunitarie, memoria e funzioni fisiche o mentali. Di particolare interesse sono le Medhya Rasayana, un gruppo di rimedi tradizionalmente usati come nootropi, che vengono studiate come singoli elementi e come formulazioni per capire quale sia il loro effettivo potenziale. Due tra le più studiate sono Brahmi (Bacopa monnieri) e Ashwagandha (Whitania somnifera)2. Studi in vitro e in vivo hanno mostrato che Brahmi e Ashwagandha agiscono a livello cerebrale sostenendo le funzioni cognitive. In modelli sperimentali su animali si è visto che i principi attivi di queste piante possiedono inoltre effetti neuroprotettivi nei confronti di alcune tossine e sostanze d'abuso. Interessanti sono, anche, la loro capacità di intervenire sull'accumulo di proteina β-amiloide all'interno del SNC e quella che sembra essere un'attività stimolatoria nei confronti della ricrescita neuronale3. Sono necessarie ricerche più approfondite e maggiori studi sull'uomo, ma i risultati dei test in laboratorio sono promettenti, soprattutto per quanto riguarda la Withania somnifera. La speranza è che in un futuro queste piante e i principi attivi in esse contenuti possano avere un potenziale d'utilizzo non solo come droghe adattogene, ma anche nella cura di disturbi a carico del sistema nervoso centrale e patologie neurodegenerative.
ITA
Ayurveda is one of the world's oldest holistic healing system and it survived until now despite of the birth of modern medicine. This science emphasizes the unshakable connections between the body, mind, and spirit. Believing that illness is due to an unbalanced way of life, so its aim is not just to heal the disorder but to delete the mistake that started the disease1. This different way of thinking about illness is one of the reasons that made Ayurveda so popular. The Ayurvedic medicine has an extensive Pharmacopoeia, about 2000 plants, which can be used to take care of patients or as adaptogenic and tonic drugs. Since many years some of these drugs entered in the occidental culture such as Ginger, Cumin, Turmeric, Pepper, Asian pennywort, etc. On the internet we can find these plants in supplements designed for several diseases or for enhancing health, memory, mental and body strength. Very interesting are the Medhya Rasayana, a group of remedies traditionally used as nootropic, that involved in many studies to test their therapeutic potential. Two of the most studied plants are: Brahmi (Bacopa monnieri) and Ashwagandha (Whitania somnifera)2. In vitro and in vivo studies prove that Brahmi and Ashwagandha act at brain level supporting cognitive abilities. Experimental models on animals show that the actives principles of these plants have a neuro-protective efficacy against some toxic and abuse substances. Moreover they seems to act on the intercellular accumulation of β-amyloid protein and on some neuronal regeneration processes3. More research and clinical trials are needed but laboratory results have shown promising results. These plants and their active principles will maybe represent a start point for future research not only as adaptogenic drugs but also in neurodegenerative diseases.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/24178