Il vino rappresenta una delle eccellenze del cosiddetto "Made in Italy". La sua storia è intimamente legata a quella dell'uomo, basti pensare che le prime tracce di vite domestica si fanno risalire tra il 4100 e il 4000 a.C. in Medio Oriente, dove ebbero inizio le prime produzioni su "larga scala". Una bevanda che rappresenta un importante tassello della cultura e dell'economia del nostro paese (l'unico al mondo ad avere vigneti distribuiti sull'intero territorio nazionale, da nord a sud), al vertice della classifica dei produttori mondiali di vino con una media annuale dal 2009 al 2015 di 47,6 milioni di ettolitri. Nonostante il primato della produzione mondiale spetti all'Italia, il valore delle esportazioni italiane sul totale di 77 miliardi (nel 2015) è di 13,2 miliardi, i quali rappresentano complessivamente una quota di mercato del 17%, che si traduce in un secondo posto all'interno della classifica dei paesi esportatori in termini di valore della produzione. Il primo posto va alla Francia, seconda invece per produzione, con il 36%; il terzo agli USA con il 10%; il quarto alla Spagna con il 5%. Il restante 32% è suddiviso tra i rimanenti paesi produttori (tra i quali troviamo ad esempio Argentina, Cile e Germania). Le ragioni di questo trend andato consolidandosi nel corso di questi anni sono principalmente due: in prima battuta questo divario è attribuibile al diverso prezzo dei vini (mediamente 5,82 euro al litro i francesi, 2,67 gli italiani), e in secondo luogo alla maggiore forza dei marchi transalpini e delle loro organizzazioni commerciali. Bisogna tuttavia ricordare che dieci anni fa il distacco era decisamente più marcato. Nel 2006, infatti l'export francese valeva il doppio di quello italiano quando già allora esportavamo il 23% di quantità in più. Risulta dunque evidente un cambio di passo positivo nelle strategie produttive e commerciali delle nostre imprese. In questo scenario, la presenta ricerca si propone quindi di fornire in maniera sintetica un quadro generale della situazione attuale dell'export di vino italiano, uno dei settori trainanti dell'agroalimentare all'estero, cercando di presentare il contesto nel quale si muovono le aziende italiane del comparto vitivinicolo, e delineando le maggiori sfide ed opportunità da queste incontrate nello svolgimento della loro attività imprenditoriale. Dopo un'introduzione sulla globalizzazione del settore, la trattazione proseguirà focalizzandosi sugli aspetti che le aziende devono prendere in considerazione quando decidono di portare i loro prodotti al di fuori dei confini nazionali, tenendo presenti le diverse aree geografiche destinatarie delle produzioni italiane, le quali si distinguono per numerosi aspetti, che spaziano dall'ambito legislativo a quello sociale e culturale. Verranno infine esposte alcune riflessioni ed opinioni personali a conclusione di questo breve studio sul mondo del vino italiano all'estero.
Il vino nel mondo: uno studio sulle esportazioni vinicole italiane.
BRUZZESE, MATTEO
2015/2016
Abstract
Il vino rappresenta una delle eccellenze del cosiddetto "Made in Italy". La sua storia è intimamente legata a quella dell'uomo, basti pensare che le prime tracce di vite domestica si fanno risalire tra il 4100 e il 4000 a.C. in Medio Oriente, dove ebbero inizio le prime produzioni su "larga scala". Una bevanda che rappresenta un importante tassello della cultura e dell'economia del nostro paese (l'unico al mondo ad avere vigneti distribuiti sull'intero territorio nazionale, da nord a sud), al vertice della classifica dei produttori mondiali di vino con una media annuale dal 2009 al 2015 di 47,6 milioni di ettolitri. Nonostante il primato della produzione mondiale spetti all'Italia, il valore delle esportazioni italiane sul totale di 77 miliardi (nel 2015) è di 13,2 miliardi, i quali rappresentano complessivamente una quota di mercato del 17%, che si traduce in un secondo posto all'interno della classifica dei paesi esportatori in termini di valore della produzione. Il primo posto va alla Francia, seconda invece per produzione, con il 36%; il terzo agli USA con il 10%; il quarto alla Spagna con il 5%. Il restante 32% è suddiviso tra i rimanenti paesi produttori (tra i quali troviamo ad esempio Argentina, Cile e Germania). Le ragioni di questo trend andato consolidandosi nel corso di questi anni sono principalmente due: in prima battuta questo divario è attribuibile al diverso prezzo dei vini (mediamente 5,82 euro al litro i francesi, 2,67 gli italiani), e in secondo luogo alla maggiore forza dei marchi transalpini e delle loro organizzazioni commerciali. Bisogna tuttavia ricordare che dieci anni fa il distacco era decisamente più marcato. Nel 2006, infatti l'export francese valeva il doppio di quello italiano quando già allora esportavamo il 23% di quantità in più. Risulta dunque evidente un cambio di passo positivo nelle strategie produttive e commerciali delle nostre imprese. In questo scenario, la presenta ricerca si propone quindi di fornire in maniera sintetica un quadro generale della situazione attuale dell'export di vino italiano, uno dei settori trainanti dell'agroalimentare all'estero, cercando di presentare il contesto nel quale si muovono le aziende italiane del comparto vitivinicolo, e delineando le maggiori sfide ed opportunità da queste incontrate nello svolgimento della loro attività imprenditoriale. Dopo un'introduzione sulla globalizzazione del settore, la trattazione proseguirà focalizzandosi sugli aspetti che le aziende devono prendere in considerazione quando decidono di portare i loro prodotti al di fuori dei confini nazionali, tenendo presenti le diverse aree geografiche destinatarie delle produzioni italiane, le quali si distinguono per numerosi aspetti, che spaziano dall'ambito legislativo a quello sociale e culturale. Verranno infine esposte alcune riflessioni ed opinioni personali a conclusione di questo breve studio sul mondo del vino italiano all'estero.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/24133