Chiunque, dovunque, in qualsiasi momento: tutto è un potenziale obiettivo nelle odierne società sempre connesse, nelle quali i più grandi segreti di stato sono messi al sicuro dietro stringhe di codice, programmi di criptazione sofisticati, server nascosti in stanzoni apparentemente inaccessibili. Il nemico? Dimenticate il terrorista con la barba lunga ed un'ossessione per le bombe e l'estremismo religioso. L'hacker non ha volto eppure può essere chiunque, ma ha un computer, una connessione internet ed una buona conoscenza dell'informatica. Ma sarà davvero così? Le categorie classificatorie che sono state originariamente utilizzate per far comprendere le dinamiche della guerra, a partire da Platone, passando per Clausewitz ed arrivando fino a Walzer, devono affrontare una realtà nuova ed immateriale, in cui i principi devono essere adattati ad un nemico che, molto spesso, usa come armi stringhe di codice e bit di informazioni, la cui fonte è di difficile identificazione. Un nemico, insomma, apparentemente invisibile e che non necessita nemmeno di grandi capitali per armare il proprio esercito di hacker. Ciò che questo testo si propone è di fare un excursus di quella che oggi viene definita come cyberguerra, cioè quel tentativo di sfruttare la rete utilizzando tecnologie informatiche per attaccare i fondamentali interessi di una comunità politica. Per poter affrontare la sfida di comprendere meglio questo fenomeno ancora in chiaro-scuro si farà riferimento tre saranno i pilastri fondamentali della presente tesi: la Teoria della Guerra Giusta di Micheal Walzer, l'Etica dell'Informazione di Luciano Floridi ed l'analisi del conflitto combattuto nel cyberspazio, la c.d. Cyberguerra. Su queste basi la presente tesi è divisa in quattro capitoli. Nel primo ci si concentra sul rapporto diretto tra la Teoria della Guerra Giusta e la Cyberguerra, analizzando se e quali ripercussioni la digitalizzazione del campo di battaglia ha avuto non solo sui principi che fondano la prima, cioè lo jus in bello e lo jus ad bellum, senza dimenticare lo jus post bellum, ma anche se il paradigma lì espresso possa continuare ad essere ritenuto sufficiente come base per definire una guerra giusta. Nel secondo ci si soffermerà sui tre aspetti principali della guerra: il concetto di forza, quello di proporzionalità ed il ruolo degli Stati sovrani, con riferimento alle norme internazionali, andando per ognuno di questi a capire quale impatto le tecnologie informatiche stiano avendo sulla loro definizione. Nel terzo, alla Teoria della Guerra Giusta si allaccerà l'apporto etico del pensiero di Floridi, cercando di comprendere quale attacco informatico possa essere definito un vero atto di guerra, facendo poi un'analisi etica di questo ed infine cercando di capire quando esso possa essere considerato giusto, alla luce dei principi analizzati nel capitolo precedente. Nel quarto ed ultimo capitolo si indagherà su di un'ulteriore sfaccettatura della cyber guerra: il cyber soldato, un combattente senza volto, imprevedibile e difficile da individuare con assoluta certezza.

La disciplina giuridica della cyberguerra: un approccio teorico-informazionale.

FADDA, MIRIAM ANDREA
2015/2016

Abstract

Chiunque, dovunque, in qualsiasi momento: tutto è un potenziale obiettivo nelle odierne società sempre connesse, nelle quali i più grandi segreti di stato sono messi al sicuro dietro stringhe di codice, programmi di criptazione sofisticati, server nascosti in stanzoni apparentemente inaccessibili. Il nemico? Dimenticate il terrorista con la barba lunga ed un'ossessione per le bombe e l'estremismo religioso. L'hacker non ha volto eppure può essere chiunque, ma ha un computer, una connessione internet ed una buona conoscenza dell'informatica. Ma sarà davvero così? Le categorie classificatorie che sono state originariamente utilizzate per far comprendere le dinamiche della guerra, a partire da Platone, passando per Clausewitz ed arrivando fino a Walzer, devono affrontare una realtà nuova ed immateriale, in cui i principi devono essere adattati ad un nemico che, molto spesso, usa come armi stringhe di codice e bit di informazioni, la cui fonte è di difficile identificazione. Un nemico, insomma, apparentemente invisibile e che non necessita nemmeno di grandi capitali per armare il proprio esercito di hacker. Ciò che questo testo si propone è di fare un excursus di quella che oggi viene definita come cyberguerra, cioè quel tentativo di sfruttare la rete utilizzando tecnologie informatiche per attaccare i fondamentali interessi di una comunità politica. Per poter affrontare la sfida di comprendere meglio questo fenomeno ancora in chiaro-scuro si farà riferimento tre saranno i pilastri fondamentali della presente tesi: la Teoria della Guerra Giusta di Micheal Walzer, l'Etica dell'Informazione di Luciano Floridi ed l'analisi del conflitto combattuto nel cyberspazio, la c.d. Cyberguerra. Su queste basi la presente tesi è divisa in quattro capitoli. Nel primo ci si concentra sul rapporto diretto tra la Teoria della Guerra Giusta e la Cyberguerra, analizzando se e quali ripercussioni la digitalizzazione del campo di battaglia ha avuto non solo sui principi che fondano la prima, cioè lo jus in bello e lo jus ad bellum, senza dimenticare lo jus post bellum, ma anche se il paradigma lì espresso possa continuare ad essere ritenuto sufficiente come base per definire una guerra giusta. Nel secondo ci si soffermerà sui tre aspetti principali della guerra: il concetto di forza, quello di proporzionalità ed il ruolo degli Stati sovrani, con riferimento alle norme internazionali, andando per ognuno di questi a capire quale impatto le tecnologie informatiche stiano avendo sulla loro definizione. Nel terzo, alla Teoria della Guerra Giusta si allaccerà l'apporto etico del pensiero di Floridi, cercando di comprendere quale attacco informatico possa essere definito un vero atto di guerra, facendo poi un'analisi etica di questo ed infine cercando di capire quando esso possa essere considerato giusto, alla luce dei principi analizzati nel capitolo precedente. Nel quarto ed ultimo capitolo si indagherà su di un'ulteriore sfaccettatura della cyber guerra: il cyber soldato, un combattente senza volto, imprevedibile e difficile da individuare con assoluta certezza.
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