La popolazione italiana, in questi ultimi anni, mostra una crescente sfiducia nelle istituzioni. L'attuale crisi finanziaria sta accelerando le problematiche economiche e sociali delle famiglie, ma al contempo crescono le risposte creative per la risoluzione di tali difficoltà. In questo contesto stanno nascendo diverse pratiche di democrazia diretta, con il tentativo di definire una gestione più efficace delle risorse pubbliche. Qua intendo concentrarmi sul bilancio partecipativo come mezzo in grado di produrre una logica win-win, generando responsabilità nei cittadini e fiducia nelle istituzioni. In Italia è stato sperimentato solo recentemente, ma l'ONU e la Banca Mondiale lo hanno già definito «strumento efficace di gestione pubblica» e in Europa il suo utilizzo da parte delle Pubbliche Amministrazioni è in crescita esponenziale. Basti pensare che solamente i casi citati nel presente testo fanno riferimento ad un campione di una ventina di comuni, per un totale di oltre un milione di italiani. L'obiettivo della tesi è quindi quello di analizzare le sperimentazioni attuate fino ad ora in Italia tramite uno sguardo che possa permettere di giungere a comprenderne la reale efficacia e i punti di forza e debolezza, in particolare nella strategia comunicativa utilizzata attraverso i nuovi media per supportare queste iniziative. La tesi è strutturata in tre parti. La prima (dal I° al III° capitolo) dedicata al bilancio partecipativo nell'attualità, la seconda (IV° e V° capitolo) sul valore dell'e-participation nei bilanci comunali, la terza (dal VI° all'VII° capitolo) sulla possibile evoluzione di questa pratica immaginandola nel 2020. Il primo capitolo comincia con un identikit dell'innovativo strumento di partecipazione, paragonandolo con altri processi simili, ed una breve analisi storica sull'antica Grecia come iniziale promotrice della democrazia. Nel secondo capitolo mi sono soffermato su un progetto conosciuto direttamente, ossia Dire, fare, partecipare1, avviato nel 2011 dal Comune di Capannori per far decidere alla popolazione come investire 400.000 euro del proprio bilancio. Il terzo capitolo è dedicato, invece, ad un confronto tra i bilanci partecipativi attuati da diverse città: Cascina, Grottammare, Pieve Emanuele, Canegrate e molte altre. Di seguito, approfondendo temi come l'e-government e la wikicrazia, si sviluppa il quarto capitolo, che è incentrato sulle potenzialità dei servizi di e-democracy, oggi sempre più preparati per essere applicati dagli utenti della telefonia mobile. Nel quinto capitolo i protagonisti sono i social media ed il loro ruolo nell'ascolto e nella promozione delle pratiche partecipative. In più vengono considerati i casi di alcune città come Parma, Cagliari e Venezia, che hanno realizzato piattaforme che favoriscono l'e-participation dei cittadini. Il fund raising sarà, invece, il tema del sesto capitolo. Sono qui approfondite alcune modalità creative tramite cui le Pubbliche Amministrazioni potrebbero effettuare una gestione più efficiente delle proprie risorse per poter quindi soddisfare maggiori bisogni. Il settimo capitolo, infine, ha come proprio perno l'inclusione e l'esclusione sociale a livello digitale ed al contempo è dedicato ad alcune ipotesi riguardanti l'utilizzo dell'e-democracy nella sua qualità di promotrice e sostenitrice dell'educazione civica.

We-gov: il valore dell'e-participation nei bilanci partecipativi d'Italia

D'AMELIO, LORENZO
2011/2012

Abstract

La popolazione italiana, in questi ultimi anni, mostra una crescente sfiducia nelle istituzioni. L'attuale crisi finanziaria sta accelerando le problematiche economiche e sociali delle famiglie, ma al contempo crescono le risposte creative per la risoluzione di tali difficoltà. In questo contesto stanno nascendo diverse pratiche di democrazia diretta, con il tentativo di definire una gestione più efficace delle risorse pubbliche. Qua intendo concentrarmi sul bilancio partecipativo come mezzo in grado di produrre una logica win-win, generando responsabilità nei cittadini e fiducia nelle istituzioni. In Italia è stato sperimentato solo recentemente, ma l'ONU e la Banca Mondiale lo hanno già definito «strumento efficace di gestione pubblica» e in Europa il suo utilizzo da parte delle Pubbliche Amministrazioni è in crescita esponenziale. Basti pensare che solamente i casi citati nel presente testo fanno riferimento ad un campione di una ventina di comuni, per un totale di oltre un milione di italiani. L'obiettivo della tesi è quindi quello di analizzare le sperimentazioni attuate fino ad ora in Italia tramite uno sguardo che possa permettere di giungere a comprenderne la reale efficacia e i punti di forza e debolezza, in particolare nella strategia comunicativa utilizzata attraverso i nuovi media per supportare queste iniziative. La tesi è strutturata in tre parti. La prima (dal I° al III° capitolo) dedicata al bilancio partecipativo nell'attualità, la seconda (IV° e V° capitolo) sul valore dell'e-participation nei bilanci comunali, la terza (dal VI° all'VII° capitolo) sulla possibile evoluzione di questa pratica immaginandola nel 2020. Il primo capitolo comincia con un identikit dell'innovativo strumento di partecipazione, paragonandolo con altri processi simili, ed una breve analisi storica sull'antica Grecia come iniziale promotrice della democrazia. Nel secondo capitolo mi sono soffermato su un progetto conosciuto direttamente, ossia Dire, fare, partecipare1, avviato nel 2011 dal Comune di Capannori per far decidere alla popolazione come investire 400.000 euro del proprio bilancio. Il terzo capitolo è dedicato, invece, ad un confronto tra i bilanci partecipativi attuati da diverse città: Cascina, Grottammare, Pieve Emanuele, Canegrate e molte altre. Di seguito, approfondendo temi come l'e-government e la wikicrazia, si sviluppa il quarto capitolo, che è incentrato sulle potenzialità dei servizi di e-democracy, oggi sempre più preparati per essere applicati dagli utenti della telefonia mobile. Nel quinto capitolo i protagonisti sono i social media ed il loro ruolo nell'ascolto e nella promozione delle pratiche partecipative. In più vengono considerati i casi di alcune città come Parma, Cagliari e Venezia, che hanno realizzato piattaforme che favoriscono l'e-participation dei cittadini. Il fund raising sarà, invece, il tema del sesto capitolo. Sono qui approfondite alcune modalità creative tramite cui le Pubbliche Amministrazioni potrebbero effettuare una gestione più efficiente delle proprie risorse per poter quindi soddisfare maggiori bisogni. Il settimo capitolo, infine, ha come proprio perno l'inclusione e l'esclusione sociale a livello digitale ed al contempo è dedicato ad alcune ipotesi riguardanti l'utilizzo dell'e-democracy nella sua qualità di promotrice e sostenitrice dell'educazione civica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/24044