La tesi ha l'obiettivo di indagare l'opinione del professor Gallo nell'ambito della definizione dello ius da parte del giurista del II secolo d.C Celso. L' autore mira al recupero dei valori espressi dall'esperienza giuridica romana del periodo classico che chiama eredità perduta del diritto romano: diritto che secondo l'autore oggi è studiato esclusivamente sotto il profilo storico. Gallo ritiene che tale recupero possa prendere le mosse dalla definizione celsina del diritto come ars boni et aequi. Ritiene che tale fondamenteale definizione si sia perduta nel tempo in conseguenza delle mutazioni intervenute al momento del passaggio dal sistema repubblicano a quella della dominatio. La legum permutatio giustinianea provoca, secondo l'autore, una serie di mutamenti radicali nella concezione del diritto: modifica il concetto del diritto antico romano che poneva al di sopra di tutto la risoluzione del caso concreto da attuarsi attraverso la iurisdictio che sul piano processuale rappresentava la soluzione e la decisione delle controversie insorte tra i cittadini. L'autore mira ad un recupero della nozione celsina del diritto e ritiene che la nozione di diritto come arte espressa da Celso abbia avuto difficoltà ad essere compresa in quanto il termine arte è stato errroneamente ridotto nella sua accezione comune a qualcosa di estraneo al diritto: secondo Celso il diritto come arte si concreta in attività umane e con il binomio bonum et aequum si cerca la soluzione buona nel rispetto dell'uguaglianza proporzionale.
A proposito della definizione celsina del diritto nel pensiero di Filippo Gallo
VARDÉ, LUNA
2016/2017
Abstract
La tesi ha l'obiettivo di indagare l'opinione del professor Gallo nell'ambito della definizione dello ius da parte del giurista del II secolo d.C Celso. L' autore mira al recupero dei valori espressi dall'esperienza giuridica romana del periodo classico che chiama eredità perduta del diritto romano: diritto che secondo l'autore oggi è studiato esclusivamente sotto il profilo storico. Gallo ritiene che tale recupero possa prendere le mosse dalla definizione celsina del diritto come ars boni et aequi. Ritiene che tale fondamenteale definizione si sia perduta nel tempo in conseguenza delle mutazioni intervenute al momento del passaggio dal sistema repubblicano a quella della dominatio. La legum permutatio giustinianea provoca, secondo l'autore, una serie di mutamenti radicali nella concezione del diritto: modifica il concetto del diritto antico romano che poneva al di sopra di tutto la risoluzione del caso concreto da attuarsi attraverso la iurisdictio che sul piano processuale rappresentava la soluzione e la decisione delle controversie insorte tra i cittadini. L'autore mira ad un recupero della nozione celsina del diritto e ritiene che la nozione di diritto come arte espressa da Celso abbia avuto difficoltà ad essere compresa in quanto il termine arte è stato errroneamente ridotto nella sua accezione comune a qualcosa di estraneo al diritto: secondo Celso il diritto come arte si concreta in attività umane e con il binomio bonum et aequum si cerca la soluzione buona nel rispetto dell'uguaglianza proporzionale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
778217A_tesilunavarde.zip
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.7 MB
Formato
Unknown
|
1.7 MB | Unknown | |
778217_1bintroduzione1-5.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
172.92 kB
Formato
Adobe PDF
|
172.92 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/23856