Background: quando pensiamo alla figura del malato terminale, subito viene da associarlo a chi soffre di cancro. Tuttavia, una gran parte di questa categoria di pazienti non presenta una malattia neoplastica, bensì una malattia cronico-degenerativa (insufficienza cardiaca, insufficienza polmonare, insufficienza renale o malattie neurologiche, solo per citarne alcune). Questi sono i malati che con più difficoltà, nei loro ultimi mesi di vita, riescono ad essere assistiti nella maniera corretta. Obiettivi: valutare, in primo luogo, quale è stata la gestione dei malati di area medica nelle ultime 48 ore della loro degenza nella S.C. di Medicina Generale, Neurologia e Nefrologia dell'Ospedale di Pinerolo. Confrontare, in secondo luogo, l'assistenza data in questi reparti con quella di altri ospedali sul territorio europeo ed extra-europeo. Materiali e metodi: lo studio, di tipo qualitativo, è stato condotto attraverso tre strumenti: 1. articoli scientifici reperiti nella banca dati di Cinhal, 2. lo studio osservazionale prospettico ¿Il fine vita in area medica: la portata del problema¿, condotto dalla S.C di Medicina Generale, Neurologia e Nefrologia dell'Ospedale di Pinerolo, 3. le cartelle cliniche dei pazienti che hanno partecipato allo studio di cui sopra. Risultati: da questa ricerca è emerso che circa la metà (17/35 - 48%) dei pazienti presi in esame e riconosciuti come terminali ha effettivamente ricevuto un trattamento clinico-assistenziale di tipo palliativo e in soli 5 casi su 35 (14%) è stata almeno impostata in cartella una terapia sedativa. In nessuno caso è stato chiesto agli interessati quali fossero le loro volontà rispetto al trattamento che avrebbero voluto ricevere. Per quanto riguarda il coinvolgimento delle famiglie, solo 18 su 35 (51%) sono state effettivamente rese complici nello scegliere, assieme ai medici, quali fossero le modalità più corrette di procedere nell'assistenza dei loro parenti. Conclusioni: visti i risultati ottenuti dalla ricerca e fatto un confronto con ciò che dice la letteratura scientifica a riguardo, si può evincere che in Italia, soprattutto all'interno dei reparti ospedalieri, c'è ancora poca conoscenza e poca formazione sul corretto trattamento dei malati terminali non oncologici, oltre a tutte le leggi del nostro Stato che, al giorno d'oggi, non permettono di garantire a questa categoria di malati l'assistenza più idonea.

Etica del fine vita in area medica: indagine qualitativa presso l'ASL TO3

BUSSOLINO, ROBERTA
2015/2016

Abstract

Background: quando pensiamo alla figura del malato terminale, subito viene da associarlo a chi soffre di cancro. Tuttavia, una gran parte di questa categoria di pazienti non presenta una malattia neoplastica, bensì una malattia cronico-degenerativa (insufficienza cardiaca, insufficienza polmonare, insufficienza renale o malattie neurologiche, solo per citarne alcune). Questi sono i malati che con più difficoltà, nei loro ultimi mesi di vita, riescono ad essere assistiti nella maniera corretta. Obiettivi: valutare, in primo luogo, quale è stata la gestione dei malati di area medica nelle ultime 48 ore della loro degenza nella S.C. di Medicina Generale, Neurologia e Nefrologia dell'Ospedale di Pinerolo. Confrontare, in secondo luogo, l'assistenza data in questi reparti con quella di altri ospedali sul territorio europeo ed extra-europeo. Materiali e metodi: lo studio, di tipo qualitativo, è stato condotto attraverso tre strumenti: 1. articoli scientifici reperiti nella banca dati di Cinhal, 2. lo studio osservazionale prospettico ¿Il fine vita in area medica: la portata del problema¿, condotto dalla S.C di Medicina Generale, Neurologia e Nefrologia dell'Ospedale di Pinerolo, 3. le cartelle cliniche dei pazienti che hanno partecipato allo studio di cui sopra. Risultati: da questa ricerca è emerso che circa la metà (17/35 - 48%) dei pazienti presi in esame e riconosciuti come terminali ha effettivamente ricevuto un trattamento clinico-assistenziale di tipo palliativo e in soli 5 casi su 35 (14%) è stata almeno impostata in cartella una terapia sedativa. In nessuno caso è stato chiesto agli interessati quali fossero le loro volontà rispetto al trattamento che avrebbero voluto ricevere. Per quanto riguarda il coinvolgimento delle famiglie, solo 18 su 35 (51%) sono state effettivamente rese complici nello scegliere, assieme ai medici, quali fossero le modalità più corrette di procedere nell'assistenza dei loro parenti. Conclusioni: visti i risultati ottenuti dalla ricerca e fatto un confronto con ciò che dice la letteratura scientifica a riguardo, si può evincere che in Italia, soprattutto all'interno dei reparti ospedalieri, c'è ancora poca conoscenza e poca formazione sul corretto trattamento dei malati terminali non oncologici, oltre a tutte le leggi del nostro Stato che, al giorno d'oggi, non permettono di garantire a questa categoria di malati l'assistenza più idonea.
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