ABSTRACT Introduction and Objectives: Restraint, within the places for the care of mental health, is a widespread and poorly monitored phenomenon that requires attention only on the occasion of tragic events involving people “related”. This malpractice is applied in all regions, with considerable differences between one service and another, and it is not justified either clinically or epidemiologically. This thesis project aims to focus on coercive practices in the Italian landscape, on strategies to eliminate the phenomenon and on scientific evidence in support. Materials and methods: A bibliographic search has been conducted on the main Databases (PubMed and Trip Database) using different search strings, with filters to find articles from 2015, with the complete text, concerning meta-analyses and systematic reviews. The main national and international normative documents on the topic of contention have been consulted and, finally, the participation to the Convention “Verso servizi liberi da contenzione a 60 anni da mi no firmo” allowed me to gain an up-to-date perspective about contention at the national level. Results and Analysis: The analysis of the three articles and the consultation of the found documentation have allowed to demonstrate the ineffectiveness and, indeed, the potential damage related to the adoption of containment means, providing, on the contrary, evidence-based demonstrating the existence and safety of alternative approaches. Discussion and conclusions: Restraint is a danger from both an ethical and a therapeutic point of view. There are many examples of "best practices" that demonstrate the applicability of no-restraint. Achieving this on an increasingly large scale requires a structural, organizational, clinical and educational change of professionals and mental health services Keywords: Physical restraint, No restraint, Psychiatric patient, Adverse effects.

ABSTRACT Introduzione e obiettivi: La contenzione, all’interno dei luoghi per la cura della salute mentale, costituisce un fenomeno largamente diffuso e poco monitorato che si impone all’attenzione solo in occasione di eventi tragici che riguardano persone “legate”. Si tratta di una malpractice applicata in tutte le regioni, con notevoli differenze tra un servizio e l’altro, che non trova giustificazione né di ordine clinico, né di ordine epidemiologico. Con questo progetto di tesi si intende mettere il focus sulle pratiche coercitive nel panorama italiano, sulle strategie di eliminazione del fenomeno e sulle evidenze scientifiche a supporto. Materiali e metodi: È stata condotta una ricerca bibliografica sulle principali Banche Dati (PubMed e Trip Database) utilizzando diverse stringhe di ricerca, con i filtri per reperire gli articoli dal 2015, con il testo completo, riguardanti metanalisi e revisioni sistematiche. Sono stati consultati i principali documenti normativi nazionali e internazionali in tema di contenzione e, infine, la partecipazione al Convegno “Verso servizi liberi da contenzione a 60 anni da mi no firmo” mi ha permesso di acquisire una prospettiva aggiornata sulla situazione della contenzione a livello nazionale. Risultati e Analisi: L’analisi dei tre articoli e la consultazione della documentazione reperita hanno permesso di dimostrare l’inefficacia e, anzi, il potenziale danno legato all’adozione di mezzi contenitivi, fornendo, al contrario, prove basate sulle evidenze che dimostrano l’esistenza e la sicurezza di approcci alternativi. Discussione e conclusioni: La contenzione costituisce un pericolo da un punto di vista sia etico, sia terapeutico. Numerosi sono gli esempi di “best practices” che dimostrano l’applicabilità del no-restraint. Per raggiungere tale risultato su scala sempre più ampia è necessario un cambiamento a livello strutturale, organizzativo, clinico e formativo dei professionisti e dei servizi per la salute mentale. Parole chiave: Physical restraint, No restraint, Psychiatric patient, Adverse effects.

Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura no-restraint: una psichiatria senza contenzioni si può!

CANGI, REBECCA
2020/2021

Abstract

ABSTRACT Introduzione e obiettivi: La contenzione, all’interno dei luoghi per la cura della salute mentale, costituisce un fenomeno largamente diffuso e poco monitorato che si impone all’attenzione solo in occasione di eventi tragici che riguardano persone “legate”. Si tratta di una malpractice applicata in tutte le regioni, con notevoli differenze tra un servizio e l’altro, che non trova giustificazione né di ordine clinico, né di ordine epidemiologico. Con questo progetto di tesi si intende mettere il focus sulle pratiche coercitive nel panorama italiano, sulle strategie di eliminazione del fenomeno e sulle evidenze scientifiche a supporto. Materiali e metodi: È stata condotta una ricerca bibliografica sulle principali Banche Dati (PubMed e Trip Database) utilizzando diverse stringhe di ricerca, con i filtri per reperire gli articoli dal 2015, con il testo completo, riguardanti metanalisi e revisioni sistematiche. Sono stati consultati i principali documenti normativi nazionali e internazionali in tema di contenzione e, infine, la partecipazione al Convegno “Verso servizi liberi da contenzione a 60 anni da mi no firmo” mi ha permesso di acquisire una prospettiva aggiornata sulla situazione della contenzione a livello nazionale. Risultati e Analisi: L’analisi dei tre articoli e la consultazione della documentazione reperita hanno permesso di dimostrare l’inefficacia e, anzi, il potenziale danno legato all’adozione di mezzi contenitivi, fornendo, al contrario, prove basate sulle evidenze che dimostrano l’esistenza e la sicurezza di approcci alternativi. Discussione e conclusioni: La contenzione costituisce un pericolo da un punto di vista sia etico, sia terapeutico. Numerosi sono gli esempi di “best practices” che dimostrano l’applicabilità del no-restraint. Per raggiungere tale risultato su scala sempre più ampia è necessario un cambiamento a livello strutturale, organizzativo, clinico e formativo dei professionisti e dei servizi per la salute mentale. Parole chiave: Physical restraint, No restraint, Psychiatric patient, Adverse effects.
SPDC no-restraint: psychiatry without contentions is possible!
ABSTRACT Introduction and Objectives: Restraint, within the places for the care of mental health, is a widespread and poorly monitored phenomenon that requires attention only on the occasion of tragic events involving people “related”. This malpractice is applied in all regions, with considerable differences between one service and another, and it is not justified either clinically or epidemiologically. This thesis project aims to focus on coercive practices in the Italian landscape, on strategies to eliminate the phenomenon and on scientific evidence in support. Materials and methods: A bibliographic search has been conducted on the main Databases (PubMed and Trip Database) using different search strings, with filters to find articles from 2015, with the complete text, concerning meta-analyses and systematic reviews. The main national and international normative documents on the topic of contention have been consulted and, finally, the participation to the Convention “Verso servizi liberi da contenzione a 60 anni da mi no firmo” allowed me to gain an up-to-date perspective about contention at the national level. Results and Analysis: The analysis of the three articles and the consultation of the found documentation have allowed to demonstrate the ineffectiveness and, indeed, the potential damage related to the adoption of containment means, providing, on the contrary, evidence-based demonstrating the existence and safety of alternative approaches. Discussion and conclusions: Restraint is a danger from both an ethical and a therapeutic point of view. There are many examples of "best practices" that demonstrate the applicability of no-restraint. Achieving this on an increasingly large scale requires a structural, organizational, clinical and educational change of professionals and mental health services Keywords: Physical restraint, No restraint, Psychiatric patient, Adverse effects.
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