Le vernici e i trattamenti superficiali di strumenti musicali ad arco prodotti a Cremona tra il XVII e il XVIII secolo: indagini non-invasive e micro-invasive

The thesis was carried out in collaboration with the Arvedi Laboratory of Non-Invasive Diagnostic Analyses, at the Museo del Violino in Cremona. The great appeal that bowed instruments possess can be attributed to their centrality and independence in the history of composition and performance practice, from the end of the sixteenth century until today. These aspects have inevitably contributed to the development of a real art of violin making, which reached its historical peak in Cremona during the Golden Age, between the mid-seventeenth century and the end of the next century. In that period the research on sound and materials reached levels that are currently unmatched. The attempt to understand the mysteries of the violin makers is the basis of scientific interest that exists behind this craft practical, simple but variable, between art and alchemy. The large number of instruments produced during the course of history and the variety of materials used in their manufacture complicates the possibility to investigate, with scientific methods, materials and techniques in violin making. The results obtained lead to uncertain, multiple and sometimes contradictory hypothesis. In this variety of different aspects of investigation, varnishes and surface treatments have a central role because they identify each instrument from another and why characterize the acoustic qualities, making them unique and unrepeatable. The study developed in this thesis aims to make a contribution to the understanding of the technology involved in the construction of bowed instruments. Taking a cue from the scientific evidence collected over the years, we tried to refine the interpretation of the multi-analytical data, trying to process it with micro-invasive analyzes that were carried out during the thesis. This approach is extremely unusual for the understandable inaccessibility of the instruments, which currently have an immense value. The possibility of investigations opened for the ability to access to fragments of bowed instruments, particularly cellos and double basses, attributed to the great master luthiers (Jacob Stainer, Nicolo Amati, Andrea Guarneri, Lorenzo Guadagnini and Francesco Ruggieri detto il Per) active in Cremona during the Golden Age. It is, in fact, the parts replaced in the early twentieth century during the restoration of these instruments and subsequently exposed as small wonders. The experimental part has been divided into a first non-invasive section, where were made observations by the naked eye, the photographic survey, in visible and ultraviolet light, X-rays and observations to the stereoscope. Subsequently, the points for analysis have been identified to perform analysis with X-rays fluorescence. The second part was micro-invasive, with the sampling of mm-portions of the sample. One half of the samples, two per fragment, was incorporated into epoxy resin to make the cross sections to be observed in optical microscopy, in ultraviolet and visible light, and in the electron microscope (SEM) with microprobe EDS. The other half of the samples was subjected to a sequence of extractions carried out with decreasing polarity solvents. The multi-analytical approach has allowed us to hypothesize the structure of the different surface levels, on each fragment with apparent variability.

La tesi è stata svolta in collaborazione con il laboratorio Arvedi di diagnostica non invasiva presso il museo del Violino a Cremona. Il grande fascino che gli strumenti ad arco si portano dietro è in parte attribuibile alla loro centralità e indipendenza nella storia della pratica compositiva ed esecutiva, a partire dalla fine del XVI secolo fino ad oggi. Questi aspetti hanno contribuito allo sviluppo di una vera e propria arte liutaria, che ha raggiunto il suo apice storico proprio a Cremona, durante il Periodo d'Oro, tra la metà del XVII secolo e la fine del secolo successivo. In quel periodo la ricerca sul suono e sui materiali raggiunse livelli che sono anche attualmente ineguagliati. Il tentativo di capire i misteri dei maestri liutai del passato è alla base dell'interesse scientifico che esiste dietro a questa pratica artigiana semplice, ma estremamente variabile, a metà tra arte ed alchimia. Il grande numero di strumenti prodotti durante il corso della storia e la varietà di materiali impiegati nella loro fabbricazione complica la possibilità di indagare indirettamente con metodi scientifici le tecniche e i materiali per la produzione. I risultati finora ottenuti portano a ipotesi incerte, molteplici e talvolta contraddittorie. In questa varietà di aspetti di indagine differenti, le vernici e i trattamenti superficiali hanno un ruolo cardine sia perché identificano visivamente e artisticamente ogni strumento da un altro, sia perché ne caratterizzano le qualità acustiche, rendendole uniche e irripetibili. Lo studio sviluppato in questo lavoro di tesi ha lo scopo di dare un contributo alla comprensione della tecnologia coinvolta nella costruzione degli strumenti ad arco. Prendendo spunto dalle evidenze scientifiche collezionate nel corso degli anni, si è cercato di raffinare l'interpretazione del dato multi-analitico, provando ad elaborarlo alla luce delle analisi micro-invasive che sono state svolte nel corso della tesi. Questo approccio è estremamente inusuale per la comprensibile inaccessibilità degli strumenti, che hanno attualmente un valore immenso. La possibilità di indagine si è aperta grazie alla possibilità di accedere a frammenti di strumenti ad arco, in particolare violoncelli e contrabbassi, attribuiti a grandi maestri liutai (Jacob Stainer, Nicolò Amati, Andrea Guarneri, Lorenzo Guadagnini e Francesco Ruggieri detto il Per) attivi a Cremona durante il Periodo d'Oro. Si tratta, infatti, di parti sostituite all'inizio del XX secolo durante il restauro di questi strumenti e successivamente musealizzate come piccole mirabilia. La parte sperimentale si è suddivisa in una prima sezione non-invasiva, durante il quale sono state effettuate osservazioni ad occhio nudo del frammento, il rilievo fotografico, in luce visibile e ultravioletta, la radiografia e le osservazioni allo stereoscopio. Successivamente, sono stati identificati i punti analisi per effettuare analisi con fluorescenza di raggi X. La seconda parte è stata invece quella micro-invasiva, che ha previsto il campionamento di porzioni millimetriche di campione. Una metà dei campioni, due per frammento, è stata inglobata in resina epossidica per farne delle sezioni lucide da osservare in microscopia ottica, in luce visibile ed ultravioletta, e al microscopio elettronico (SEM) con microsonda EDS per analisi puntuali. L'altra metà dei campioni è stata sottoposta ad una sequenza di estrazioni svolte con solventi a polarità decrescente. L'approccio multi-analitico h