In 2020 most of the Italian population was forced to stay home by the health emergency; remote work was introduced as a containment measure. Smart working was imposed by the regulatory provisions. In Italy the number of accessions to smart working has increased exponentially: the Public Administration had a rise from 16% of accessions (2019) to 94% in 2020. With the help of the Directorate of Health Professions To4 and the research team “Safe@work” (Italian Psychology Association), a survey was carried out and it involved the employees of the ASL To4 (about 3000 of which 137 "smart workers") to whom a questionnaire has been sent by e-mail ("Working and feeling safe at work during and after phase 2") aimed at investigating the workers’s perception regarding the Covid-19 contamination risk at their workplace. A part of the questionnaire, addressed only to agile workers, is aimed at estimating the positive or negative feedback of smart working. About 400 respondents replied to the questionnaire, including 68 "smart workers" that being the analytical sample. Assuming that the smart working practiced during the pandemic does not coincide with the mode governed by the law but it is a hybrid with the Telelavoro or it is associated with "home working" in general, the perception of workers is optimistic about this way of working, except for limited critical situations such as lack of a direct relationship with colleagues and others. From the point of view of psychosocial factors, the situation in general does not seem to be worrying but it is considered appropriate not to underestimate the risk; possible prevention measures against the risk from work-related stress have been identified.

L’emergenza sanitaria protagonista dell’anno 2020 ha costretto a casa la quasi totalità della popolazione italiana introducendo il lavoro da remoto come misura di contenimento. Nelle disposizioni normative si parla di smart working, modalità di lavoro disciplinata dalla Legge del 22 maggio 2017 n.81. In Italia le adesioni a modalità di lavoro in smart working aumentano esponenzialmente: la Pubblica Amministrazione passa da un 16% di adesioni (anno 2019) ad un 94% nel 2020. Ci si è interrogati sulle possibili complicazioni di carattere psicosociale derivanti dal passaggio, obbligatorio e repentino, a questa nuova modalità di lavoro. Con l’ausilio della Direzione delle Professioni Sanitarie To4 e del gruppo di ricerca Safe@Work dell’Associazione Italiana di Psicologia, è stata svolta un’indagine che ha coinvolto i dipendenti dell’Azienda Sanitaria Locale To4 (circa 3000 di cui 137 “smart worker”) ai quali è stato inviato per e-mail un questionario (“Lavorare e sentirsi sicuri al lavoro durante e dopo la fase 2”) finalizzato ad indagare la percezione dei lavoratori riguardo al rischio contagio Covid-19 presso il proprio luogo di lavoro; una parte del questionario, rivolta solo ai lavoratori agili, è volta a stimare i riscontri positivi o negativi dello smart working. Al questionario hanno risposto circa 400 soggetti di cui 68 “smart worker”; questi ultimi costituiscono il campione d’analisi. Presupponendo che lo smart working praticato durante la pandemia non coincide con la modalità disciplinata dalla legge e risultando piuttosto un ibrido con il Telelavoro od associabile all’ “home working”, in generale la percezione dei lavoratori risulta ottimista verso questa modalità di lavoro, ad eccezione di limitate situazioni critiche come la mancanza di un rapporto diretto con i colleghi di lavoro e altre. Nonostante la situazione in generale non pare essere preoccupante dal punto di vista del rischio psicosociale, si ritiene conveniente non sottostimare il rischio; sono state individuate possibili misure di prevenzione contro il rischio da stress lavoro-correlato.

Lavoro agile e rischio psicosociale: valutazione del rischio stress lavoro-correlato ed individuazione di misure correttive

CREPALDI, GAIA
2019/2020

Abstract

L’emergenza sanitaria protagonista dell’anno 2020 ha costretto a casa la quasi totalità della popolazione italiana introducendo il lavoro da remoto come misura di contenimento. Nelle disposizioni normative si parla di smart working, modalità di lavoro disciplinata dalla Legge del 22 maggio 2017 n.81. In Italia le adesioni a modalità di lavoro in smart working aumentano esponenzialmente: la Pubblica Amministrazione passa da un 16% di adesioni (anno 2019) ad un 94% nel 2020. Ci si è interrogati sulle possibili complicazioni di carattere psicosociale derivanti dal passaggio, obbligatorio e repentino, a questa nuova modalità di lavoro. Con l’ausilio della Direzione delle Professioni Sanitarie To4 e del gruppo di ricerca Safe@Work dell’Associazione Italiana di Psicologia, è stata svolta un’indagine che ha coinvolto i dipendenti dell’Azienda Sanitaria Locale To4 (circa 3000 di cui 137 “smart worker”) ai quali è stato inviato per e-mail un questionario (“Lavorare e sentirsi sicuri al lavoro durante e dopo la fase 2”) finalizzato ad indagare la percezione dei lavoratori riguardo al rischio contagio Covid-19 presso il proprio luogo di lavoro; una parte del questionario, rivolta solo ai lavoratori agili, è volta a stimare i riscontri positivi o negativi dello smart working. Al questionario hanno risposto circa 400 soggetti di cui 68 “smart worker”; questi ultimi costituiscono il campione d’analisi. Presupponendo che lo smart working praticato durante la pandemia non coincide con la modalità disciplinata dalla legge e risultando piuttosto un ibrido con il Telelavoro od associabile all’ “home working”, in generale la percezione dei lavoratori risulta ottimista verso questa modalità di lavoro, ad eccezione di limitate situazioni critiche come la mancanza di un rapporto diretto con i colleghi di lavoro e altre. Nonostante la situazione in generale non pare essere preoccupante dal punto di vista del rischio psicosociale, si ritiene conveniente non sottostimare il rischio; sono state individuate possibili misure di prevenzione contro il rischio da stress lavoro-correlato.
Smart working and psychosocial risk: work-related stress assessment and identification of corrective measures
In 2020 most of the Italian population was forced to stay home by the health emergency; remote work was introduced as a containment measure. Smart working was imposed by the regulatory provisions. In Italy the number of accessions to smart working has increased exponentially: the Public Administration had a rise from 16% of accessions (2019) to 94% in 2020. With the help of the Directorate of Health Professions To4 and the research team “Safe@work” (Italian Psychology Association), a survey was carried out and it involved the employees of the ASL To4 (about 3000 of which 137 "smart workers") to whom a questionnaire has been sent by e-mail ("Working and feeling safe at work during and after phase 2") aimed at investigating the workers’s perception regarding the Covid-19 contamination risk at their workplace. A part of the questionnaire, addressed only to agile workers, is aimed at estimating the positive or negative feedback of smart working. About 400 respondents replied to the questionnaire, including 68 "smart workers" that being the analytical sample. Assuming that the smart working practiced during the pandemic does not coincide with the mode governed by the law but it is a hybrid with the Telelavoro or it is associated with "home working" in general, the perception of workers is optimistic about this way of working, except for limited critical situations such as lack of a direct relationship with colleagues and others. From the point of view of psychosocial factors, the situation in general does not seem to be worrying but it is considered appropriate not to underestimate the risk; possible prevention measures against the risk from work-related stress have been identified.
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