This work arises from the observation that within the Italian legal system, a new interpretative paradigm has been theorized and developed—known as the "therapeutic paradigm"—which focuses on the regulation of anti-mafia asset prevention. Throughout its evolution, the system of "praeter delictum" measures has undergone a laborious process of consolidation, culminating in a genuine penal subsystem designed to address the more modern manifestations of organized crime. Although the Italian Constitution maintains a conscious silence on this issue, the prevention system—like in the past—continues to exhibit a distinctly special-preventive character, presenting itself as a valid alternative to the model of penal typicity. The asset interventions that occur in the absence of a conviction, unlinked to the ascertainment of an individual’s guilt, are part of a normative stratification that has always been characterized by a lack of overall systematic coherence. Nonetheless, the question that periodically brings the issue to the forefront concerns the level of legality qualifying personal and asset prevention measures, which is essentially in contrast with the legal framework of our system. The research question arises from the intersection of a subsystem implicitly directed at a broad category of subjects, lacking a normative reference capable of defining the phrase from which it takes its name, with the innovative recovery paradigm typical of the asset prevention sector. This issue stems from a radical cultural reform that has crystallized a salvific model for economic activities, sometimes conceived as an unjustified concession of potential anti-mafia instruments—and more generally, the protection of public order—in favor of market needs.

Il presente lavoro nasce dalla constatazione di come all’interno dell’ordinamento giuridico italiano sia stato teorizzato e sviluppato un nuovo paradigma interpretativo – conosciuto come “paradigma terapeutico” – avente a oggetto la disciplina della prevenzione patrimoniale antimafia. Nel corso della sua evoluzione, il sistema delle misure praeter delictum ha subito un laborioso processo di consolidazione, il quale è sfociato in un vero e proprio sottosistema penale destinato a operare nei confronti delle manifestazioni più moderne della criminalità organizzata. Sebbene la Costituzione italiana riserbi un consapevole silenzio sul tema, il sistema prevenzionistico – così come in passato – continua a mantenere una spiccata connotazione special-preventiva, presentandosi come valevole strumento alternativo al modello della tipicità penalistica. Le ingerenze patrimoniali che avvengono in assenza di condanna, ossia slegate all’accertamento della colpevolezza di un soggetto, fanno parte di una stratificazione normativa, la quale è stata sempre caratterizzata da una carente sistematica complessiva. Nondimeno, l’interrogativo che periodicamente fa riaffiorare la questione riguarda il livello di legalità qualificante le misure di prevenzione personali e patrimoniali, propriamente in antitesi con l’assetto giuridico del nostro ordinamento.L’interrogativo della ricerca prende le mosse dall’incontro di un sottosistema implicitamente rivolto a un’ampia categoria di soggetti, a cui manca un referente normativo capace di definire il sintagma da cui prende il nome, con l’innovativo paradigma recuperatorio proprio del settore prevenzionistico patrimoniale. La questione scaturisce da una radicale riforma culturale, la quale ha comportato la cristallizzazione di un modello salvifico per le attività economiche, talvolta concepito come un ingiustificato cedimento dei potenziali strumenti dell’antimafia – e più in generale della tutela al mantenimento dell’ordine pubblico – in favore delle esigenze di mercato.

Amministrazione e controllo giudiziario nel contrasto alla criminalità organizzata

IPPOLITO, EMANUELE
2023/2024

Abstract

Il presente lavoro nasce dalla constatazione di come all’interno dell’ordinamento giuridico italiano sia stato teorizzato e sviluppato un nuovo paradigma interpretativo – conosciuto come “paradigma terapeutico” – avente a oggetto la disciplina della prevenzione patrimoniale antimafia. Nel corso della sua evoluzione, il sistema delle misure praeter delictum ha subito un laborioso processo di consolidazione, il quale è sfociato in un vero e proprio sottosistema penale destinato a operare nei confronti delle manifestazioni più moderne della criminalità organizzata. Sebbene la Costituzione italiana riserbi un consapevole silenzio sul tema, il sistema prevenzionistico – così come in passato – continua a mantenere una spiccata connotazione special-preventiva, presentandosi come valevole strumento alternativo al modello della tipicità penalistica. Le ingerenze patrimoniali che avvengono in assenza di condanna, ossia slegate all’accertamento della colpevolezza di un soggetto, fanno parte di una stratificazione normativa, la quale è stata sempre caratterizzata da una carente sistematica complessiva. Nondimeno, l’interrogativo che periodicamente fa riaffiorare la questione riguarda il livello di legalità qualificante le misure di prevenzione personali e patrimoniali, propriamente in antitesi con l’assetto giuridico del nostro ordinamento.L’interrogativo della ricerca prende le mosse dall’incontro di un sottosistema implicitamente rivolto a un’ampia categoria di soggetti, a cui manca un referente normativo capace di definire il sintagma da cui prende il nome, con l’innovativo paradigma recuperatorio proprio del settore prevenzionistico patrimoniale. La questione scaturisce da una radicale riforma culturale, la quale ha comportato la cristallizzazione di un modello salvifico per le attività economiche, talvolta concepito come un ingiustificato cedimento dei potenziali strumenti dell’antimafia – e più in generale della tutela al mantenimento dell’ordine pubblico – in favore delle esigenze di mercato.
Judicial administrative and control offices as opposed to organized crime rates
This work arises from the observation that within the Italian legal system, a new interpretative paradigm has been theorized and developed—known as the "therapeutic paradigm"—which focuses on the regulation of anti-mafia asset prevention. Throughout its evolution, the system of "praeter delictum" measures has undergone a laborious process of consolidation, culminating in a genuine penal subsystem designed to address the more modern manifestations of organized crime. Although the Italian Constitution maintains a conscious silence on this issue, the prevention system—like in the past—continues to exhibit a distinctly special-preventive character, presenting itself as a valid alternative to the model of penal typicity. The asset interventions that occur in the absence of a conviction, unlinked to the ascertainment of an individual’s guilt, are part of a normative stratification that has always been characterized by a lack of overall systematic coherence. Nonetheless, the question that periodically brings the issue to the forefront concerns the level of legality qualifying personal and asset prevention measures, which is essentially in contrast with the legal framework of our system. The research question arises from the intersection of a subsystem implicitly directed at a broad category of subjects, lacking a normative reference capable of defining the phrase from which it takes its name, with the innovative recovery paradigm typical of the asset prevention sector. This issue stems from a radical cultural reform that has crystallized a salvific model for economic activities, sometimes conceived as an unjustified concession of potential anti-mafia instruments—and more generally, the protection of public order—in favor of market needs.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/2359