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Introduzione: A soffrire di scompenso cardiaco in Italia sono circa 600.000 persone e si stima che la sua prevalenza raddoppi a ogni decade di età. Rappresenta la prima causa di ricovero in ospedale negli ultrasessantacinquenni, anche per questo è considerato un problema di salute pubblica di enorme rilievo. I ricoveri gravano sul sistema sanitario, contribuendo al 70-80% del costo dell'assistenza HF nei paesi sviluppati. Il periodo successivo alla dimissione dall'ospedale rappresenta un tempo di maggiore vulnerabilità quando i pazienti sono a rischio clinico. L’obiettivo dell’elaborato è identificare e confrontare gli interventi assistenziali utilizzati per ridurre e prevenire le riospedalizzazioni nei pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco ed in follow up presso il Day Hospital di cardiologia dell’ospedale San Luigi Gonzaga. Materiali e metodi: In questo lavoro di ricerca, è stato svolto uno studio retrospettivo sulle cartelle cliniche di pazienti dimessi dalla SCDO Cardiologia con diagnosi di scompenso cardiaco. I dati ottenuti dalle cartelle cliniche saranno confrontati con i risultati di studi selezionati grazie ad una ricerca bibliografica svolta su banche dati. Sono state inserite variabili di tipo socio-demografico, di complessità clinica (CCI score e classificazione NYHA) e di complessità assistenziale. Risultati: Nel presente elaborato, il campione dello studio è di 47 pazienti dimessi dalla SCDO Cardiologia con diagnosi di scompenso cardiaco. L’età media della popolazione è di 70,6 anni. Vi è una maggioranza di pazienti di sesso maschile (70,3%) rispetto al sesso femminile (29,7%). Il 56,8% ha un CCI score >8, gli strumenti di educazione sono presenti ed utilizzati solo nel 10,8% dei pazienti e il bilancio idrico fa parte della normale routine giornaliera nel 16,2%. Discussione: Le strategie per ridurre i tassi di riammissione richiedono un approccio completo in termini di valutazione del paziente, scala temporale dell'intervento e sviluppo del team (paziente, famiglia, medico di base, cardiologo, infermiere, farmacista, assistente sociale ed educatori sanitari). Gli interventi educativi con i pazienti con HF devono includere diverse strategie che migliorano la conoscenza e l'impatto sulla loro autogestione e gestione della loro malattia, riducendo la probabilità di riammissione a causa di HF. Per quanto riguarda il tipo di personale che offre l'intervento educativo agli individui con HF, è stato notato che i professionisti infermieristici con conoscenza della malattia, l'insegnamento e la valutazione dei comportamenti di cura determinano il successo del programma del paziente. Limiti e sviluppi futuri: Questo elaborato ha delle limitazioni sulla numerosità campionaria selezionata. L’esecuzione di futuri studi multicentrici garantirebbe una popolazione più numerosa e assicurerebbe di studiare diverse realtà e modalità di lavoro con l’utilizzo di un singolo e unico protocollo di ricerca. Conclusione: Un’assistenza primaria efficace riduce l’incidenza di eventi di riacutizzazione della malattia e, di conseguenza, le riammissioni ospedaliere possono diminuire. Utilizzare delle strategie educative, a partire dalla degenza ospedaliera fino all’assistenza domiciliare, è fondamentale per aumentare l’aderenza ai trattamenti e per rafforzare la conoscenza delle malattie. Interventi adeguati e centrati sui pazienti, possono diminuire il rischio di riammissione in ospedale. Parole chiave: Heart failure, Nurse, Education strategy, adherence, compliance, re-hospitalitation, readmission, sociodemografic factors, weight management, fluid balance.

L’importanza degli interventi infermieristici per prevenire le riospedalizzazioni dei pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco. Uno studio retrospettivo

DE CHIRICO, MATTEO
2021/2022

Abstract

Introduzione: A soffrire di scompenso cardiaco in Italia sono circa 600.000 persone e si stima che la sua prevalenza raddoppi a ogni decade di età. Rappresenta la prima causa di ricovero in ospedale negli ultrasessantacinquenni, anche per questo è considerato un problema di salute pubblica di enorme rilievo. I ricoveri gravano sul sistema sanitario, contribuendo al 70-80% del costo dell'assistenza HF nei paesi sviluppati. Il periodo successivo alla dimissione dall'ospedale rappresenta un tempo di maggiore vulnerabilità quando i pazienti sono a rischio clinico. L’obiettivo dell’elaborato è identificare e confrontare gli interventi assistenziali utilizzati per ridurre e prevenire le riospedalizzazioni nei pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco ed in follow up presso il Day Hospital di cardiologia dell’ospedale San Luigi Gonzaga. Materiali e metodi: In questo lavoro di ricerca, è stato svolto uno studio retrospettivo sulle cartelle cliniche di pazienti dimessi dalla SCDO Cardiologia con diagnosi di scompenso cardiaco. I dati ottenuti dalle cartelle cliniche saranno confrontati con i risultati di studi selezionati grazie ad una ricerca bibliografica svolta su banche dati. Sono state inserite variabili di tipo socio-demografico, di complessità clinica (CCI score e classificazione NYHA) e di complessità assistenziale. Risultati: Nel presente elaborato, il campione dello studio è di 47 pazienti dimessi dalla SCDO Cardiologia con diagnosi di scompenso cardiaco. L’età media della popolazione è di 70,6 anni. Vi è una maggioranza di pazienti di sesso maschile (70,3%) rispetto al sesso femminile (29,7%). Il 56,8% ha un CCI score >8, gli strumenti di educazione sono presenti ed utilizzati solo nel 10,8% dei pazienti e il bilancio idrico fa parte della normale routine giornaliera nel 16,2%. Discussione: Le strategie per ridurre i tassi di riammissione richiedono un approccio completo in termini di valutazione del paziente, scala temporale dell'intervento e sviluppo del team (paziente, famiglia, medico di base, cardiologo, infermiere, farmacista, assistente sociale ed educatori sanitari). Gli interventi educativi con i pazienti con HF devono includere diverse strategie che migliorano la conoscenza e l'impatto sulla loro autogestione e gestione della loro malattia, riducendo la probabilità di riammissione a causa di HF. Per quanto riguarda il tipo di personale che offre l'intervento educativo agli individui con HF, è stato notato che i professionisti infermieristici con conoscenza della malattia, l'insegnamento e la valutazione dei comportamenti di cura determinano il successo del programma del paziente. Limiti e sviluppi futuri: Questo elaborato ha delle limitazioni sulla numerosità campionaria selezionata. L’esecuzione di futuri studi multicentrici garantirebbe una popolazione più numerosa e assicurerebbe di studiare diverse realtà e modalità di lavoro con l’utilizzo di un singolo e unico protocollo di ricerca. Conclusione: Un’assistenza primaria efficace riduce l’incidenza di eventi di riacutizzazione della malattia e, di conseguenza, le riammissioni ospedaliere possono diminuire. Utilizzare delle strategie educative, a partire dalla degenza ospedaliera fino all’assistenza domiciliare, è fondamentale per aumentare l’aderenza ai trattamenti e per rafforzare la conoscenza delle malattie. Interventi adeguati e centrati sui pazienti, possono diminuire il rischio di riammissione in ospedale. Parole chiave: Heart failure, Nurse, Education strategy, adherence, compliance, re-hospitalitation, readmission, sociodemografic factors, weight management, fluid balance.
The importance of nursing interventions to prevent re-hospitalizations of patients diagnosed with heart failure. A retrospective study
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/2348