La rivoluzione industriale modificò profondamente l'assetto economico e sociale del mondo Occidentale nel corso del XX secolo, dove si segnò un distacco tra il consumatore e il produttore e diedero grande importanza alla comunicazione. Fu allora che la comunicazione sociale si trasformò in pubblicità, la sua diffusione veniva affidata ai nuovi mezzi di comunicazione di massa, inizialmente alla stampa. La pubblicità doveva stimolare i bisogni dei consumatori. Fin dalla nascita la pubblicità ha avuto problemi a livello giuridico, per quanto riguarda gli interessi delle principali categorie di soggetti vincolati ad essa: aziende concorrenti dove la pubblicità non deve violare le norme delle ¿regole del gioco¿ e della collettività sociale per garantire un uso corretto ed appropriato che non la trasformi in mezzo di danno. Questo fenomeno fu sottovalutato e si ignorarono spesso le sue implicazioni sociali. In Italia, ci si limitò agli aspetti più evidenti della pubblicità e non si creò una struttura di ordine generale, ma si crearono tante leggi speciali, a questo problema di carenza di Ordinamento Giuridico si affiancò anche quello del ruolo dei Poteri Pubblici. Attraverso queste leggi speciali era possibile capire come si dovevano gestire o controllare l'advertising e quali tipi di strumenti bisognava utilizzare se a carattere preventivo o sanzionatorio. In quasi tutte le Nazioni Occidentali ci si orientò verso una politica liberistica, lo Stato si disinteressava al problema e lasciava alle aziende concorrenti, attraverso le azioni a difesa dei propri interessi, la funzione di realizzazione in linea eventuale ed indiretta anche la tutela dei consumatori, però corretta da alcune regole sanzionatorie e limitate ad alcuni settori merceologici più vicini agli interessi della collettività.
Codice di Autodisciplina e pubblicità ingannevole: il caso acque minerali
TEDESCO, MARIA
2011/2012
Abstract
La rivoluzione industriale modificò profondamente l'assetto economico e sociale del mondo Occidentale nel corso del XX secolo, dove si segnò un distacco tra il consumatore e il produttore e diedero grande importanza alla comunicazione. Fu allora che la comunicazione sociale si trasformò in pubblicità, la sua diffusione veniva affidata ai nuovi mezzi di comunicazione di massa, inizialmente alla stampa. La pubblicità doveva stimolare i bisogni dei consumatori. Fin dalla nascita la pubblicità ha avuto problemi a livello giuridico, per quanto riguarda gli interessi delle principali categorie di soggetti vincolati ad essa: aziende concorrenti dove la pubblicità non deve violare le norme delle ¿regole del gioco¿ e della collettività sociale per garantire un uso corretto ed appropriato che non la trasformi in mezzo di danno. Questo fenomeno fu sottovalutato e si ignorarono spesso le sue implicazioni sociali. In Italia, ci si limitò agli aspetti più evidenti della pubblicità e non si creò una struttura di ordine generale, ma si crearono tante leggi speciali, a questo problema di carenza di Ordinamento Giuridico si affiancò anche quello del ruolo dei Poteri Pubblici. Attraverso queste leggi speciali era possibile capire come si dovevano gestire o controllare l'advertising e quali tipi di strumenti bisognava utilizzare se a carattere preventivo o sanzionatorio. In quasi tutte le Nazioni Occidentali ci si orientò verso una politica liberistica, lo Stato si disinteressava al problema e lasciava alle aziende concorrenti, attraverso le azioni a difesa dei propri interessi, la funzione di realizzazione in linea eventuale ed indiretta anche la tutela dei consumatori, però corretta da alcune regole sanzionatorie e limitate ad alcuni settori merceologici più vicini agli interessi della collettività.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/23329