L'obiettivo a cui tende il seguente elaborato è quello di affrontare un'analisi dettagliata delle norme del codice di rito penale che stabiliscono la scadenza temporale della fase in questione ed esaminare le problematiche da queste derivanti attraverso le soluzioni proposte dalla dottrina e dalla giurisprudenza. Tuttavia detta analisi risulterebbe incompleta se non fosse preceduta da brevi cenni in merito a principi quali, per esempio, quello della ragionevole durata e quello dell'obbligatorietà dell'azione penale. In seguito a un breve excursus storico della durata delle indagini preliminari, indispensabile per la comprensione della ratio sottostante ai singoli istituti, verranno esaminati i principi di cui sopra evidenziandone soprattutto i rapporti con le tempistiche della fase investigativa. In particolare, per quel che riguarda il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, si affronterà il tema di quanto la discrezionalità del pubblico ministero, nel condurre indagini più o meno complete, possa incidere sui tempi di ricerca del materiale investigativo. Successivamente l'analisi si concentrerà su, due istituti che, seppure molto differenti tra loro, risultano accomunati dalla medesima funzionalità: ridurre il quantitativo delle notitiae criminis privilegiando quelle meritevoli di giungere a dibattimento, in modo da garantire a quest'ultime un processo dalla durata ragionevole. Si tratta dei criteri di priorità, capaci di fissare e ottimizzare l'ordine dei lavori all'interno delle Procure della Repubblica stabilendo quali notizie di reato debbano avere una ¿corsia preferenziale¿, e dell'archiviazione per particolare tenuità del fatto, istituto con finalità deflattive in forza del quale rispetto a fatti di reato particolarmente tenui l'ordinamento può rinunciare non solo alla sanzione ma anche al processo, risultando sproporzionata all'effettiva gravità della condotta persino la celebrazione del rito. Il capitolo secondo sarà, invece, dedicato all'esame delle singole norme del codice di rito penale che disciplinano i termini delle indagini preliminari. In particolare trattasi degli artt. 405, 406 e 407 c.p.p. i quali rispettivamente regolamentano il dies a quo delle indagini, le eventuali possibili proroghe e il termine massimo delle stesse. L'analisi dei suddetti articoli verrà effettuata nell'ottica di porre in risalto le possibili elusioni ai termini previsti, con conseguente allungamento delle indagini, e gli eventuali rimedi offerti dalla dottrina e dalla giurisprudenza. Infine, il terzo capitolo sarà dedicato a una tipologia particolare di procedimento, nella quale viene a mancare la soggettivizzazione della notizia di reato. In tali ipotesi il pubblico ministero, a seguito della riforma apportata dalla l. n. 479 del 1999, oltre a dover eseguire le ordinarie indagini necessarie ai fini delle determinazioni inerenti all'esercizio dell'azione penale deve anche provvedere alla ricerca del nominativo dell'autore del reato. Di tale investigazione dovrà, entro i termini di cui all'art. 415 c.p.p., ¿rendere conto¿ al giudice per le indagini preliminari attraverso la richiesta di archiviazione ovvero di autorizzazione a proseguire le indagini.
La ragionevole durata delle indagini preliminari
VALENTINO, LUISA
2015/2016
Abstract
L'obiettivo a cui tende il seguente elaborato è quello di affrontare un'analisi dettagliata delle norme del codice di rito penale che stabiliscono la scadenza temporale della fase in questione ed esaminare le problematiche da queste derivanti attraverso le soluzioni proposte dalla dottrina e dalla giurisprudenza. Tuttavia detta analisi risulterebbe incompleta se non fosse preceduta da brevi cenni in merito a principi quali, per esempio, quello della ragionevole durata e quello dell'obbligatorietà dell'azione penale. In seguito a un breve excursus storico della durata delle indagini preliminari, indispensabile per la comprensione della ratio sottostante ai singoli istituti, verranno esaminati i principi di cui sopra evidenziandone soprattutto i rapporti con le tempistiche della fase investigativa. In particolare, per quel che riguarda il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, si affronterà il tema di quanto la discrezionalità del pubblico ministero, nel condurre indagini più o meno complete, possa incidere sui tempi di ricerca del materiale investigativo. Successivamente l'analisi si concentrerà su, due istituti che, seppure molto differenti tra loro, risultano accomunati dalla medesima funzionalità: ridurre il quantitativo delle notitiae criminis privilegiando quelle meritevoli di giungere a dibattimento, in modo da garantire a quest'ultime un processo dalla durata ragionevole. Si tratta dei criteri di priorità, capaci di fissare e ottimizzare l'ordine dei lavori all'interno delle Procure della Repubblica stabilendo quali notizie di reato debbano avere una ¿corsia preferenziale¿, e dell'archiviazione per particolare tenuità del fatto, istituto con finalità deflattive in forza del quale rispetto a fatti di reato particolarmente tenui l'ordinamento può rinunciare non solo alla sanzione ma anche al processo, risultando sproporzionata all'effettiva gravità della condotta persino la celebrazione del rito. Il capitolo secondo sarà, invece, dedicato all'esame delle singole norme del codice di rito penale che disciplinano i termini delle indagini preliminari. In particolare trattasi degli artt. 405, 406 e 407 c.p.p. i quali rispettivamente regolamentano il dies a quo delle indagini, le eventuali possibili proroghe e il termine massimo delle stesse. L'analisi dei suddetti articoli verrà effettuata nell'ottica di porre in risalto le possibili elusioni ai termini previsti, con conseguente allungamento delle indagini, e gli eventuali rimedi offerti dalla dottrina e dalla giurisprudenza. Infine, il terzo capitolo sarà dedicato a una tipologia particolare di procedimento, nella quale viene a mancare la soggettivizzazione della notizia di reato. In tali ipotesi il pubblico ministero, a seguito della riforma apportata dalla l. n. 479 del 1999, oltre a dover eseguire le ordinarie indagini necessarie ai fini delle determinazioni inerenti all'esercizio dell'azione penale deve anche provvedere alla ricerca del nominativo dell'autore del reato. Di tale investigazione dovrà, entro i termini di cui all'art. 415 c.p.p., ¿rendere conto¿ al giudice per le indagini preliminari attraverso la richiesta di archiviazione ovvero di autorizzazione a proseguire le indagini.File | Dimensione | Formato | |
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