Introduzione La morte cardiaca improvvisa (MCI) rappresenta la causa più frequente di morte nei paesi industrializzati dell'Occidente. Percentuali ancora troppo basse di soggetti, comprese tra il 3 e il 10%, sopravvivono ad un episodio di arresto cardiaco. Per questi motivi appare estremamente importante riuscire ad individuare, se esistono, condizioni favorenti e/o fattori di rischio che possono in qualche modo aiutare a selezionare coloro che, tra tutti, hanno una probabilità maggiore di MCI. Obiettivi Lo studio ha inteso valutare in che misura i benefici dell'ICD fossero riscontrabili in pazienti meno selezionati rispetto a quelli rappresentati dai grandi studi randomizzati controllati, ovvero nel contesto clinico comunemente definito ¿mondo reale¿. Materiali e metodi Il lavoro è stato condotto mediante un'analisi retrospettiva dei dati clinico-strumentali di tutti i pazienti portatori di ICD afferenti ai centri di elettrofisiologia cardiaca: ¿San Giovanni Battista¿ di Torino, ¿Ospedale degli Infermi¿ di Biella, ¿San Luigi Gonzaga¿ di Orbassano, ospedale ¿Cardinal Massaia¿ di Asti e ospedale ¿E. Agnelli¿ di Pinerolo, impiantati dal 01 Gennaio 2005 al 31 Dicembre 2010. Conclusioni Considerando la grande variabilità dei dati forniti dai principali trials clinici pubblicati fino ad oggi sulle percentuali d'incidenza di interventi appropriati ed inappropriati in prevenzione primaria, la validità del nostro studio si afferma grazie all'ampiezza della casistica, al periodo di folluw-up considerato e al numero di informazioni cliniche disponibili. Un risultato importante riguarda la semplice analisi descrittiva degli shock appropriati ed inappropriati: l'incidenza di interventi appropriati non differisce molto dall'incidenza d'interventi inappropriati (14% vs 11%). Tale evidenza indica come nei pazienti impiantati in prevenzione primaria il tasso d'interventi inappropriati sia particolarmente elevato. Un ulteriore dato interessante è rappresentato da una significativa differenza nella prevalenza di shock (appropriati vs inappropriati) nelle due sottopopolazioni analizzate. Nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica si è osservata una prevalenza di shock appropriati del 16.3%, a fronte di un 7.6% di interventi inappropriati. Nella cardiomiopatia dilatativa idiopatica l'incidenza di shock appropriati è risultata del 13%, a fronte di un 14% di shock inappropriati. A tale proposito è stato osservato come gli elementi clinici possibili predittori di shock appropriati sono generalmente sovrapponibili tra i due gruppi, mentre i possibili predittori di shock inappropriati in parte differiscono. La causa principale di shock inappropriati in entrambi i gruppi era rappresentata dalla fibrillazione atriale. Mentre l'incidenza di FA all'impianto è risultata significativamente superiore nel gruppo di pazienti con CMPD, la prevalenza di ¿storia di FA¿ risultava simile nei due gruppi. Abbiamo dunque esaminato altri possibili predittori. In particolare una più grave compromissione della funzione ventricolare sinistra ed una maggiore necessità di terapia di re-sincronizzazione cardiaca nei soggetti affetti da CMP dilatativa sembrano correlare con una maggior incidenza di shock inappropriati.

Il mondo reale dell'ICD: follow-up a lungo termine in prevenzione primaria.

BERNARDI, ALESSANDRO
2011/2012

Abstract

Introduzione La morte cardiaca improvvisa (MCI) rappresenta la causa più frequente di morte nei paesi industrializzati dell'Occidente. Percentuali ancora troppo basse di soggetti, comprese tra il 3 e il 10%, sopravvivono ad un episodio di arresto cardiaco. Per questi motivi appare estremamente importante riuscire ad individuare, se esistono, condizioni favorenti e/o fattori di rischio che possono in qualche modo aiutare a selezionare coloro che, tra tutti, hanno una probabilità maggiore di MCI. Obiettivi Lo studio ha inteso valutare in che misura i benefici dell'ICD fossero riscontrabili in pazienti meno selezionati rispetto a quelli rappresentati dai grandi studi randomizzati controllati, ovvero nel contesto clinico comunemente definito ¿mondo reale¿. Materiali e metodi Il lavoro è stato condotto mediante un'analisi retrospettiva dei dati clinico-strumentali di tutti i pazienti portatori di ICD afferenti ai centri di elettrofisiologia cardiaca: ¿San Giovanni Battista¿ di Torino, ¿Ospedale degli Infermi¿ di Biella, ¿San Luigi Gonzaga¿ di Orbassano, ospedale ¿Cardinal Massaia¿ di Asti e ospedale ¿E. Agnelli¿ di Pinerolo, impiantati dal 01 Gennaio 2005 al 31 Dicembre 2010. Conclusioni Considerando la grande variabilità dei dati forniti dai principali trials clinici pubblicati fino ad oggi sulle percentuali d'incidenza di interventi appropriati ed inappropriati in prevenzione primaria, la validità del nostro studio si afferma grazie all'ampiezza della casistica, al periodo di folluw-up considerato e al numero di informazioni cliniche disponibili. Un risultato importante riguarda la semplice analisi descrittiva degli shock appropriati ed inappropriati: l'incidenza di interventi appropriati non differisce molto dall'incidenza d'interventi inappropriati (14% vs 11%). Tale evidenza indica come nei pazienti impiantati in prevenzione primaria il tasso d'interventi inappropriati sia particolarmente elevato. Un ulteriore dato interessante è rappresentato da una significativa differenza nella prevalenza di shock (appropriati vs inappropriati) nelle due sottopopolazioni analizzate. Nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica si è osservata una prevalenza di shock appropriati del 16.3%, a fronte di un 7.6% di interventi inappropriati. Nella cardiomiopatia dilatativa idiopatica l'incidenza di shock appropriati è risultata del 13%, a fronte di un 14% di shock inappropriati. A tale proposito è stato osservato come gli elementi clinici possibili predittori di shock appropriati sono generalmente sovrapponibili tra i due gruppi, mentre i possibili predittori di shock inappropriati in parte differiscono. La causa principale di shock inappropriati in entrambi i gruppi era rappresentata dalla fibrillazione atriale. Mentre l'incidenza di FA all'impianto è risultata significativamente superiore nel gruppo di pazienti con CMPD, la prevalenza di ¿storia di FA¿ risultava simile nei due gruppi. Abbiamo dunque esaminato altri possibili predittori. In particolare una più grave compromissione della funzione ventricolare sinistra ed una maggiore necessità di terapia di re-sincronizzazione cardiaca nei soggetti affetti da CMP dilatativa sembrano correlare con una maggior incidenza di shock inappropriati.
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