L'elaborato si propone di individuare gli strumenti di prevenzione e contrasto al fenomeno del ¿doping amministrativo¿,ossia di quella particolare forma di criminalità diffusasi negli ultimi anni nelle aree manageriali delle società e associazioni sportive al fine di permettere a tali enti di conseguire indebite posizioni di vantaggio.Nell'ordinamento italiano questa forma di criminalità presenta conseguenze sia in ambito penalistico che in ambito sportivo.Il legislatore italiano, infatti, attraverso due importanti interventi ha permesso di individuare un sistema di repressione piuttosto efficace a tale problematica: in primo luogo, con la legge 91/1981 ha permesso di equiparare la disciplina penalistica relativa al comportamento dei soggetti di vertice delle società sportive professionistiche con quella di qualsiasi altra società commerciale avente la forma di una s.p.a. o s.r.l., permettendo di estendere anche ad essi le norme previste in materia di reati societari, fallimentari e tributari.In secondo luogo, per poter sanzionare efficacemente non solo l'autore materiale del reato ma anche il soggetto collettivo che rispetto alla condotta criminosa avrebbe di fatto avuto un interesse o ne avrebbe a posteriori tratto un vantaggio, ha introdotto con il d.lgs. 231/2001 la responsabilità ¿amministrativa¿ degli enti demolendo così, finalmente,l'imperante dogma secondo cui ¿Societas delinquere et puniri non potest¿.Nell'ordinamento sportivo italiano le condotte che i vertici dei clubs sportivi pongono in essere attuando una gestione economico-finanziaria squilibrata sono in contrasto con i principi fondamentali di lealtà,correttezza e probità sanciti all'interno del Codice di Comportamento Sportivo e recepiti in ogni Federazione.Sono comportamenti idonei ad integrare ipotesi di illecito sportivo e, di conseguenza, a legittimare l'avvio di azioni disciplinari dinanzi ai competenti organi di giustizia sportiva (federali e nazionali) nei confronti sia delle figure di vertice che hanno materialmente agito in modo scorretto che delle società o associazioni per le quali operano.Nell'elaborato si è poi ritenuto utile analizzare nel dettaglio come può trovare concretamente attuazione il sistema di controllo e vigilanza per i clubs sportivi professionistici in materia gestionale ed economica previsto dall'art. 12 della l. 91/1981 con riferimento all'ordinamento della Federazione Italiana Giuoco Calcio,disciplina sportiva nota proprio per scandali legati alla diffusione della problematica esaminata.In sede di conclusione del presente lavoro si è ritenuto opportuno descrivere le linee guida del rilevante progetto proposto dai vertici UEFA per contrastare, a livello di normativa sovrastale e con il pieno appoggio delle istituzioni comunitarie, il problema del ¿doping amministrativo¿: il c.d. Fair Play Finanziario.Recepito nel 2001 dalla FIGC, questo progetto propone di intensificare gli obblighi in materia di contabilità e d'informativa in ordine alla gestione economico-finanziaria delle società di calcio professionistiche al fine di ottenere il rilascio della Licenza UEFA, indispensabile per poter prendere parte ai campionati da quest'ultima organizzati e usufruire dei notevoli vantaggi in materia di pubblicità e contributi che ne deriverebbero.E' uno strumento alquanto efficace sia per contrastare il problema del ¿doping amministrativo¿,sia per risanare gli allarmanti rossi in bilancio che da anni contraddistinguono i clubs sportivi professionistici.

Le società sportive e il "doping amministrativo": la normativa di contrasto in Italia e in Europa

ORLAREY, JESSICA
2011/2012

Abstract

L'elaborato si propone di individuare gli strumenti di prevenzione e contrasto al fenomeno del ¿doping amministrativo¿,ossia di quella particolare forma di criminalità diffusasi negli ultimi anni nelle aree manageriali delle società e associazioni sportive al fine di permettere a tali enti di conseguire indebite posizioni di vantaggio.Nell'ordinamento italiano questa forma di criminalità presenta conseguenze sia in ambito penalistico che in ambito sportivo.Il legislatore italiano, infatti, attraverso due importanti interventi ha permesso di individuare un sistema di repressione piuttosto efficace a tale problematica: in primo luogo, con la legge 91/1981 ha permesso di equiparare la disciplina penalistica relativa al comportamento dei soggetti di vertice delle società sportive professionistiche con quella di qualsiasi altra società commerciale avente la forma di una s.p.a. o s.r.l., permettendo di estendere anche ad essi le norme previste in materia di reati societari, fallimentari e tributari.In secondo luogo, per poter sanzionare efficacemente non solo l'autore materiale del reato ma anche il soggetto collettivo che rispetto alla condotta criminosa avrebbe di fatto avuto un interesse o ne avrebbe a posteriori tratto un vantaggio, ha introdotto con il d.lgs. 231/2001 la responsabilità ¿amministrativa¿ degli enti demolendo così, finalmente,l'imperante dogma secondo cui ¿Societas delinquere et puniri non potest¿.Nell'ordinamento sportivo italiano le condotte che i vertici dei clubs sportivi pongono in essere attuando una gestione economico-finanziaria squilibrata sono in contrasto con i principi fondamentali di lealtà,correttezza e probità sanciti all'interno del Codice di Comportamento Sportivo e recepiti in ogni Federazione.Sono comportamenti idonei ad integrare ipotesi di illecito sportivo e, di conseguenza, a legittimare l'avvio di azioni disciplinari dinanzi ai competenti organi di giustizia sportiva (federali e nazionali) nei confronti sia delle figure di vertice che hanno materialmente agito in modo scorretto che delle società o associazioni per le quali operano.Nell'elaborato si è poi ritenuto utile analizzare nel dettaglio come può trovare concretamente attuazione il sistema di controllo e vigilanza per i clubs sportivi professionistici in materia gestionale ed economica previsto dall'art. 12 della l. 91/1981 con riferimento all'ordinamento della Federazione Italiana Giuoco Calcio,disciplina sportiva nota proprio per scandali legati alla diffusione della problematica esaminata.In sede di conclusione del presente lavoro si è ritenuto opportuno descrivere le linee guida del rilevante progetto proposto dai vertici UEFA per contrastare, a livello di normativa sovrastale e con il pieno appoggio delle istituzioni comunitarie, il problema del ¿doping amministrativo¿: il c.d. Fair Play Finanziario.Recepito nel 2001 dalla FIGC, questo progetto propone di intensificare gli obblighi in materia di contabilità e d'informativa in ordine alla gestione economico-finanziaria delle società di calcio professionistiche al fine di ottenere il rilascio della Licenza UEFA, indispensabile per poter prendere parte ai campionati da quest'ultima organizzati e usufruire dei notevoli vantaggi in materia di pubblicità e contributi che ne deriverebbero.E' uno strumento alquanto efficace sia per contrastare il problema del ¿doping amministrativo¿,sia per risanare gli allarmanti rossi in bilancio che da anni contraddistinguono i clubs sportivi professionistici.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/21624